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Sessione 1
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14/02/2015

Le nostre case di formazione

Il tempo per chiarire la vocazione

Continuiamo il nostro viaggio nelle case di formazione della Congregazione. Dopo aver ascoltato quanti si occupano dell’animazione vocazionale, eccovi il racconto entusiasta ed appassionato di coloro che sono stati chiamati a compiere un servizio nelle case in cui si svolge il periodo del postulandato.

I responsabili del postulando sono, in genere, giovani religiosi ai quali è stata chiesta una specifica preparazione nel campo della formazione e del discernimento. Tutti loro si sono preparati con tanta abnegazione, convinti che attraverso questo compito, che è loro affidato, stanno non solo “formando” ma continuano essi stessi a “lasciarsi formare” dai giovani che sono loro affidati. Ascoltiamoli!

 

Da quanto tempo svolgi questo servizio?

Pascal

: Da un anno e otto mesi. Quando ho accettato questa responsabilità non avevo nessuna idea al riguardo. Sapevo solo che ero nella formazione!

Osmar: Ho assunto un anno fa l’impegno della formazione nella casa di formazione Nostra Signore di Bétharram di Lambaré, su richiesta dei superiori.

Glecimar: Ho cominciato il mio ministero nel 2013, accompagnando spiritualmente giovani candidati, a Passa Quatro dove, in quel momento, funzionava e funziona tuttora, la tappa dell’Aspirandato.
La mia formazione a questo ministero ebbe inizio per una mia iniziativa personale nella quale mi sono sentito interpellato e chiamato a vivere in pienezza la mia vocazione, approfondendo la pratica dell’accompagnamento spirituale. Fu così che cominciai il CAP (Corso di Accompagnamento Personale), promosso dai gesuiti di Itaicí (San Paolo). In possesso di questo prezioso strumento, la Regione P. Augusto Etchécopar, tramite il mio Vicariato, mi ha proposto di accompagnare i Postulanti. Adesso sto cominciando un corso per formatori a San Paolo, promosso dall’associazione “Transcender” che segue le linee generali del gesuita P. Rulla.

Pascal: Sto imparando seguendo un corso per formatori. Ho partecipato a diversi seminari per la formazione di formatori e superiori. Oltre a questo, mi avvalgo sempre dell’aiuto dei miei confratelli maggiori che mi sostengono con il loro consiglio. Inoltre mi incontro con diversi superiori di comunità religiose (preti e suore) che mi aiutano in questo mio compito.

Osmar: Ho frequentato i tre anni della Scuola per Formatori nella Città di Cordoba-Argentina. Ho frequentato il corso di Abilitazione per Orientatori e Accompagnatori di Esercizi Spirituali nel Centro di Spiritualità di Itaicí-San Paolo-Brasile. Questi due corsi mi hanno offerto molti strumenti per l’accompagnamento nella formazione.
Ho partecipato agli incontri di formatori a livello Regionale (ERAVOF), dove ho condiviso con gli altri formatori la realtà formativa di ogni Vicariato e ho preso parte all’elaborazione di un progetto comune di formazione per la nostra Regione.

 

Quali sono le aspettative dei giovani durante questi anni di formazione?


Osmar: I quattro giovani hanno espresso il loro desiderio di continuare il processo di formazione, andando oltre le difficoltà e le sfide che si presentano. Sono contenti nella casa di formazione e sono in attesa dei nuovi aspiranti che, a partire dal 25 febbraio, entreranno a far parte della nostra casa di formazione.

Pascal: Le aspettative sono quelle di diventare Religiosi impegnati, essere disponibili ai bisogni del prossimo. Essere veri testimoni del Vangelo. Gli obiettivi sono: pervenire a conoscere se stessi con i propri limiti e talenti, fare un’intima esperienza di Gesù nella preghiera, formarsi allo stile di vita Betharramita, e, da ultimo ma non certo meno importante, aprirsi alla realtà del mondo di oggi.

Glecimar: Questi giovani arrivano da noi con molte speranze. Ho potuto vedere, per esperienza, che parlare di sé e della propria storia personale è stato il punto di partenza per conoscere se stessi e riconciliarsi con la propria realtà. Inoltre, noto in loro un autentico desiderio di cogliere, di capire e di vivere il “tocco di Dio” nella loro vita.

 

Quali sono gli obiettivi che cerchi di raggiungere?

