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16/06/2015

SAINT-PE Joseph (Padre) - Francia

Lectoure (Francia), 7 marzo 1938 - Lourdes (Francia), 2 dicembre 2014

P. Joseph SAINT-PE scj

Era discreto, P. Saint-Pé, così discreto che ho scoperto, nelle ultime settimane, che lo si chiamava in differenti modi: per noi, religiosi di Bétharram, eri “Jo” e per la tua famiglia: “Jojo”! Perché nessuno si senta frustrato, ti chiamo con il nome del tuo santo patrono, altrettanto discreto, fedele e presente: “Giuseppe”!

Tu, Giuseppe, ci hai lasciati nel silenzio della notte che attende il giorno. Ci hai lasciati dopo alcune settimane nelle quali stavi aspettando, con lucidità, con coraggio e fede, una guarigione del male che ti ha strappato alla vita. Ci hai lasciato in questo martedì 2 dicembre, giorno che tu attendevi per ritornare a Bétharram per continuare le cure stando tra i tuoi confratelli religiosi e il personale, che tu ben conoscevi, della Casa di riposo. Ci hai lasciati in questi giorni in cui la Chiesa entra nel tempo d’Avvento: tempo di attesa del Salvatore che viene per restituirci la vita. Sì, tempo di attesa che ha anche scandito la tua vita umana e spirituale. Potrebbe essere questo un messaggio che ci lasci mentre viviamo il tuo passaggio in questo tempo di Avvento affinché i nostri sguardi siano rivolti verso il futuro, verso la stella di Betlemme che brillerà, verso questo bambino che nascerà: l’Emmanuele, il Dio con noi? Potrebbe essere questo un testamento che ci consegni, un testamento di Speranza affinché possiamo continuare il nostro cammino?

Ci hai lasciati all’inizio di questo tempo di Avvento, tempo di speranza, tempo di attesa che porta, nel cuore, una gioia discreta. Eppure questa mattina dobbiamo fare i conti con la tua scomparsa, con la morte che ci fa paura.

Nel dolore, ci è necessario accogliere le parole di Isaia. Parole di consolazione che aprono alla Speranza. In un linguaggio colorito, il libro di Isaia annuncia il sontuoso banchetto che Dio provvederà a tutti i popoli sul Monte Sion. Egli non solo porrà fine all’umiliazione di Israele, ma asciugherà le lacrime su ogni volto come segno di riconciliazione per tutta la famiglia umana. Grazie al Signore, Dio dell’universo, la vita avrà l’ultima parola. “Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande,… Eliminerà la morte per sempre.” (Is. 25, 6; 8). Sì, Giuseppe, ci hai lasciato nel silenzio della notte che attende il giorno.

Ripercorrendo la tua vita, Giuseppe, risuonano in modo particolare nei nostri cuori le parole di Cristo. Parole che, a nostra volta, ci interrogano. “Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese;… Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.” (Lc. 12, 35; 37).Sì, Gesù esorta i suoi discepoli ad essere pronti, come i servi della parabola che aspettano il padrone al suo ritorno dalle nozze. Ma con l’arrivo del padrone, la situazione si capovolge. È lui che si stringerà le vesti ai fianchi, farà sedere a tavola e passerà a servire coloro che lo avranno atteso. Ora, questo capovolgimento dei ruoli è proprio di un solo Maestro: Gesù di Nazareth, l’Emmanuele, che è venuto per servire e non per essere servito. A sua volta, ogni discepolo è invitato a fare sua la solerzia del maestro-servo, perché noi non siamo affidati ad un futuro enigmatico e cieco. Attendiamo qualcuno che ci faccia sapere che noi stessi siamo attesi. Sì, Giuseppe, ci hai lasciato nel silenzio della notte che attende il giorno.

Non è forse questo giorno che noi, fin d’ora, vogliamo celebrare mentre questa mattina accompagniamo Giuseppe? Dal mattino di Pasqua, questo è il giorno in cui la vita è più forte della morte. Questo è il giorno in cui il Signore Dio dell’Universo ci attende come un pastore, come il Buon Pastore che prepara ai suoi amici la mensa del suo Corpo e del suo Sangue e che, al di là della valle della morte, li conduce alla dimore celesti dove tutto non sarà che grazia e felicità.
Che la speranza, nel nostro dolore, ci dia la forza di credere che la vita è più forte di tutto. Che questa speranza ci unisca per rendere grazie a Dio per tutto ciò che Giuseppe ha potuto seminare nel corso della sua vita di uomo, di religioso e di sacerdote. Che questa speranza nutra la nostra fede.

Tu, Dio della Vita; Tu, fonte dell’Amore, donaci la forza del tuo Spirito Santo per credere, grazie alla morte ed alla resurrezione del tuo Figlio Gesù, che Giuseppe vive in Te e con Te per quel giorno che non finisce mai: la vita eterna. Amen.

Jean-Dominique Delgue scj
Vicario Regionale

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