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14/12/2015

Vita della Congregazione

Panoramica della Regione Santa Maria di Gesù Crocifisso

Vita della Congregazione

Al termine della sua seconda visita canonica nella Regione “S. Maria di Gesù Crocifisso”, P. Gaspar ci aiuta ad entrare nella vita e nei sogni di questa Regione molto vasta e varia.
Ne esce un quadro molto colorito, con tante luci e qualche sfumatura che, anziché rendere cupo il dipinto, fa cogliere che il tratto di strada da percorrere è lungo, entusiasmante e di grande responsabilità… È un viaggio tra una storia di lunga data (Inghilterra) e la storia recente (Thailandia) e recentissima (India). Buona lettura!

Grazie a questa Regione, la Congregazione può guardare al futuro con speranza. Infatti è la Regione più giovane, che in questi ultimi anni ha visto crescere il numero dei suoi membri. È la Regione che ha avuto il maggior numero di ordinazioni in questi ultimi 10 anni. È una Regione animata da spirito missionario che si manifesta nella disponibilità allo scambio di religiosi al suo interno e con altre Regioni: due religiosi indiani in Inghilterra, un religioso indiano in Terra Santa, un religioso tailandese in Francia, un religioso indiano e un religioso tailandese in Vietnam.

Il Vicariato d’Inghilterra conta un numero molto ridotto di religiosi: 6 religiosi sacerdoti e 6 religiosi fratelli, ai quali si sono affiancati due religiosi dell’India, i Padri Wilfred e Vincent, e uno del Vicariato d’Italia, Padre Alessandro Locatelli. Le due comunità (3 residenze) che costituiscono il vicariato si trovano nella diocesi di Birmingham. Le comunità seguono un ritmo di preghiera e di riunioni comunitarie che le aiuta a tenere viva la vita fraterna. Ogni comunità ha la responsabilità pastorale di una parrocchia: Olton, Great Barr, Droitwich. Una parrocchia è affidata a P. Innamorati e un’altra a P. Madej. Alcuni religiosi fratelli svolgono la loro missione come cappellani in scuole cattoliche. C’è un vivo desiderio di organizzare attività di pastorale vocazionale, che però non si sono potute realizzare a causa di alcuni problemi sopravvenuti. Nella loro semplicità, sono fedeli alla loro identità betharramita e questo li aiuta a esercitare una certa attrattiva sui giovani. Coltivano questa identità nelle riunioni di spiritualità durante il ritiro annuale del Vicariato e tre o quattro volte all’anno a Nympsfield, alle quali partecipano tutti i membri. I “companions of Betharram” sono laici interessati a vivere il carisma della Congregazione, e vivono la comunione con i religiosi offrendo collaborazione in diversi ambiti della missione e dell’animazione missionaria. Una coppia, ormai in pensione, va ogni anno, per un periodo di tre mesi, a Chiang Mai per insegnare l’inglese ai nostri giovani, a titolo di volontariato.

Il Vicariato di Tailandia ha gradualmente cambiato volto in questi ultimi dieci anni. I missionari francesi si sono via via ritirati dalla missione, molti sono rientrati al loro paese, due missionari italiani sono ancora attivi, altri due, pur di salute malferma, preferiscono restare. I giovani religiosi betharramiti si sono progressivamente fatti carico dei diversi posti di missione. La nostra presenza più significativa è nella diocesi di Chiang Mai, dove la nostra missione cominciò circa 60 anni fa, quando i nostri missionari si dedicarono con grande impegno a predicare il Vangelo e a organizzare la diocesi grazie alle conversioni che avvenivano. Oggi siamo presenti in sei posti di missione: Ban Betharram, Maepon, Chomtong, Huay Tong, Huay Bong e Ban Pong. Da un decina d’anni siamo presenti anche nella diocesi di Nakon Sawan, nel centro missionario di Maetawar, tra i Kariani della montagna dove si è realizzato un grande lavoro di evangelizzazione, accompagnando da vicino la gente, come chiede Papa Francesco. Qui collaborano con noi le Figlie della Croce. Nella diocesi di Bangkok abbiamo la formazione dei filosofi e dei teologi e il seminario minore, a Sampran.

Nel Vicariato di Tailandia si è curato molto la pastorale vocazionale. Si presenta molto presto la vocazione ai bambini e si coltiva in loro questo desiderio passando attraverso diverse tappe: il centro catechistico di Maepon, il foyer di Phayao per i giovani delle scuole secondarie inferiori, Ban Betharram a Sampran per i tre anni di Liceo, due anni di esperienze nei diversi posti di missione, avendo come riferimento la residenza missionaria di Chiang Mai, Ban Garicoits a Sampran per i quattro anni di filosofia. Poi vanno a Bangalore per i due anni di noviziato e ritornano a Ban Garicoits per i quattro anni di teologia. Si spendono molte energie nella pastorale vocazionale e nella formazione, però in modo molto dispersivo, il che significa sprecare molte forze e non avere la possibilità di fare un lavoro più in profondità nella missione propriamente formativa.

Per ognuna di queste tappe, c’è un solo religioso incaricato. Questo fa sì che si produca un grande sforzo senza però arrivare a un accompagnamento dei giovani più accurato. Si tratta di uno stile che contrasta con il principio proclamato in un Consiglio di Congregazione: “NON CI SIANO FORMATORI SOLI”. Inoltre, in tutti questi luoghi di formazione, i formatori e i giovani collaborano nel sostenere i costi della formazione. Consideriamo questo una buona cosa per coltivare lo spirito che ci caratterizza in Tailandia e perché in questo modo la formazione è più legata alla situazione concreta di vita.