Glecimar: Seguendo la Ratio Formationis, il nostro obiettivo è quello di aiutare i giovani a conoscersi meglio, ad accettarsi per diventare uomini liberi e responsabili. In questo senso, l’accompagnamento sistematico e personale li aiuta a riflettere sulla loro vita e sulla loro storia personale, sulla loro predisposizione a una vita di preghiera, sulla loro capacità di vivere in comunità e sulla loro sensibilità verso la realtà ecclesiale e sociale. Lo ritengo un momento privilegiato che può favorire un discernimento concreto sulla vocazione per tutta la vita.

Pascal: Nell’anno di postulandato sono incoraggiati a maturare soprattutto nella dimensione umana. Tutte le dimensioni sono importanti, ma quella umana ha la priorità in questa tappa della formazione. Il programma tiene conto dello sviluppo di tutte le dimensioni.

Osmar: Aiutare ogni giovane in formazione a fare un’esperienza iniziale di crescita integrale nelle varie dimensioni della sua vita, che gli permetta di vivere liberamente l’opzione per la sequela di Cristo nella vita religiosa betharramita. Aiutarlo a vedere la sua vocazione come una risposta solidale e di impegno con la chiesa. L’esperienza comunitaria e l’incontro personale con il formatore sono, per il giovane in formazione, spazi privilegiati di crescita e di preparazione.
Fare periodicamente con ogni giovane al fine di prepararli in modo adeguato alla tappa successiva della sua formazione (noviziato).

 

Come semplice religioso, quali elementi o momenti apprezzi maggiormente in questo servizio che ti è confidato?

Osmar: Apprezzo molto i momenti comunitari (momenti di preghiera, l’eucaristia; i momenti di lavoro, lo sport, la condivisione fraterna della mensa). Apprezzo molto anche il momento di accompagnamento personale sistematico con ognuno dei giovani in formazione.
Nei giovani in formazione apprezzo la capacità di adattarsi rapidamente a un nuovo stile di vita, essendo la maggior parte di loro proveniente dall’interno del paese; apprezzo anche la fiducia, l’apertura, l’allegria e l’entusiasmo di cui danno prova nella vita comunitaria e negli incontri personali.

Pascal: Ci sono alcune cose semplici che mi rendono felice: quando i giovani si sforzano di parlare in inglese, quando accolgono con responsabilità le cose che sono loro affidate, quando sono apprezzati dai loro professori nel college.

Glecimar: Secondo me, l’accompagnamento è un ministero sacro, un momento privilegiato che mi riconferma nella mia vocazione e nella mia scelta di aver messo Dio al primo posto. Oltre a favorire e sviluppare la capacità di ascolto, mi pone anche direttamente davanti alla mia storia e mi dà la possibilità di riconoscere che Dio è al primo posto, nell’accompagnamento e nella storia di ognuno di loro… È il momento di consegnare a Dio la nostra storia e la nostra vita. Essere formatore diventa, anche per me, uno spazio continuo di formazione e di apprendimento.

 

Organizzazione del periodo del postulandato: esempio della casa di Lambaré, dove attualmente ci sono 4 giovani (un postulante del secondo anno e tre che hanno appena iniziato il postulandato).

1° periodo (tappa iniziale): si invita ogni giovane in formazione a fare un’esperienza di crescita integrale nelle varie dimensioni (umana, spirituale, comunitaria, intellettuale, missionaria, vocazionale e carismatica).
2° periodo (pre-noviziato): oltre a lavorare sulle diverse dimensioni della sua vita, si invita ogni giovane in formazione a vivere un’esperienza più profonda di preghiera personale alla luce della Parola di Dio, condivisa con la comunità. Inoltre, grazie all’incontro personale, si aiuta il candidato a fare esperienza del carisma della congregazione e personale, e a dar prova di un servizio nella vita comunitaria e nella pastorale assunta a livello parrocchiale.
Vita di preghiera: lodi, messa con vespri, momento di preghiera personale, recita del rosario, adorazione davanti al Santissimo, un giorno di deserto una volta al mese con riflessioni condivise durante la messa, ritiro di fine anno.
Accompagnamento sistematico e personale: ogni giovane ha un incontro personale una volta alla settimana con il formatore.
Studi accademici: le mattine da lunedì a venerdì, i giovani in formazione raggiungono i rispettivi istituti (Istituto di Vita Religiosa e Istituto Superiore di studi umanistico-filosofici). Anche parte del pomeriggio è consacrato a alcune ore di studio personale in casa.
Altri corsi: conferenze sulla spiritualità, seminari sull’affettività, sulla sessualità e sull’uso dei mezzi di comunicazione sociale; corsi di informatica e di lingua spagnola.
Riunione comunitaria: una volta la settimana.
Lavoro manuale: pulizia della casa, giardino e cortile.
Sport: tre volte la settimana.
Uscite comunitarie: tre o quattro uscite all’anno.

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