ZOIA Egidio (Padre)
Cabiate, 16 settembre 1931 – 31 ottobre 2021 (Italia)
Dall’omelia di P. Piero Trameri scj
per le esequie di P. Egidio
P. Egidio preparava ogni mese un pensiero per i suoi parrocchiani di Castellazzo, che poi inviava online anche a confratelli ed amici. Sul suo computer sono rimasti gli appunti per la riflessione del mese di novembre. Aveva scritto: “Novembre comincia con la festa di Ognissanti ed il ricordo dei defunti: uomini e donne che sono vissuti prima di noi, che hanno fatto la storia... Tutti sono passati lasciando le loro impronte, anche se minime, in forma anonima la stragrande maggioranza, quasi come formiche, senza peso! Ognuno però con la sua personalità.
Ogni uomo è irripetibile, nessuno è la fotocopia dell’altro, quindi ognuno ha qualcosa da offrire e condividere con l’altro, e anche da ricevere... Un recipiente, (e l’uomo è un recipiente ragionevole ma pur sempre recipiente!), si colma ed arricchisce solo con la disponibilità all’incontro e al confronto.”
È il suo ultimo scritto: un piccolo testamento. E noi ora siamo raccolti attorno al suo feretro per esaminare attentamente con il pensiero le impronte da lui lasciate, per ringraziare il Signore delle illuminanti intuizioni e dei preziosi frutti messi nel suo bagaglio, o recipiente – per usare le sue ultime parole –.
Spontaneo, per i betharramiti della mia età, pensare a lui come alla controfigura di Gesù così come raccontato nel brano di Vangelo che abbiamo ascoltato. «Passando lungo il mare della Galilea, Gesù vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: “Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini”.» È uno dei frutti del giovanile entusiasmo di P. Egidio: ad Albavilla era stato incaricato dell’animazione vocazionale e, come Gesù, visitando le famiglie e le parrocchie della Brianza e della Valtellina, chiamava ragazzi e giovani a seguire Gesù. Prometteva, come Lui, “vi farò pescatori di uomini”. Molti di coloro che, vicini o lontani, oggi pregano per lui e lo rimpiangono hanno ascoltato il suo invito e sono stati contagiati dalla sua carica umana e spirituale, quella di chi indica una meta impegnativa ma carica di vita evangelica, di vita piena e ricca di significato. (...)
P. Egidio ha ripetuto e vissuto durante tutta la sua vita questo atteggiamento che è il nucleo della spiritualità betharramita: “Eccomi, manda me!”. È l’atteggiamento di Gesù che compie con abbandono filiale la volontà del Padre.
È un’impronta che P. Egidio ha lasciato ben chiara sulla strada dei suoi confratelli e in particolare dei giovani seminaristi ad Albavilla e poi dei chierici che si preparavano al sacerdozio e alla vita consacrata a Monteporzio. Impronta che seguono ancora con riconoscenza tanti sacerdoti e laici, incontrati in Duomo a Milano, nelle giornate vissute in confessionale per la riconciliazione e la direzione spirituale; che seguono anche Suore e consacrate laiche di ogni dove in Italia. Impronta indelebile lasciata infine nel cuore dei suoi amati parrocchiani di Castellazzo, che lo hanno ascoltato, accompagnato e guidato amorevolmente, in questi ultimi anni, quando i suoi occhi si andavano spegnendo, senza spegnere mai però l’intraprendenza, la voglia di fare, di progettare (...).
Era un sognatore, P. Egidio. Uno di quei sognatori che vedono lontano e che si mettono in marcia per primi, con tenacia, quasi con testardaggine a volte, nonostante le incomprensioni e le lentezze di chi gli cammina a fianco: siano confratelli o Superiori o collaboratori.
Sognava una collaborazione sempre più stretta tra la vita consacrata e la Chiesa locale... “mutuae relationes” più schiette; e per favorirle ha portato avanti sempre l’idea della programmazione di un corso sulla vita consacrata nel curriculum di studi dei seminaristi delle Diocesi.
Spronava confratelli e laici, come Paolo i Romani nella seconda lettura: “Vi esorto, fratelli, per la misericordiadi Dio ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale”. Un culto fatto di celebrazioni, di liturgie ma anche impastato di concretezza, di impegno, di immersione nella vita di tutti i giorni e in ogni ambito della vita sociale ed ecclesiale.
Ciascuno con le proprie competenze specifiche, ciascuno mettendo a frutto i propri doni, come esortava ancora Paolo: “... pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri. Abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi”.
Credo di poter dire che P. Egidio ha messo abbondantemente a frutto i propri doni: formatore di seminaristi, accompagnatore spirituale di Suore, di fidanzati, di famiglie; lottatore indomito contro lo spirito del male che insidiava le menti più fragili, svolgendo per anni il difficile ministero dell’esorcista.
E anche uomo di vasta cultura, bibliofilo, amante e collezionista di libri di cultura locale e insieme desideroso di approfondire e trasmettere la storia della propria famiglia religiosa, della Congregazione che amava e che voleva sempre più unita e fraterna: frequenti le sue visite alle comunità vicine. Storico dei Capitoli, ha sognato fino all’esaurimento delle sue forze una biblioteca centralizzata e a disposizione di tutti.
Ancora ispirandosi a Paolo che diceva ai Romani: “come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi... “ P. Egidio ha creduto e operato molto per la formazione, l’assunzione di responsabilità specifiche, la collaborazione e l’impegno dei laici in ambito ecclesiale come in ogni ambito della vita sociale. Ha vissuto e collaborato amabilmente con le persone più diverse, senza distinzioni ed esclusioni.
“Ogni uomo è irripetibile, nessuno è la fotocopia dell’altro” diceva nel suo ultimo scritto.
Ringraziamo Dio dei preziosi messaggi che ci ha inviati attraverso di lui. Continueremo a seguirne le impronte, quelle che ha lasciato nel cuore di cia- scuno.
Lo immaginiamo nelle braccia del Padre, con occhi finalmente pieni di luce.
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