• English
  • Français
  • Italiano
  • Español
Thailandia Assemblea 1
Tu sei qui:Home / NEF / NEF 2012 / Notizie in Famiglia - 14 gennaio 2012
13/01/2012

Notizie in Famiglia - 14 gennaio 2012

Sommario

pdf.pngformat PDF 


  

La parola del Padre generale

nef1201-01.jpg

UN GERMOGLIO SPUNTERÀ DAL TRONCO DI IESSE (Is 11,1)

Sono reduce da due mesi trascorsi in Inghilterra, durante i quali ho potuto rendermi conto da vicino della fragilità di Bétharram in quel Paese. A dar vita a questa realtà vi sono soltanto dodici religiosi, ossia sei preti e sei fratelli. Dei preti, tre hanno superato gli ottant’anni e due altri (uno dei quali è di salute cagionevole)  sono intorno alla sessantina. Si è ritenuto opportuno che Padre Austin, il più giovane dei sei, continui a svolgere le funzioni di Superiore della Regione della Beata Maria di Gesù Crocifisso.

Questi religiosi vivono con semplicità e fedeltà la loro vocazione, svolgendo un lavoro che non è certo lieve. Infatti, oltre ad avere la responsabilità di sei parrocchie, tre Padri hanno assunto la cappellanìa presso scuole, un altro è occupato a tempo pieno nell’animazione missionaria mentre i restanti due si sono consacrati alle incombenze della comunità. Dopo matura riflessione, abbiamo nominato  Vicario Padre Wilfred Parepadan, che è stato ordinato recentemente. Padre Wilfred è uno dei tre scolastici indiani che hanno seguito i loro corsi di teologia in Inghilterra.
Ho parlato di fragilità con riferimento al modesto numero dei religiosi, non certo in relazione alla vita spirituale della comunità, né alla vita di consacrazione e missionaria che sono invece fiorenti. I nostri Padri in Inghilterra si sono infatti prodigati a sostegno delle missioni in Thailandia ed India e cominciano a raccoglierne i  frutti. I Padri Monkong e Wilfred partecipano alla vita e alla missione del Vicariato. I nostri Confratelli inglesi hanno tuttavia chiara consapevolezza che tra non molto potranno prendersi cura soltanto di tre parrocchie, mentre si renderà necessario creare almeno due o tre nuove comunità: quella di Olton, quella di Great Barr….
Ma la cosa più bella è stata quella comunicatami da Padre Austin: è in via di formazione un gruppo di spiritualità betharramita, con il compito di approfondire il carisma e proporlo ai giovani e più in generale ai laici. Faranno parte di esso Padre Austin ed i fratelli Andrew e Gerard, coadiuvati da due religiosi consacrati che si inseriranno nella vita del Vicariato. La “pastorale della proposta” destinata agli adulti è la pastorale dei tempi nuovi e della nuova evangelizzazione, la stessa di Gesù con i suoi discepoli. Pur mancando di riscontri storici, siamo tuttavia sicuri che Padre Garicoïts abbia parlato ai suoi primi compagni dell’esperienza carismatica da egli vissuta, entusiasmandoli al punto che essi abbandonarono tutto, comprese le loro parrocchie, per unirsi al suo progetto: trasmettere la fede ed il carisma.
La spiritualità dell’Avvento mi ha consentito di contemplare con gioia la bellezza del germoglio vigoroso, della sua gemma bianca e piena di vita che annuncia il futuro di una realtà pur così ridotta in termini numerici (Is 11,1). Quello inglese non è il solo germoglio: molti altri già danno prova della loro validità in Brasile e in Paraguay, in Argentina, Francia, Italia, Terra Santa e Centrafrica, senza dimenticare i più piccoli in Costa d’Avorio, Thailandia ed India.
