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15/01/2015

I laici e il carisma di betharram

Tratti caratteristici di un cristiano laico betharramita

A questo titolo bisognerebbe far seguire un punto di domanda. Infatti, il testo che segue è voluto e proposto dal Superiore generale, Padre Gaspar Fernández Pérez, come una pista di riflessione aperta sull’identità dei laici betharramiti che, per riprendere l’articolo 3 della Regola di Vita, sono anch’essi chiamati “a vivere la loro vocazione battesimale, illuminata dal carisma dell’Incarnazione”.

Ricordate? Il 31 maggio 2011 a Betlemme, i membri del Capitolo generale scrivevano ai laici in questi termini: “ … il carisma di S. Michele è più che mai vivo ed in grado di proporre un cammino ai cristiani che si interrogano sul modo di vivere, nell’oggi, la loro fede. La vostra presenza al nostro fianco in molti luoghi della nostra vita e della nostra missione ne è la prova. Vi ringraziamo per la vostra collaborazione, della competenza, della generosità che spendete per la formazione, per la missione, per la gestione dei beni.
Nel corso degli scambi si è rivelato anche che il modo di vivere la spiritualità e di partecipare alla missione è molto diverso secondo i Paesi:
Vi incoraggiamo a continuare nell’itinerario della ricerca e dell’approfondimento del senso della vostra identità di laici e della vostra missione nella Chiesa, come membri della famiglia betharramita …”

  1. Grazie al Battesimo, il laico betharramita vive la sua unione con Gesù, annientato e obbediente, il Verbo Incarnato che con lo slancio generoso del suo Cuore dice sempre al Padre “Eccomi” per collaborare alla salvezza degli uomini mediante un servizio costante. Gesù Cristo conosciuto, amato, interiorizzato, annunciato con la testimonianza e la parola secondo lo stile di San Michele Garicoïts. È un discepolo missionario di Gesù.
  2. Il laico betharramita coltiva nella sua vita cristiana le virtù del Sacro Cuore di Gesù e cerca di praticarle nella semplicità della vita quotidiana. Fa tutto con umiltà, obbedienza, impegno, mitezza, carità, gioia e senza farsi notare.
  3. Il laico Betharramita vive e costruisce la comunione ecclesiale. Partecipa alla vita della Chiesa con una lettura pregata della Parola di Dio, con la celebrazione dell’Eucaristia e degli altri sacramenti, con la solidarietà verso i più bisognosi e con un serio impegno a favore della missione di far conoscere Gesù a tutti gli uomini perché raggiungano la stessa felicità.
  4. Con la sua presenza tra gli uomini, il laico betharramita manifesta la sua originalità cristiana con una testimonianza che, come un granello di lievito, va trasformando a poco a poco il mondo secondo i valori del Vangelo, rendendo presente in esso il regno di Dio.
  5. È impegnato, come Gesù, a praticare l’immensità dell’amore nei limiti della posizione in cui vive: nella coppia e con i figli che il Signore gli ha dato, con le persone che il Signore gli dona nella sua casa, nell’ufficio, nella fabbrica, nel club, nel partito politico, nel sindacato, nella ONG, nel gruppo di riflessione e in tutti gli ambiti di vita.
  6. Vive tutto questo intensamente, con semplicità, con gioia e con generosità convinto del fatto che si trova dove Dio lo vuole, perché Dio lo vuole e per fare in quel luogo ciò che Dio vuole, e provocando in coloro che vivono nella stessa posizione le domande irresistibili di Paolo VI: perché sono così? Perché vivono in questo modo? Chi o che cosa li ispira? Perché stanno con noi? (E.N. 21)
  7. A partire da ciò, cerca di dare ragione della sua speranza, che è Gesù Cristo che riempie di gioia la sua vita, affinché tutti possano conoscerlo, amarlo e seguirlo per poter vivere la stessa gioia.
  8. Vive la sua fede in modo adulto, praticando il discernimento della volontà di Dio nelle svariate circostanze della sua esistenza, per scoprire nei segni dei tempi la presenza di Dio (G.S. 11).
  9. Ha cura della sua formazione integrale con lo studio della Scrittura, la lettura degli scritti di San Michele Garicoïts e della tradizione betharramita; conosce in profondità la dottrina sociale della Chiesa (cf Compendium della dottrina sociale della Chiesa).
  10. Se ne ha l’occasione, partecipa, in una delle comunità betharramite, alla missione che la Chiesa ha affidato alla Congregazione del Sacro Cuore di Gesù di Betharram.
  11. Vive la gioia cristiana e fa in modo che sia contagiosa perché tutti cerchino di sperimentarla nella vita nuova che deriva dal Cuore di Gesù risorto.
  12. Se è sposato/a vive il sacramento del matrimonio come dono e come gioia. Vive le relazioni della coppia e della famiglia in una dinamica pasquale, accettando la croce di ogni giorno e rallegrandosi delle consolazioni del Signore. La famiglia così costituita è una piccola Chiesa domestica in cui si legge la Parola di Dio, si partecipa all’Eucaristia, si costruisce l’unità, mediante l’amore cristiano; ognuno cerca il bene dell’altro, si interessa dei poveri ed è solidale con loro, valorizza la vita ed educa i figli secondo i principi evangelici. Attraverso tutto questo, dà una testimonianza dell’amore che Dio ha per noi e che lui ci ha manifestato in Gesù Cristo.
  13. Se non è sposato o è vedovo, può vivere la sua vocazione laicale consacrando la sua vita al Signore impegnandosi a vivere i consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza. Si tratta in questo caso di una consacrazione di tipo privato. Il laico che desidera fare questa consacrazione fa un discernimento con un religioso betharramita che informerà il suo Vicario e, con la sua autorizzazione, accoglierà tale consacrazione con una piccola celebrazione privata.

Gaspar Fernández Pérez, scj

 

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