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Gustavo India
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14/10/2015

La Parola del Superiore Generale

Abbracciare il futuro con speranza

Abbracciare il futuro camminando insieme. Foto dei giovani pellegrini della parrocchia di Montemurlo (Italia) al loro arrivo all’estremità del mondo (Finis terrae), estate 2015.

«La speranza di cui parliamo non si fonda sui numeri o sulle opere, ma su Colui nel quale abbiamo posto la nostra fiducia (cfr 2 Tm 1,12) e per il quale “nulla è impossibile” (Lc 1,37). È questa la speranza che non delude e che permetterà alla vita consacrata di continuare a scrivere una grande storia nel futuro, al quale dobbiamo tenere rivolto lo sguardo, coscienti che è verso di esso che ci spinge lo Spirito Santo per continuare a fare con noi grandi cose». (P. Francesco: Lettera ai Consacrati, I, 3).

Il futuro di Betharram sarà profetico, oppure non ci sarà nessun futuro. Papa Francesco lo ha detto ai Superiori Generali molto chiaramente riferendosi a tutta la vita Consacrata: “la radicalità evangelica non è propria solo dei religiosi: è richiesta a tutti. Però i religiosi seguono il Signore in modo speciale, in modo profetico. Questa è la priorità che ora ci è richiesta: essere profeti come Gesù ha vissuto su questa terra… Un religioso non deve mai rinunciare alla profezia”. Lo ripete nella Lettera ai Consacrati e lo ha ribadito in altre occasioni.

Il profeta è semplicemente un uomo di Dio, che si è incontrato con lui, Gesù risorto, vive per Lui, testimonia la sua presenza e la manifesta con le sue parole. Il profeta è colui che ha esperimentato che “conoscere Gesù è il più bel regalo che una persona possa ricevere; averlo incontrato è la cosa più bella che ci è capitata nella nostra vita, e farlo conoscere con la nostra parola e con le nostre azioni è la nostra gioia” (Aparecida, 29). Tutto questo è vero. Per continuare a essere profeta bisogna coltivare questa esperienza con la meditazione quotidiana della Parola di Dio, nella celebrazione della Riconciliazione e dell’Eucaristia e nella pratica delle opere di misericordia.

Il profeta betharramita è un uomo che non vive per se stesso, ma per Gesù e per gli altri, e vive l’antropologia del Vangelo: In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane da solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserva per la Vita eterna (Gv 12,24-25). È l’opzione per questa antropologia a giustificare il suo stile di vita obbediente, povero e casto. E anche questo è molto vero: ascoltando e dando valore al ruolo dei superiori, invece di essere autonomo; condividendo le risorse invece di usarle secondo i propri gusti; mettendosi in un atteggiamento di servizio e non di dominio nei confronti degli altri, ricercando le proprie comodità.

Il profeta betharramita sarà fraterno o non sarà profeta, seguendo le stile di Gesù con i suoi discepoli che prima e dopo l’annuncio del regno, degli esorcismi e della cura dei malati, trovava il tempo per stare a tu per tu con il Padre. Come i discepoli, il profeta betharramita condividerà la sua esperienza missionaria, la sua vita, la sua preghiera, l’azione di Dio in lui e negli altri e i beni che riceve. Tutto questo con semplicità, con un atteggiamento di rispetto e di servizio, con responsabilità e perdono, che sono valori della stessa antropologia evangelica. Vivendo con questo stile, unito a Gesù e ai fratelli, avrà una particolare sensibilità per le cose che riguardano Dio e in un dialogo fraterno farà il discernimento della volontà di Dio nella vita quotidiana e nei segni dei tempi.

La vita del profeta betharramita e delle comunità, grazie al loro stile di vita fatto di gesti concreti, irradieranno voglia di vivere, entusiasmo, gioia, speranza … e susciteranno curiosità tra le persone che li vedono vivere e si sentiranno attratti da questo stile di vita. Il profeta betharramita, poi, dovrà rendere ragione della sua speranza con umiltà e mitezza, annunciando: sono così da quando ho incontrato Gesù e ho scoperto il suo amore; mi ha cambiato la vita e mi sono innamorato delle beatitudini di Mt 25.

Betharram abbraccia il futuro con speranza perché non è un’opera voluta dagli uomini ma dal Sacro Cuore di Gesù, che “l’ha concepita e formata” e continua ad amarla perché grazie allo spirito missionario che l’ha sempre caratterizzata, in questi ultimi 10 anni ci ha donato 55 ordinazioni sacerdotali e 5 religiosi-fratelli e in questo momento ci chiama a offrire il carisma ai giovani in Vietnam.

Betharram abbraccia il futuro con speranza perché, con questa mentalità profetica, tra i 246 religiosi di voti perpetui e i 26 di voti temporanei, siamo in molti a meditare la Parola di Dio ogni giorno, a vivere con serietà i voti, a sforzarci di vivere la fraternità evangelica e a realizzare la missione con una spiritualità profetica e con gioia.

Betharram abbraccia il futuro con speranza perché siamo in molti anche a essere innamorati della bellezza del Carisma lasciatoci dal nostro Padre San Michele Garicoïts e siamo decisi a proporlo con la nostra testimonianza e con la parola ad altre persone che sono in ricerca.

Betharram abbraccia il futuro con speranza perché ci sono molti laici che, attratti dal nostro stile di vita, si lasciano contagiare e vogliono condividere con noi la spiritualità e la missione del Carisma di san Michele.

Betharram abbraccia il futuro con speranza perché ci sono molte persone: vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, laici, uomini, donne, anziani, adulti, giovani e bambini che ci conoscono, ci danno fiducia, hanno conosciuto Gesù grazie a noi e pregano sempre perché siamo fedeli alla nostra vocazione.

Betharram abbraccia il futuro con speranza perché una schiera di testimoni, incominciando dal nostro Padre San Michele Garicoïts, Santa Maria di Gesù Crocifisso, Padre Augusto Etchecopar, ci precede, ci accompagna e intercede per noi perché vivendo il Vangelo sulla terra ci incamminiamo verso l’incontro con Dio e con loro in cielo.

Gaspar Fernández Pérez, scj
Superiore Generale

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