Credo che tutto si giocherà sull’amore per il carisma lasciatoci da San Michele e sull’amore che nutriamo verso i giovani. È questo duplice amore che ci darà la forza ed il fervore necessari per presentar loro il carisma come un cammino di felicità, così come è per noi. Per riuscire nel nostro intento dovremo aver ragione di tipiche resistenze ambientali: i giovani sanno molto bene quello che devono fare della loro vita, non si può pensare di condizionare le loro scelte e neppure di gettar l’amo per procurarsi persone idonee a conservare nel tempo le nostre opere. Come è possibile parlare di castità ad un giovane d’oggi? E perché mai dovremmo entrare in conflitto con la famiglia di un giovane desideroso di far parte della nostra famiglia? Sono tutte false argomentazioni, che però ci scoraggiano. Argomentazioni frustranti che provocano in noi delusione, rassegnazione e disinteresse di fronte al mondo in cui viviamo, ma che soprattutto ci privano della gioia e della speranza.
Papa Paolo VI scrisse in Evangelii Nuntiandi (n°80) che è un nostro diritto proporre Gesù Cristo nella prospettiva del carisma, così come è un diritto del giovane che Gesù Cristo gli venga proposto nella stessa prospettiva. La rinuncia ad esercitare questo diritto costituisce  da parte nostra una grave omissione, privando il giovane della possibilità di compiere una scelta consapevole nel momento in cui deve decidere come impostare la propria vita. A questo proposito  Paolo VI fornisce tre punti fondamentali relativamente a come formulare la proposta:
- Presentare alle coscienze la verità evangelica e la salvezza offerta da Gesù Cristo, con assoluta chiarezza e nel massimo rispetto di altre possibili scelte. Così facendo la libertà religiosa, lungi dall’essere minacciata, risulterà al contrario onorata genuinamente.
- Sarebbe forse un crimine contro la libertà di espressione il proclamare con gioia la Buona Novella, che ci è stata data dalla misericordia del Signore, quando invece suo Figlio è venuto nel mondo per rivelarcela con la sua parola e con la sua vita?
- Perché mai soltanto  menzogna e falsità, degradazione e pornografia dovrebbero godere della possibilità di esserci così spesso ed insistentemente propinate ed imposte, ad opera della propaganda distruttiva diffusa da mezzi di comunicazione che si avvalgono di una certa tolleranza legale, oltre che della pavidità dei buoni e dell’audacia dei malvagi?
I germogli ricolmi di vita che sono presenti in tutti i nostri Vicariati devono fare un esame di coscienza, ispirandosi al n°80 di Evangelii Nuntiandi. Devono comprendere il valore di quello che sono ed amare quello che vivono. Ricupereranno così il fervore spirituale e la gioia di  proporre al nostro prossimo lo stile di vita che ci rende felici. Questi germogli sono oggi per noi i piccoli segni della Provvidenza che dobbiamo imparare a riconoscere, proteggere e sviluppare, come i Magi che furono guidati dalla stella di Betlemme fino alla grotta dove era nato il Bambino. Potremo così trovare la roccia, che è Gesù Cristo, sulla quale costruire le nostre vite (DS.184).

