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21/10/2020

LAMBERT Jean (Padre) - Francia

Arcachon, 30 giugno 1930 - Bétharram, 8 settembre 2020 (Francia)

P. Jean Lambert scj

...“Beati i morti che muoiono nel Signore. Sì - dice lo Spirito -, essi riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono.” (Ap. 14, 13).

La morte, il “dies natalis”, è il giorno del nostro incontro con Dio. San Francesco giustamente la chiamava: “Sorella morte”.
P. Lambert era pronto. È sempre stato un uomo, un religioso fedele. Sempre un pò originale, si caratterizzava per essere discreto, fedele al dovere, alla vita che aveva scelto. Era un uomo retto. Aveva il senso del dovere. È stato fedele fino alla fine.
P. Jean Lambert Scj era nato il 30 giugno 1930 ad Arcachon (sud-ovest di Bordeaux), mentre la sua famiglia, tra cui nove fratelli, era originaria delle Ardenne, vicino al Belgio. Aveva compiuto gli studi secondari nel collegio dei Padri di Betharram a Bazas, prima di entrare all’apostolicato di Betharram. Dopo un anno di noviziato, pronunciò i primi voti a Balarin, il 29 settembre 1948, e la professione perpetua a Floirac, il 24 aprile 1953. L’ordinazione sacerdotale fu celebrata nella cattedrale di Bordeaux il 17 marzo 1956.
Dopo gli studi a Parigi, P Lambert ha insegnato le materie scientifiche al collegio di Sidi-Bel-Abbès, in Algeria, dal 1956 al 1962, poi al collegio Notre-Dame di Betharram dal 1962 al 1973. Docente coscienzioso, preparava le lezioni con meticolosa cura. I suoi ex alunni se lo ricordano.
Inoltre, era sempre vicino ai suoi studenti, ai parrocchiani, ai poveri.
Gli piaceva, ad esempio, questa casa di riposo in cui viviamo. Era particolarmente attento al personale che ci serve, alle loro famiglie, alle loro preoccupazioni. Voleva aiutarli. Voleva loro bene con il suo carattere, i suoi limiti, nonostante un carattere piuttosto freddo e riservato.
Nella cura pastorale ha sempre avuto la stessa delicatezza, la stessa dedizione. Sempre amichevole, non voleva far del male a nessuno. E se poteva aiutare, era presente. I monaci di Montaut sono stati serviti fino alla fine.
Ma la grande scoperta della vita di P. Lambert è stata la Bibbia, la Parola di Dio. Il suo soggiorno presso la Scuola biblica di Gerusalemme lo ha segnato. E da allora tutto ciò che riguardava la Bibbia lo ha interessato. La Parola di Dio è stata il fondamento della sua vita spirituale. È stata la molla della sua vita. Una delle sue più grandi gioie è stata quella di essere stato professore di Sacra Scrittura nel seminario maggiore di Bayonne.
Di conseguenza ha fatto da guida nei luoghi più significativi della Terra Santa, durante i corsi di aggiornamento e le diverse sessioni di giovani religiosi, organizzati dalla Congregazione. Molti giovani betharramiti di oggi lo hanno conosciuto in questa veste.
Padre Lambert è stato un giusto, secondo l’espressione della Scrittura. E fino alla fine, con il suo sguardo acuto, interrogava, si preoccupava, amava.

San Giovanni ha scritto le parole di Gesù: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà.” (Gv. 11, 25).
Caro e fedele Padre Lambert, ci mancherai! La tua fedeltà, la tua rettitudine, il tuo amore per la verità e la giustizia, il tuo amore per i poveri, rimarranno.
E per tutto questo ti diciamo grazie e rendiamo grazie al Signore. Amen.

Dall’omelia di P. Pierre Grech scj

«Jean parlava poco di se stesso», racconta P. Bacho, Vicario Regionale. «Tutta- via, durante una visita in agosto, pur ringraziando per le cure ricevute in ospedale, mi raccontava la sua gioia per il fatto che il medico gli chiedesse quale fosse il suo segreto per resistere alle cure e mantenere la serenità. [...] Anche su un letto d’o- spedale, la missione è continuata. Restare testimone di quel Gesù, mite e umile di cuore verso un personale sanitario a volte lontano dalla Chiesa, è continuare lamissione con discrezione. E questo no a quando la sofferenza ci permetterà diessere padroni di noi stessi. Negli ultimi giorni anche lui ha dovuto sopportare di perdere la capacità di intendere, che fa parte di questo estremo annientamento della nostra debolezza umana da cui tutti vorremmo essere esenti.»

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