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Gustavo India
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15/01/2015

La Parola del Superiore Generale

La missione di Gesù (2)

Gesù e la Samaritana al pozzo di Giacobbe, da Angelika Kauffmann (Monaco di Baviera, Neue Pinakothek)

San Michele ci dice che nostro Signore aveva uno spirito di mitezza, di umiltà e di disponibilità, non per punire e confondere, ma per invitare alla penitenza e alla sua imitazione (M. 323, MS 203). Questo ci aiuta a conoscere e vivere meglio il Vangelo, che il nostro Fondatore conosceva così bene. Gesù chiama a penitenza, a essere e a vivere come lui. Vuole che viviamo come figli nel Figlio, dell’amore del Padre.

Gesù descrive molto bene la sua missione quando legge Is 61,1-2 nella sinagoga di Nazareth e commenta: oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato (Lc 4,16-24). Gesù è stato consacrato dallo Spirito e inviato dal Padre per portare la buona novella ai poveri, annunciare la liberazione ai prigionieri, a dare la vista ai ciechi, la libertà agli oppressi e a proclamare un anno di grazia del Signore. Si tratta di uscire per andare incontro alle persone, conoscere i loro bisogni, i loro drammi o le loro ferite per consolarle, dare un senso alla loro sofferenza, operare la guarigione e donare la gioia. Si tratta di ricostruire la vita delle persone annunciando loro che sono amati da Dio. È proprio questo che Gesù fa nel Vangelo producendo nelle persone un effetto consolatore, cioè la salvezza. La parabola del buon samaritano esprime bene questa tenerezza che caratterizza la missione di Gesù.

San Michele è riuscito a fare propria tale tenerezza e a renderla un tratto tipico della sua missione: Cosa ci dice Nostro Signore? La tenerezza in ogni momento: nell’Incarnazione, nella Santa Infanzia, nella Passione, nel Sacro Cuore, nell’azione e nella vita intima, nelle sue parole e nei suoi miracoli …

Quale deve essere la principale caratteristica della nostra spiritualità? La tenerezza cristiana; senza questa tenerezza non potremo mai avere questo spirito di generosità con il quale siamo chiamati a servire Dio. È necessaria sia per la nostra vita interiore e le nostre relazioni con Dio sia per la nostra vita esterna e nelle nostre relazioni con gli uomini (MS 200).

La prima caratteristica dell’atteggiamento di Gesù è quella di lasciarsi coinvolgere nelle situazioni che vivono le persone, sente compassione per la moltitudine, per la sofferenza della madre del figlio morto di Nain, per il buon ladrone. Non rimane indifferente di fronte alla sofferenza delle persone e si commuove.

La seconda caratteristica è quella di avvicinarsi, di farsi prossimo per incontrarsi con le persone nella loro realtà esistenziale, senza paura di lasciarsi coinvolgere: la Samaritana, Zaccheo, i pescatori Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, Matteo il pubblicano, Nicodemo, il giovane ricco, il lebbroso, gli amici di Betania, il paralitico, il cieco dalla nascita, l’indemoniato di Gerasa, Giairo, …

La terza caratteristica è l’incontro. Come dice il Papa in Evangelii Gaudium (87, 171, 220, 239), incontrarsi significa lasciare che le esistenze entrino in dialogo, si influenzino, si comunichino, donino ognuna qualcosa di sé per arricchire l’altra. In questo modo ognuna si sente valorizzata dall’altra.

La quarta caratteristica è la consolazione, cioè il risultato dell’incontro. Gesù a volte consola curando una malattia o liberando la persona dal demonio, come il cieco dalla nascita. A volte consola facendo comprendere a chi vive chiuso in se stesso, che solo aprendosi con fiducia agli altri e a Dio, tutto diventerà più chiaro, come per Pietro. Altre volte consola perdonando i peccati, come alla Maddalena. A volte consola facendo ardere il cuore di chi lo ascolta, con la sua parola di fuoco, come nel caso dei discepoli di Emmaus. Consolare è molto più che curare, consolare è scoprire che la vita ha un senso perché Dio mi ama, anche se tutto sembra essere contro di me. Se uno riesce a consolare un infermo, se lo aiuta a sopportare la sofferenza della sua infermità, questo è già un alleviare il dolore del cuore e placare il dolore fisico.

Gesù consola anche quando dice: Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità…! (Mc 1,27). Lo stesso avviene nel Discorso della Montagna, le parabole, il discorso ecclesiologico.

La quinta caratteristica sta nel cambio di orientamento provocato nella vita della persona consolata, alla quale Gesù restituisce la pienezza della gioia e l’ entusiasmo nell’impegno: cioè la persona fa esperienza della salvezza. Tale persona vive e agisce con una nuova mentalità, conduce un’esistenza rinnovata, perché si sente una persona nuova.

Questa è l’esperienza della salvezza ricevuta dalle persone: una guarigione e una consolazione prodotte dall’incontro con Gesù. Tale esperienza è così profonda che le persone si sentono attratte da lui (Mt. 14, 13-14; 15, 32; 18, 16-18; Jn. 6, 1-2). Questo le porta a considerare Gesù come la vita, la verità, la via, la luce del mondo, il pane di vita, lo sposo, la resurrezione e l’acqua viva.

Il contenuto della predicazione di Gesù è il Regno di Dio: a partire dall’incontro delle persone con lui e dal cambio che si produce in loro nel sentirsi raggiunte dall’esperienza dell’amore di Dio, va prendendo forma un nuovo modo di vivere le relazioni umane: invece di ferire diventano umanizzanti, invece di vedere in ogni persona un avversario o uno sfidante, si è resi capaci di vedere un fratello; tutti dipendenti da Dio, come figli da lui amati; uguali agli altri, fratelli di tutti perché Dio li ama, padroni delle cose ma solo nella misura in cui ci rendono più umani, perché si tratta di doni di Dio per tutti quelli che ama.

Questo è il segreto del Regno: bisogna perdere la vita per ritrovarla, non conservarla a qualunque prezzo o per qualsiasi motivo. Siamo chiamati a servire, amare perfino i nemici, perdonare, dare la vita. Il primo sia il servo di tutti. Chi si umilia sarà esaltato. Per questa ragione, dopo aver predicato il Regno di Dio, Gesù l’ha realizzato con la sua umiliazione; offrendo la sua vita sulla croce, ha offerto al Padre il mezzo per salvare l’umanità e ha manifestato il suo amore per il Padre e per gli uomini. Gesù, la sua vita, la sua passione, la sua morte e risurrezione sono la Buona Novella, perché la sua persona, la sua vita e il suo mistero Pasquale rivelano l’amore che il Padre nutre per ogni persona.

Gaspar Fernández Pérez, scj
Superiore Generale

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