Gaspar Fernandez, SCJ

 

nef1201-02.jpg

 


In vista del 150° anniversario della morte di S. Michele Garicoïts, proponiamo alcuni stralci tratti dai suoi scritti inediti. Pensiamo sia anche questo un modo per prepararci a vivere nel miglior modo possibile questo appuntamento rituffandoci nella spiritualità del nostro Padre Fondatore...

 


 

smichel.jpgSan Michele Garicoïts scrive... 

Si consideri la correttezza delle nostre regole. Quasi tutte, tranne i voti, devono essere osservate anche da persone secolari; sì, i laici devono rispettare le nostre regole a modo loro, almeno come riconoscenza per i molteplici benefici che hanno ricevuto da Nostro Signore Gesù Cristo e come stile di servizio. Non è forse ancora più giusto che noi le osserviamo, noi che (vi) siamo tenuti e che siamo chiamati ad una maggiore perfezione?

 


 

Testimonianza

nef1201-03.jpg

VOI MI SIETE CARI!

Omelia di S. E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto nella S. Messa di saluto alla comunità betharramita di Bitonto del 30 ottobre 2011.

A me piace, questa sera, sentire, immaginare sulle labbra, e anche cogliere nel cuore di padre Natale e padre Simone, di padre Graziano e di padre Aldo le parole di Paolo…
Sono 23 anni da quando voi siete venuti nella nostra Chiesa locale. Se Paolo dice alla comunità «Voi mi siete cari!» (1 Ts 2,8), possiamo dire anche noi tutti che voi ci siete molto cari! Forse le parole non lo esprimeranno appieno, ma la presenza di tanti confratelli sacerdoti ne sono un segno; questo popolo di Dio radunato è un’ulteriore testimonianza di affetto e di gratitudine che tutti vorremmo esprimere.
Le parole, ripeto, probabilmente non saranno adeguate, però noi ringraziamo il Signore per voi, perché ci è sembrato che il carisma, il dono dello Spirito che la vostra congregazione ha ricevuto attraverso san Michele Garicoits, quello cioè di essere a servizio delle chiese locali, e in obbedienza ai loro pastori e ai Vescovi, questo noi l’abbiamo sperimentato in modo più che esemplare in questi 23 anni.
Forse noi, cari confratelli sacerdoti, abbiamo bisogno dei religiosi per comprendere meglio che cosa significa la fedeltà al Signore e alla sua chiesa locale e nella chiesa locale la capacità di vivere in riferimento al Vescovo, come visibile principio di unità, come dice il Concilio. Questo riferimento al Vescovo esprime tutte le note della chiesa e in particolare l’apostolicità, che noi oggi sperimentiamo, anche se con sofferenza. Perché vi posso assicurare che la sofferenza del distacco non è legata solo al sentimento del Vescovo ma è legata ai sentimenti di tanti sacerdoti.
Non immaginate in questo periodo, da quando, cioè ho dato l’annunzio del vostro impegno altrove, quanti sacerdoti hanno manifestato di essere stati edificati da voi in questi anni. (...)
Adesso proprio perché sappiamo di essere un’unica chiesa, consideriamo il bene di tutte le chiese che hanno bisogno di avere il respiro universale.
Ecco perché ogni Vescovo deve avvertire la sollecitudine di tutte le chiese e quindi, come accade a voi carissimi, nel momento dei passaggi, delle pasque che vivete per l’avvicendarsi dei parroci e dei pastori, altrettanto avvertiamo noi, quando nell’esperienza presbiterale, tra i sacerdoti diocesani e i religiosi, noi beneficiamo di questo respiro, che è un respiro contrario ad ogni particolarismo.
Quello che avete fatto è stato un aiuto che noi abbiamo ricevuto come chiesa locale per comprendere meglio che non esiste solo una parrocchia, che non esiste soltanto la preoccupazione di un ministero, ma dobbiamo sentirci unica chiesa in cammino; e prendo atto che è un cammino fecondo che la città di Bitonto ha fatto! Il cammino, cari fratelli e sorelle, che state compiendo è un cammino benedetto dal Signore, perché è un cammino di chiesa. Ecco perché, questa sera, dobbiamo sentirci edificati tutti da questa bellissima testimonianza; dovete sentirvi edificati anche voi, sacerdoti e religiosi, perché evidentemente è importante che i buoni esempi dicono che è possibile vivere autenticamente la fedeltà alla chiesa universale.
Questi nostri fratelli ci lasciano fisicamente ma non con il cuore perché c’è più bisogno altrove. Ebbene, seppure con sofferenza, questo è il vostro compito.
E questa apertura a tutta la chiesa, questa apertura ai bisogni dei fratelli deve sempre accompagnarci, anche quando può creare qualche problema; problema di persone, di strutture. Quindi ancora una volta vi diciamo grazie! Il Signore vi benedica e vi faccia vivere il vostro sacerdozio sempre con quell’entusiasmo che avete testimoniato con la testimonianza della comunione.