Il grande tesoro del Vicariato di Tailandia è la sua povertà, che permette loro di vivere molto vicino alla gente, che condivide con loro tutto quanto di cui hanno bisogno per vivere. Hanno tutto il necessario perché sono numerosi i benefattori che collaborano con i religiosi nella missione e anche nella formazione. I religiosi si affiancano alla gente nei lavori agricoli e sostengono le famiglie nelle loro difficoltà. Sono molto ben voluti. Il loro stile è quello richiesto dal Papa e sono profeti che, con il loro modo di vivere, denunciano lo stile di una parte del clero che agisce con uno stile di funzionari. La Chiesa di Tailandia apprezza lo stile di Betharram. Ma è molto difficile mantenerlo vivo oggi: infatti è aggredito dalla mondanità della cultura occidentale che si va insinuando in alcuni nostri religiosi i quali, cedendo alla mentalità diffusa, ritengono che abbiamo bisogno di denaro per essere più efficienti. Ma si tratta solo di due o tre religiosi.

Nel Vicariato dell’India, l’ordinazione di numerosi nuovi fratelli ci ha obbligato a uscire dalle case di formazione di Bangalore e Mangalore per organizzare nuove comunità e dare una risposta alle sfide della missione nella Chiesa locale. Nel 2014, abbiamo portato a termine la costruzione della casa di formazione di Mangalore, grazie alla consistente collaborazione economica dei laici, amici di Betharram e alla donazione del terreno e di un settore della casa da parte delle religiose del Carmelo Apostolico. Il buon lavoro di animazione vocazionale e di formazione permette di avere ogni anno nuovi candidati.

Oltre che nelle case di formazione, i nostri religiosi sono presenti in altre due residenze, dove svolgono un’attività pastorale in due parrocchie a Adigondanahally e in un’altra a Tiptur (diocesi di Bangalore). Nel Nord-Est, nello Stato dell’Assam, a Hojai, una comunità anima un centro missionario che si occupa della direzione di una grande scuola, di un centro di accoglienza per giovani che vengono da località più interne del Paese per studiare nella scuola stessa, e dell’accompagnamento di piccole comunità cristiane disperse nella campagna.

La missione del Vicariato è caratterizzata anche da una dimensione sociale. Le due comunità di formazione di Bangalore e di Mangalore, gestiscono ognuna un centro di accoglienza per bambini di strada, che non hanno famiglia, e permettono loro di crescere in un ambiente più sano. In quest’opera contano sulla collaborazione di molti benefattori che li sostengono economicamente e con prodotti alimentari, vestiti, etc. Una signora francese, pochi mesi prima di morire, ha lasciato una somma considerevole per quest’opera.

Il problema delle nuove comunità missionarie dell’India è l’assenza di tradizione, di vita fraterna e di missione propriamente betharramite. Tutto è nuovo. Già ho ricordato loro che la vita fraterna in comunità è fondamentale per noi; ma hanno difficoltà a recepire questo valore e corrono il rischio dell’attivismo pastorale, inteso in modo un po’ individualista. Alcuni religiosi del Vicariato vogliono avere grandi opere proprie come altre Congregazioni dell’India. Con P. Austin, Superiore regionale, vogliamo comunità che siano più vicine alla gente, con uno stile di vita semplice senza la gestione di grandi opere che, con lo sfoggio del denaro e del potere, tengono lontane le persone e costituiscono una contro-testimonianza evangelica. Riteniamo che stare vicino alla gente con semplicità risponde meglio a quello che chiede il Papa. Già nel 2007, una religiosa ci aveva sensibilizzati a questo riguardo in occasione del Consiglio di Congregazione svoltosi in India.

Essendo la Regione Santa Mariam la più giovane, abbiamo dovuto affidarne il governo e la missione della formazione a religiosi molto giovani. Questo evidenzia alcune fragilità e ci mette di fronte ad alcuni problemi.

L’Inghilterra è il Vicariato con il maggiore numero di anni, ma il minor numero di religiosi; sostiene economicamente e spiritualmente l’India. Aiuta poi i religiosi a trasmettere il carisma con fedeltà durante i ritiri e le giornate di riflessione in altri vicariati. Il noviziato che si svolge in India, per l’India stessa e per la Tailandia, dà un grande apporto alla conoscenza reciproca e all’integrazione tra i religiosi dei due vicariati e all’integrazione all’interno della regione. Questa integrazione, tuttavia, è molto fragile perché i tre vicariati sono realtà culturali molto diverse e la comunicazione è molto difficoltosa a causa della diversità linguistica e culturale. Per rafforzare l’unità della regione, è necessario intensificare l’interscambio dei religiosi tra i tre vicariati, e anche programmare riunioni a tutti i livelli: Capitolo regionale, riunioni di formatori, di superiori, etc.

In questa Regione c’è molta vita e molta missione; è nostro dovere prendercene cura, ma anche confidare nel Padrone della messe che ci ha permesso di seminare il Vangelo e il carisma di Betharram in queste terre. Sarà lui a curarla e a farla crescere per la gloria di Dio e la salvezza degli uomini.

Gaspar Fernández Pérez, scj
Superiore Generale

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