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15/01/2015

La Regola "vissuta"...

L’Eucaristia celebrata in comunità

Padre Firmin Bourguinat scj

La nostra Regola di Vita è il cammino sicuro scritto per ogni betharramita. Attraverso la nostra adesione scrupolosa ad ogni suo articolo, ci configura sempre di più al Sacro Cuore di Gesù.
Inoltre, nel percorso comune, ognuno di noi tratteggia un proprio paesaggio, a partire dalla situazione nella quale è chiamato a vivere, dalle proprie esperienze, dagli incontri e anche dal proprio carisma. La ricchezza della nostra Congregazione consiste anche nella varietà di questi paesaggi, nei quali ciascuno di noi esprime i propri sforzi e la propria gioia per vivere fedelmente la Regola.
Per questa prima testimonianza sull’articolo 82 della RdV, abbiamo chiesto a P. Firmin Bourguinat scj, che nel settembre scorso è stato trasferito nella comunità di Nazareth in Terra Santa.

Articolo 82 - Ogni giorno, i sacerdoti celebrano la Santa Messa e gli altri religiosi vi partecipano attivamente. La concelebrazione, sacramento dell’amore, segno dell’unità, vincolo di carità, è da privilegiare. Ogni comunità si ritroverà regolarmente per celebrare insieme l’Eucaristia.

 

L’Eucaristia celebrata in comunità... È il richiamo, l’attualizzazione della Cena del Signore. Gesù con i suoi discepoli dice: «Fate questo in memoria di me»! La comunità celebra insieme il Risorto e porta nella sua preghiera la missione che le è affidata.
Ecco alcune esperienze di celebrazioni comunitarie dell’Eucaristia che ho vissuto:

- In parrocchia, per molti anni, la nostra comunità di tre padri aveva l’abitudine di celebrare insieme durante il nostro ritiro mensile. Ci davamo il tempo necessario per celebrare, facendo il legame tra la Parola di Dio e i nostri impegni missionari. Eravamo attenti all’azione dello Spirito nei nostri confratelli che condividevano le loro esperienze con le loro gioie e le loro difficoltà. Ciò che era più importante nell’Eucaristia non era la nostra vita condivisa, ma il Cristo che veniva in mezzo a noi per assumere tutta la nostra vita: il suo amore era il fondamento della nostra comunità di consacrati. Concelebrare ha anche come punto di forza il tempo della riconciliazione: nel corso di una giornata di ritiro non si può condividere in verità, percepire i bisogni dei nostri fratelli, senza mettere in gioco se stessi e favorire maggiormente dei passi verso gli altri… L’Eucaristia ci aiuta a fare verità con Dio e con i fratelli...

- La Celebrazione comunitaria nella Casa di riposo di Bétharram, con 20 religiosi anziani e in gran parte malati, aveva un carattere più semplice; la celebrazione lenta e raccolta permetteva a ciascuno di trovare il proprio posto e di sentire che l’intera comunità pregava per quanti vi partecipavano e per coloro che, per motivi diversi, rimanevano in camera. L’Eucaristia celebrata insieme ci avvicinava nella nostra umanità, ci univa nella preghiera e ci stimolava a vivere maggiormente in fraternità.

- Le celebrazioni comunitarie nel Vicariato, nelle assemblee di Vicariato... Qui l’accento è posto maggiormente sul nostro essere famiglia betharramita. Si tratta di concelebrazioni che permettono l’incontro tra fratelli anziani e i più giovani, provenienti da ambienti molto diversi... L’Eucaristia ci riavvicina, l’Eucaristia ci mostra l’amore del Padre nel suo Figlio: il Sacro Cuore. Non siamo in Parrocchia, né nelle cappellanie, siamo fratelli di una stessa famiglia e condividiamo lo stesso “Eccomi” di San Michele. In questi incontri, l’Eucaristia rafforza in noi il senso di appartenenza alla nostra famiglia.

- A Shefaram, la domenica si celebra tutti e tre insieme. Qui l’accento è più missionario:
È un paese druso a maggioranza musulmana. Partecipiamo alle feste di altri cristiani dove siamo molto ben accolti. Cerchiamo di costituire nella nostra città una sola famiglia che ha un forte legame con le nostre Eucaristie.
Siamo in un contesto di violenza in Medio Oriente: nelle nostre Eucaristie, desideriamo pregare e fare pregare per la pace e per i cristiani che, vicino a noi, sono perseguitati.
La Messa è in arabo, naturalmente; siamo nella terra di Gesù, non lontano da Nazareth, dove Gesù ha vissuto per 30 anni.
In un primo momento, il fatto di celebrare tutti e tre insieme ha suscitato delle perplessità nei cristiani, perché erano abituati a non vedere che un solo prete. Abbiamo dunque spiegato che siamo dei religiosi e che viviamo in comunità; che abbiamo diversi ministeri: nella parrocchia, a Nazareth, a Haifa. Celebrare insieme nella Parrocchia permette di far vedere che la nostra vita è radicata nell’Eucaristia. Per questo la celebriamo insieme.

Siamo felici di vivere questa Eucaristia insieme, non solo per dire chi siamo, ma per portare insieme, in una stessa celebrazione, la vita della parrocchia. È una testimonianza e, allo stesso tempo, un’offerta a Dio della nostra missione con il popolo di Dio.

La Messa si prolunga ogni volta condividendo una tazza di caffè seduti sul divano (nella grande sala): ci si saluta, si parla, si trascorre un po’ di tempo insieme: l’Eucaristia trova, anche in queste piccole cose, un suo primo frutto spirituale…

Concelebrare vuol dire lasciarsi invitare dal Signore alla stessa mensa per lasciarsi ricevere e lasciarsi amare. Veniamo a Lui con la nostra povertà ma anche con la ricchezza dei nostri incontri e della nostra vita comune. La Chiesa nasce e rinasce nell’Eucaristia. “Attingerete con gioia alle sorgenti della salvezza.” (Is. 12, 3).

Firmin Bourguinat scj

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