Mgr Francesco Cacucci

 


 

Testimonianza

nef1201-04.jpg

NOTE VOLANTI DI UN LAICO BETHARRAMITA

Uno dei membri fondatori della Fraternità Me Voici, nata in Francia 20 anni fa, Benoît Loze ha condiviso con semplicità questi appunti annotati durante uno dei ritiri che la Fraternità organizza annualmente.
Attraverso alcune parole chiavi e alcune impressioni personali, ci consegna questo percorso interiore che, a poco a poco, gli permette di cogliere meglio e di approfondire una spiritualità alla     quale si sente di appartenere.

Un bel ritiro animato da Jacky, con 23 partecipanti, di cui 5 “giovani” di Pibrac venute per la prima giornata, perché la domenica erano impegnate in parrocchia per una grande giornata diocesana.
È stata una pausa spirituale intensa e gioiosa, con il piacere di ritrovare P. Jacky, di essere in fraternità, di scoprire cose nuove durante le 4 conferenze, arricchite da una messa inaugurale il sabato, poi da quella della Trasfigurazione, con la Preghiera Eucaristica IV (4^ conferenza).
Un primo momento imperniato sui 4 punti forti contenuti nella premessa della “charte” che presenta l’ “Eccomi” è un atto:
-UMANO, essere uomo in tutto e per tutto, solidale con tutta l’umanità, obbediente e generoso, libero per Dio, in un atteggiamento di umiltà, nel Soffio e al proprio posto come cooperatore nella creazione!
-COSCIENTE con uno sguardo chiaro, con l’intelligenza del cuore, per accogliere ogni avvenimento, una coscienza retta (avvicinarsi al Giusto), grazie alla luce da ricercare, con lucidità e “ben disposti”.
-VOLUTO, per lasciare il desiderio profondo da esprimere nella vita
-e FILIALE. Come un figlio riceve tutto da suo padre e l’accetta, l’accoglie, essere figlio di Dio significa essere nella Salvezza. Lo sappiamo grazie al Figlio, e siamo salvati come il figliol prodigo se lasciamo “aperto l’orecchio del nostro cuore”.
La seconda conferenza prende lo spunto dal Salmo 39. La  terza verte sulla preghiera.
“Il cuore a cuore! l’alleanza nel sangue di Cristo, qualcosa di fisico! La preghiera è la garanzia di questo cuore … La mia vita assume una dimensione totale … Come ritrovare il mio desiderio profondo, in sintonia con  Lui, in simbiosi con il Desiderio di Dio! Come ritrovare il desiderio di Dio in me? questo desiderio di amare …”
Mie impressioni:
Oppure come, seguendo il ritmo della mia respirazione, (grazie al respiro), illuminato da questo Dio presente nell’intimità del mio cuore, posso riconoscere questo desiderio profondo che anima ogni uomo ed è tenuto vivo da questa “incessante fermentazione” dello Spirito.
Allora mi apro, intravedo e approfondisco questa relazione unica di cuore a cuore; mi lascio plasmare per configurarmi a Cristo.
Allora, giorno dopo giorno, gradualmente, interiorizzo questa preghiera dell’Ecce Venio. Preghiera che diventa parte di me stesso, in un’unità di vita sempre crescente, ispirata, presente in tutte le mie azioni; una marcia inarrestabile, “avanti sempre”. Che emozione, quale fuoco interiore sono chiamato ad alimentare continuamente malgrado le mie cadute e le mie debolezze.
Allora, come nei testi della messa di oggi: “fa’ che troviamo nella tua Parola il nutrimento di cui la nostra fede ha bisogno, e avremo uno sguardo abbastanza puro per riconoscere la tua gloria”.
Allora avrò parte attiva nel disegno di Dio, come Abramo che ha risposto “Eccomi” (per due volte) ed ha “permesso” che “tutte le nazioni della terra si daranno a vicenda la benedizione di Dio e la salvezza di tutti i popoli”.
“Dio non ha rifiutato il suo proprio Figlio, ma l’ha consegnato per tutti noi”. Ed io, come mi abbandono a questo Amore che mi chiama, per la Gloria di Dio e la salvezza del mondo?

