DOMECQ Joseph (Padre)
Bidache (Francia), 21 agosto 1936 - Pau (Francia), 26 novembre 2018
Il Libro della Sapienza ha sottolineato un punto essenziale della nostra Fede. La morte è un passaggio necessario per trovare la vera pace, la felicità perfetta, la vita eterna.
P. Joseph, in questi ultimi anni, è stato debilitato dalla malattia. La sua salute è peggiorata fino al punto da dover ricorrere all’uso di un bastone di cui avrebbe volentieri fatto a meno.
Ha lottato per mesi per salvare il suo aspetto di uomo forte, ma la malattia lo stava consumando lentamente e il cuore non gli forniva più l’energia ne- cessaria per sostenere quella volontà e quella vivacità che ha dimostrate nel corso della sua vita. [...] Non è stato facile per lui accettare la sua fragilità e la sua vulnerabilità. Eppure anche questo svuotamento era necessario per accettare i limiti della nostra umanità che è il destino di tutti. [...] Il Signore gli ha dato la grazia di vivere questa difficile esperienza dell’“uomo esteriore che si va disfacendo, quello interiore invece si rinnova di giorno in giorno”, come disse San Paolo (2 Cor. 4, 16).
Se il Libro della Sapienza getta luce su quest’ora difficile della morte, il Vangelo fa emergere i frutti che P. Joseph ha prodotto nella sua vita di sacerdote e di religioso betharramita. Aveva molte qualità ma anche dei difetti, come voi ed io. Aveva i suoi limiti, le sue resistenze, le sue contraddizioni, come tutti noi. Ha potuto soffrire da parte dei suoi confratelli.
Ha potuto, da parte sua, ferire i confratelli. Tutto ciò è nelle mani di Dio, una mano misericordiosa capace di rendere efficaci le riconciliazioni che non sarebbero state possibili a livello umano.
Il nostro fratello è stato in grado di sviluppare i doni e le capacità personali che il Signore gli aveva concesso ampiamente. Come religioso betharramita, è stato certamente il Cuore di Gesù la sua fonte d’amore. Perché congiunto a questo Cuore d’amore, come il tralcio alla vite, è stato in grado di diffondere l’amore attorno a sé. Molti hanno beneficiato della compassione, della bontà, dell’indulgenza e della misericordia di Dio grazie alla sua vicinanza umana e al suo ministero sacerdotale. Ha saputo prolungare lo slancio del Verbo Incarnato, venuto nel mondo non per giudicare il mondo, ma per salvarlo, portando consolazione, conforto e incoraggiamento ai feriti della vita e a quanti sono particolarmente provati in questa vita. Molti ci hanno testimoniato che grazie alla sua vicinanza d’uomo e di religioso hanno potuto superare le ore buie. Aveva una notevole empatia nei riguardi dei sofferenti e delle persone in difficoltà aiutandole a superare gli ostacoli inerenti alla condizione umana.
Come Gesù era stato rivestito del cuore amorevole di sua Madre, Maria, allo stesso modo P. Joseph è stato molto vicino a Maria qui, nel Santuario di Betharram, per otto anni e a Sarrance per dodici anni. Vent’anni di servizio in un santuario mariano dei Pirenei possono modellare un’umanità, anche se fosse irta di dure asperità. In questo santuario, ringiovanito grazie al senso della bellezza di cui era dotato e grazie al gruppo di collaboratori e volontari di cui era stato capace di circondarsi, tocca ora a noi chiedere la grazia della tenerezza, della misericordia e della compassione per le nostre comunità, le nostre famiglie, i nostri movimenti, le nostre parrocchie e i nostri quartieri. Affinché diveniamo attori di condivisione, di pace, di serenità e di solidarietà.
Non dimentichiamo che il nostro confratello ha dedicato i primi 25 anni del suo ministero ai giovani. In primo luogo al gruppo vocazionale “S. Michele Garicoïts”, di cui io stesso sono un frutto, poi come cappellano, insegnante ed economo del Collegio di Betharram, poi a Pau come cappellano di pubbliche istituzioni, del movimento MEJ, della pastorale giovanile del Béarn, con i week-ends, i campi estivi e le uscite in montagna. Al termine del Sinodo dei giovani, è bello ricordare quanto questo ministero, a lui tanto caro, deve essere continuato nella Chiesa e dalla Congregazione nonostante un contesto meno favorevole e più arido. La montagna è stata per lui una scuola di formazione tanto utile ai giovani e agli adulti per sperimentare il sacrificio e lo sforzo, superando la fatica.
Per P. Joseph, ora, è il momento della mietitura e della vendemmia. Nel modo discreto che gli riconosciamo, non farà lunghi discorsi al Maestro della vigna che incontra. L’umiltà è il modo migliore per beneficiare della misericordia di Dio, capace di perdonare tutte le nostre mancanze umane. Potrà contare soprattutto su due dei suoi predecessori che lo hanno ispirato: a Betharram San Michele Garicoïts; a Pau Santa Maria di Gesù Crocifisso.
Il tuo cuore di carne non ti ha sostenuto fino alla fine; ti ha fatto soffrire, stancato, rattristato, per cui con soddisfazione hai potuto dire come il nostro fondatore, nella mattina di questo 26 novembre: “Vecchio cuore, fai posto al Cuore di Gesù! Sparisci per sempre, vecchio cuore. Prendi il suo posto, o Cuore di Gesù. Dammi la grazia di amarti”.
Laurent Bacho scj
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