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Gustavo India
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11/07/2016

Vita della Congregazione

Sui passi di san Michele Garicoïts

Vita della Congregazione

Dal 20 giugno, 13 giovani religiosi giunti dalla Costa d'Avorio, dal Centrafrica, dall'Argentina, dal Paraguay, dall'India e dalla Thailandia si sono riuniti a Betharram per la sessione internazionale di formazione in vista della professione perpetua.

Nelle testimonianze che abbiamo chiesto a tre "rappresentanti" delle nostre Regioni, si può cogliere, oltre alle loro prime impressioni, lo spirito e la disposizione interiore che fanno di questa sessione non un semplice viaggio di scoperta ma una tappa importante della formazione iniziale.


Juan Pablo García Martínez scj

Juan Pablo

Nel novembre del 2016, poco prima della mia professione perpetua come religioso betharramita, ho fatto gli EserciziSpirituali di S. Ignazio di Loyola nella provincia di Cordoba (Argentina). Durante quel mese di intensa preghiera, ho seguito Gesù sulla strada di Betlemme, di Nazareth, di Samaria e di Gerusalemme, dal suo concepimento alla nascita, fino alla sua morte in Croce e la sua risurrezione. Com’è stato possibile tutto ciò, senza lasciare per nulla il mio paese di origine? Come insegna Sant’Ignazio, “attraverso i sensi spirituali”, vale a dire mediante l’immaginazione che, aiutata dallo Spirito, contempla i passi di Gesù Cristo nella storia, dall’Incarnazione del Verbo al sepolcro fino a giungere ad oggi. È stato lo stesso itinerario che, a suo tempo, ha fatto anche il nostro Padre Fondatore, che, verso la fine dei suoi Esercizi, ascoltò attentamente le parole del gesuita Le Blanc: “Dio la vuole più che Gesuita; deve seguire la sua prima ispirazione, poiché penso che provenga dal Cielo, e voi sarete padre di una famiglia che sarà nostra sorella”. Erano gli albori di Bétharram…

Sono trascorsi più di sei mesi dai miei Esercizi di trenta giorni e, di nuovo, mi ritrovo sulle orme del nostro santo fondatore, che sono anche le orme di Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo e fuso nell’amore, che Michele ha sperimentato. Ma questa volta, i “sensi spirituali” (ancora attivi e indispensabili) si assommano ai “sensi corporali”, che catturano e che si deliziano dei colori, degli odori, dei suoni, dei sapori e dei tratti caratteristici dei Pirenei francesi (gli stessi che, da bambino, hanno nutrito San Michele Garicoïts). E, come nel passato - in primo luogo ai tempi di Gesù e dei suoi discepoli; poi al tempo di Michele e dei primi betharramiti - la strada non la percorro da solo, ma sono accompagnato dai betharramiti del mondo che, nel XXI secolo e nella molteplice diversità di culture, contesti e personalità, hanno deciso di rispondere alla chiamata del Signore, riproducendo lo slancio generoso del Verbo e dicendo, come Lui nell’Incarnazione: “Ecce Venio”, “Huna ni”, “Me Voici”, “Here I am”, “Eis-me aqui”, “Aqui estoy”…

Finora, oltre al monastero e al suo santuario, dove, tra “quattro mura” è nata la nostra Congregazione, abbiamo visitato la terra dove Michele ha mosso i suoi primi passi: Ibarre (la sua casa natale); Hosta (dove fu battezzato, nel nascondimento e in piena persecuzione post-rivoluzionaria); i monti che i suoi genitori hanno attraversato (in segreto e per lo stesso motivo) per potersi sposare nel seno della Chiesa romana; Oneix (dove ha lavorato come servo e fu rapito dalla tenerezza di Dio); Garris (luogo della sua prima comunione, che ricevette dopo aver superato le difficoltà gianseniste) e Saint-Palais (città natale di P. Augusto Etchecopar, il nostro “secondo fondatore”). Molte cose sono cambiate - come ci dice la gente del posto - dal tempo di Michele al nostro. Le cittadine e i paesi, una volta fiorenti e pieni di vita, si presentano, agli occhi del viaggiatore, spopolati, silenziosi e invecchiati. Eppure, anche così, continua a esistere, per il visitatore attento e disponibile, l’ambiente che alimentò San Michele e del quale si avvalse lo Spirito per instillare, nel suo cuore, il carisma betharramita.