Benoît Loze,
Gruppo Fraternité Me Voici

 



5 minuti con...

Padre Guido

nef1201-05.jpg
   

P. Guido Garcia, Argentino, è stato ordinato sacerdote nel 2009. Dopo essere stato ordinato diacono, ha fatto parte della comunità missionaria de Nueva Esperanza. Dal settembre scorso è Superiore della comunità di Adrogué e Maestro dei novizi della Regione P. Augusto Etchecopar, dopo che P. Daniel Gonzalez è stato nominato Vicario Regionale per l’Argentina-Uruguay.
Si potrebbe pensare sia troppo giovane per questa responsabilità. Tuttavia dobbiamo ricordare che anche P. Michele Garicoits nominò Maestro dei Novizi un giovane Padre: P. Augusto Etchecopar che, all’epoca, aveva soltanto 27 anni!

NEF: Ti chiediamo anzitutto come è nata la tua vocazione e come hai fatto la scelta per Betharram.
- Sono un ex-alunno del Collegio di Buenos Aires; è lì che, fin da piccolo, ho conosciuto la vita di San Michele e i religiosi di Bétharram. Nel collegio ero membro della Ju. Be. (Gioventù Betharramita), nella quale cercavamo di approfondire la nostra esperienza di fede a partire dalla nostra realtà giovanile. Sempre nel collegio, al termine del corso secondario, ho iniziato la mia partecipazione alle missioni estive che la ex-Provincia del Rio della Plata organizzava a Catamarca, nel nord del nostro paese.  La condivisione della vita e della fede con i poveri durante la missione, suscitava in me questo interrogativo: «Perché non spendere tutta la tua esistenza per l’annuncio di Cristo?». Poco dopo è risuonata con più intensità la chiamata alla vita consacrata e alla missione. Alla fine, durante l’università, dopo aver iniziato un cammino di accompagnamento con P. Agin, ho fatto la richiesta di entrare nel Postulandato.

Ci racconti quali sono state le esperienze  più significative che hai vissute nella comunità missionaria di Nueva Esperanza?
-Il periodo trascorso a Nueva Esperanza è stato un vero tempo di grazia per me. Ho potuto svolgere il mio ministero in una comunità inserita tra i poveri in una zona remota del nostro paese. Indubbiamente, l'esperienza più significativa è stata quella di poter prendere contatto, come comunità, con i gravi problemi sociali vissuti dai contadini del luogo. Infatti, a partire dal boom della produzione di soia, molti agricoltori, spogliati delle loro terre da coloro che sono impegnati nella speculazione agraria, sono costretti a migrare nei centri urbani. Il governo finge di ignorare la situazione. Alcuni agricoltori, tuttavia, cercano di organizzarsi e resistere agli  abusi. In questa situazione, la nostra comunità  si impegna ad accompagnare i contadini nelle loro rivendicazioni. 

Che cosa ha significato per te, latino-americano, condividere per alcuni mesi la vita  missionaria betharramita in Thailandia, prima di fare voti perpetui?
- Si tratta di un'esperienza indimenticabile, che conservo nel mio cuore. Ho potuto conoscere da vicino il grande lavoro missionario in quelle amate terre di Thailandia. È stato un tempo propizio per approfondire la mia scelta di vita religiosa betharramita. Sono grato ai religiosi in Thailandia che mi hanno accolto e mi hanno fatto sentire come uno di loro, soprattutto Padre Pensa a Ban Pong e Padre Chan a Sampran. Ho avuto l'opportunità anche di incontrare P.Lanusse, ormai al tramonto della sua vita. Sono stato impressionato dalla sua decisione, come tanti altri, di finire i suoi giorni in terra di missione. Come P. Rodriguez, con cui ho avuto l'opportunità di imparare molto sulla missione e nella mia lingua!

Come vivi la duplice responsabilità che i superiori ti hanno affidato, solo due anni dopo la tua ordinazione?
- In realtà, sento che è un po’ prematuro per me portare avanti questa duplice responsabilità. Confido in quello che P. Gustavo mi ha detto: "Il Signore ti darà la grazia per svolgere questo lavoro." Per ora, vedo che ho molto da imparare.

Stai terminando il corso per formatori. Ci puoi dire in che cosa consiste?
- Alcuni ex-alunni dell'Istituto di Psicologia dell’Università Gregoriana hanno deciso di aprire una scuola per formatori alla vita religiosa seguendo gli orientamenti dello stesso Istituto. Si tratta di offrire ai formatori strumenti nel campo della spiritualità, della teologia e della psicologia. È popolarmente nota come "la scuola del Rulla”, un gesuita fondatore di questo Istituto alla Gregoriana. Oltre ai corsi, che durano tre estati, noi studenti siamo accompagnati personalmente, per tre anni, da alcuni docenti. Il colloquio personale frequente diventa lo strumento chiave per il lavoro di formazione: si considera la persona con una visione globale che tiene conto delle sue diverse dimensioni.

Quali ritieni siano i più importanti elementi nella formazione, oggi nella tua regione dell'America Latina? Quali sono gli aspetti più salienti su cui lavorerai con i novizi? 
- Da qualche tempo, in America Latina si sta consolidando uno stile di formazione focalizzato sull’accompagnamento personale, che cerca di prendere in esame le diverse dimensioni della vita della persona. D'altra parte, l'inserimento degli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio ha contribuito a sviluppare questo stile. Infatti, gli esercizi sono la spina dorsale del Noviziato. Con questo, i novizi hanno la possibilità di fare una forte esperienza di Dio, di conoscere, amare e seguire Gesù, e fare poi la scelta vocazionale. Avrò il compito di essere testimone di quello che Dio sta operando nei cuori dei ragazzi.

Come vedi Bétharram nel Vicariato di Argentina-Uruguay e nella regione P. Augusto Etchecopar?
- Penso che il nostro Vicariato sta vivendo un momento speciale che dobbiamo saper vivere fino in fondo. Tra pochi giorni avremo la nostra assemblea, in cui potremo valutare tutto quello che abbiamo vissuto dal 2007 e, nello stesso tempo, iniziare a delineare il nostro progetto per i prossimi anni. Siamo consapevoli della nostra fragilità, del numero ridotto di membri e il grande numero di opere a noi affidate. Per questo motivo, vivo con entusiasmo questo periodo di discernimento, di disponibilità all’ascolto di ciò che lo Spirito vuole suscitare nella nostra vita, aprendo gli occhi per vedere la nostra realtà.

Hai Partecipato all’ultimo Capitolo Generale di Betlemme; ti chiediamo due cose prima di concludere: 1 Come ha vissuto personalmente questa esperienza di Congregazione? 2 Come vedi la congregazione dopo aver partecipato al Capitolo?
- Personalmente, il Capitolo è stata un'esperienza unica. Ero il più giovane, e questo mi ha creato una certa apprensione. Ma ringrazio Dio per il clima fraterno che abbiamo vissuto in quei giorni. È stato incoraggiante poter scoprire i diversi volti di Bétharram, e percepire la perenne attualità del nostro carisma, adatto ad essere incarnato nelle diverse culture. Dopo il Capitolo, vedo la congregazione veramente aperta all’internazionalità. Questa è stata una delle note maggiormente sottolineate durante il Capitolo.