È difficile scegliere, fra le numerose emozioni suscitate da questa esperienza, alcune tra le più significative. Ma è necessario scegliere e perciò presento due esperienze che mi hanno segnato in modo speciale. In primo luogo, la forte impressione che ho avuto da Ibarre. Accanto all’esuberante verde delle montagne, sui cui percorsi Michele seppe condurre, come un buon pastore, il bestiame dei Garicoïts, risalta la semplicità del luogo. È vero che la solitudine attuale accentua la sobrietà del luogo ma, anche così, è un posto piccolo e appartato (come la grotta di Betlemme, immagino), anche più di altri villaggi vicini. La casa di San Michele è anche l’ultima di Ibarre ed è necessario avvicinarsi per vederla, visto che è nascosta nel mezzo del verde. È inutile dire che allora non c’era, come invece vediamo oggi, un cartello scritto in basco, che indica la direzione in cui si trova la “Casa natale di San Michele Garicoïts”. Del resto si tratta di un santo che si è distinto fino ad oggi per la discrezione e è poco conosciuto - tranne che per i religiosi betharramiti, per i laici e per alcuni altri. Come religioso e come cristiano questo mi interpella e mi permette, allo stesso tempo, di intravvedere il modus operandi dello Spirito che, lungi dal negare ciò che siamo e ciò che siamo stati - anzi, avvalendosi appunto del nostro ambiente e della nostra realtà - ci proiettata verso il futuro, verso ciò che ci chiama e che ci si aspetta che dobbiamo essere: nel nostro caso, betharramiti, cioè gente semplice, umana, incarnata e che, nella discrezione della propria posizione, sappia vivere l’immensità della carità. Dopo la sobrietà di Ibarre desidero mettere in risalto, in secondo luogo, le impressioni che mi ha lasciato la fattoria della famiglia Anghelu. Lì ho potuto partecipare, almeno in parte e con discrezione, dell’estasi di Oneix (da cui è tornato in sé grazie ad un palo che si trovava sulla sua strada - diceva San Michele -, tanto grande è stato l’amore divino che in quel momento ha sperimentato). Lì ci hanno accolti gli ultimi due discendenti degli antichi padroni del nostro fondatore; si tratta di due fratelli entrambi non sposati e novantenni. Impossibile non emozionarsi profondamente nel vedere la signora Anghelu esclamare, con le braccia alzate, “Avanti, sempre!” e vedendo suo fratello che ci diceva, appoggiato ad un bastone sulla grande pietra grigia posata all’ingresso della casa: “Qui ha camminato San Michele; perciò, quando sono venuti per mettere l’asfalto, non ho permesso che coprissero questa pietra.”

Queste sono alcune delle emozioni sperimentate nella terra di San Michele. Spero che siano di aiuto ad altri betharramiti per contemplare, con i “sensi della immaginazione”, le origini del nostro fondatore e a penetrare sempre di più nel carisma che abbiamo ricevuto dal cuore di Dio, attraverso la sua umile disponibilità.

 

Marie-Paulin Yarkai scj

Marie-Paulin...Ho scoperto Betharram, luogo storico e importante per la nostra famiglia religiosa, in una dinamica di ringraziamento, di gioia, ma anche di approfondimento spirituale.

La prima impressione è di gioia nel vedere i miei sogni diventare realtà! Sinora mi avevano parlato sempre di Betharram, del suo Santuario, della sua spiritualità. Io stesso ho parlato di Betharram alle persone durante incontri, condivisioni, senza però aver mai potuto fare la conoscenza di questo bel luogo di pellegrinaggio.

Le messe celebrate a Garacotchea, casa natale di S. Michele; a Garris, luogo in cui ha fatto la sua prima comunione; a Oneix... I tempi per la preghiera personale e comunitaria, gli incontri con i religiosi betharramiti in missione sulle orme di San Michele, il tempo della scoperta (penso in particolare alla salita sulla montagna sulla quale San Michele voleva toccare il cielo!) mi hanno aiutato ad approfondire la mia comprensione di San Michele e la sua spiritualità. Durante questa visita, diversi argomenti sono stati discussi: la famiglia, la vocazione, il battesimo del fondatore. Tali temi non potevano che portarmi a fare una rilettura personale della mia vita familiare, del mio battesimo e della mia vocazione. Le mie aspettative sono alte. Ma una cosa mi sta particolarmente a cuore: ritornare da questo pellegrinaggio rinnovato e trasformato. Che il Signore, per intercessione di San Michele Garicoïts, mi aiuti a crescere su questo percorso che ha tracciato per me.

 

Xavier Vipin scj

Vipin...Un altro evento straordinario è stato l'incontro con la famiglia Anghelu a Oneix e ascoltarli parlare di S. Michele. È stata davvero una passeggiata lungo il viale dei ricordi. Secondo P. Etcheberry, San Michele era in uno stato di trance durante la sua Prima Comunione a Saint-Palais. Così siamo stati benedetti perché abbiamo avuto la possibilità di essere in quel luogo santo per la celebrazione della Messa domenicale, cui è seguita la visita alla comunità betharramita di Saint-Palais e l'ascolto della vita ispirata di P. Etchecopar da parte dei nostri religiosi anziani.

Al termine della prima settimana di questa sessione, sono grato a Dio per gli affascinanti approfondimenti sulla vita e la spiritualità di San Michele e mi sono ricordato che siamo corpo e anima, e Dio fa cose incredibili attraverso entrambe. Quanti anni sono passati da quando S. Michele è morto? Eppure sono stato in grado di incontrarlo, vivo più che mai, e so che tutti noi stiamo facendo la stessa esperienza. Questo incontro è unico e mi offre tante motivazioni e tanta speranza.

Infine, spero e prego che lo Spirito del Signore possa aiutarmi a interiorizzare ciò che ho imparato alla Scuola di San Michele e di attuarle, d'ora in poi, nella mia vita.

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