Dopo il Capitolo Generale vissuto nello scorso mese di maggio 2011, pensiamo di fare cosa gradita nel presentare, nel corso dell’anno 2012, la storia del cammino della Congregazione attraversando idealmente i Capitoli Generali.
A cura di Roberto Cornara


histoire IT.jpg

1. LE ASSEMBLEE GENERALIES (1841 - 1874) 

Erano passati più di 40 anni dalla sua fondazione, quando la Congregazione di Bétharram venne approvata dalla Santa Sede, il 30 luglio 1875. Nel 1877 Roma approvava in via provvisoria le Costituzioni, redatte dopo lunghi anni di trattative con il vescovo di Bayonne, monsignor Lacroix. In base alle Costituzioni, la Congregazione doveva celebrare ogni tre anni un Capitolo Generale.
Il riconoscimento pontificio della Congregazione arrivava dunque molti anni dopo la nascita dell’opera, voluta da san Michele a partire dal 1832. Fin dall’inizio, egli aveva introdotto l’abitudine di riunire i membri dell’Istituto, in particolare in occasione di importanti decisioni da prendere assieme. Si conoscono diverse assemblee generali, celebrate a Bétharram.
La prima riunione di tutti i bétharramiti si svolse la mattina del 10 settembre 1841, quando i primi otto discepoli di p. Garicoïts si riunirono nel Santuario per celebrare la santa messa presieduta dal Vescovo, durante la quale fecero la loro prima professione: quel giorno rappresenta per la Congregazione la sua data di nascita ufficiale.
Si conoscono altre assemblee generali svoltesi nel 1851 e nel 1852. Quella storicamente più importante fu l’assemblea che si svolse il 16 ottobre 1854. La comunità di Bétharram fu convocata da san Michele per rispondere ad un quesito che avrebbe potuto dare una svolta alla sua storia: la Società accetterà la missione che le è stata offerta nella diocesi di Buenos Aires? Dopo attenta discussione, in cui tutti furono tenuti ad esprimersi, l’assemblea passò alle votazioni : su 21 presenti, 20 furono favorevoli alla missione sudamericana. Iniziava così l’epopea betharramita in Sudamerica.
Drammatica fu invece l’assemblea che il vescovo François Lacroix convocò la sera stessa dei funerali di san Michele, il 16 maggio 1863. P. Garicoïts era morto senza veder realizzato il suo sogno: la Congregazione infatti era semplicemente un istituto di diritto diocesano, poiché il vescovo, verso il quale il Fondatore aveva per tutta la sua vita predicato obbedienza e fedeltà assoluta, si era sempre opposto ad un riconoscimento pontificio. La Congregazione era strettamente legata alla diocesi, ed inoltre molti religiosi erano delusi per il divieto imposto dal vescovo ai voti perpetui di povertà, castità ed obbedienza, che non erano obbligatori. Quella sera il vescovo ribadì nei termini più crudi possibili la sua idea di Congregazione di Bétharram. Dopo aver rivolto alcune parole di incoraggiamento ai discepoli rimasti orfani del loro padre, confermò che i voti perpetui non erano obbligatori, ma solo facoltativi; e che ogni tentativo contrario a queste disposizioni, passato e presente, era solo « l’effetto di una santa illusione ». Una santa illusione: ogni tentativo di modificare le Costituzioni, ogni tentativo di introdurvi autonomia gestionale e voti perpetui obbligatori, era una illusione; l’idea di san Michele era un’illusione, santa certo, ma sempre un’illusione.
Grande fu lo sconcerto dei Bétharramiti, ma quando si ha a che fare con i disegni e l’opera di Dio, le “sante illusioni”, possono diventare realtà. Quella stessa drammatica sera infatti, p. Auguste Etchécopar fu scelto dal vescovo come segretario del Consiglio Generale. É grazie a questo infaticabile devoto del Cielo, alla sua pazienza ma anche alla sua fermezza e costanza, che l’idea di san Michele alla fine è uscita vittoriosa. Dodici anni dopo, la Congregazione fu riconosciuta da Roma e posta sotto la tutela della santa Sede.

Roberto Cornara

Azioni sul documento

nef

NEF logo portletNEF, NOTIZIE IN FAMIGLIA

Nef è il bollettino ufficiale della Congregazione del Sacro Cuore di Gesù di Betharram.
La redazione è a cura del Consiglio Generale.

Per leggere la NEF puoi consultare l’apposita sezione del portale che contiene anche l'archivio degli anni scorsi.

Qui sotto gli ultimi tre numeri pubblicati...