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14/04/2015

La Parola del Superiore Generale

Il Regno è come il più piccolo di tutti i semi

La Parola del Superiore Generale

La nostra famiglia di Bétharram, in tutti gli angoli della terra dove è presente, come pure il Bétharram del cielo, festeggiano con grande gioia la canonizzazione di Suor Maria di Gesù Crocifisso, la carmelitana dal velo bianco, la piccola araba, “il piccolo nulla”, come amava chiamarsi.

Il primo motivo della nostra gioia consiste nel contemplare Mariam che condivide la gloria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo per aver vissuto il Vangelo.

Questo spettacolo prodigioso ci assicura inoltre che è possibile prendere sul serio il Vangelo e viverlo con semplicità e totalità. In Mariam, possiamo renderci conto che quelle parole del Vangelo sono vive: “Ti glorifico, Padre, Signore del cielo e della terra … che hai rivelato queste cose ai piccoli …”, “Beati i poveri…”, “Chi si umilia sarà esaltato…”, "Il Regno dei cieli è simile… a un piccolo seme, a un po’ di lievito che una donna prende e che fa fermentare tutta la pasta, a un tesoro e a una perla”.

Mariam visse quasi come una profuga. Era analfabeta, religiosa dal velo bianco, dispensata dal coro perché non era in grado di leggere i salmi. Quanto alle sue esperienze spirituali e alle sue lettere, doveva dettarle a una consorella che le metteva per scritto. La sua grandezza sta nelle esperienze dell’amore di Dio, che la rendeva sua confidente e mediatrice per manifestare tale amore alle sorelle della comunità. Questo amore di Dio che lei arrivò a sperimentare, come la sua cara Madre Santa Teresa, attraverso la trasverberazione del cuore, avvenuta in un eremo del Carmelo di Pau, il 24 maggio 1868.

Questo amore di Dio che, come nell’Amato, porta con sé l’esperienza della croce e della sofferenza: umiliazioni, incomprensioni, ingiurie e la conformazione allo sposo, Gesù Crocifisso, nel dolore delle stigmate.
Benché fosse “il piccolo nulla”, aveva il suo posto e godeva di autorità morale nella comunità. Per esempio, fu lei a progettare e a dirigere i lavori di costruzione del convento di Betlemme, dove, in seguito a una caduta, si fratturò il braccio. Questo le causò una cancrena che la portò alla morte il 26 agosto 1878, a soli 32 anni. Come dice il poeta: “muore giovane chi è caro a Dio”. Esercitava una certa influenza sul suo direttore spirituale, P. Estrate e sulla Fondatrice del carmelo, Berthe d’Artigaux, i quali, dopo la morte della “Petite”, dimenticarono un po’ il Vangelo che Mariam aveva testimoniato con la sua vita e con le sue parole. Influenzava e ammirava anche Madre Veronica della Passione, fondatrice del Carmelo Apostolico con la quale condivideva le sue esperienze spirituali.

Mariam aveva molto a cuore la nostra famiglia di Bétharram, per la quale ha sofferto e ha fatto tutto quanto era in suo potere. Nel suo modo di agire abbiamo una prova ulteriore che la nostra Congregazione ha un’origine carismatica; come pensava san Michele Garicoïts, era voluta da Dio. Le procurò molta sofferenza un sogno durante il quale vide la Congregazione come un giardino di fiori meravigliosi soffocati da una ragnatela che impediva loro di respirare. Esercitò il suo ascendente anche su Mons Lacroix e lo convinse a inviare la Regola di Vita di Bétharram a Roma, insistendo sul fatto che quello era il momento opportuno. Vi si recarono P. Estrate e il sacerdote diocesano Don Bordachar, i quali compresero il significato della loro missione solo quando si resero testimoni del fatto che tutto stava avvenendo al di sopra di ogni volontà umana. Grazie alla saggezza e al coraggio di una “piccola araba” analfabeta, la Congregazione del Sacro Cuore di Bétharram è un Istituto di diritto pontificio. Perché ci sia vita umana, ci vuole un padre e una madre. Nostro Padre è san Michele Garicoïts; nostra madre, Santa Mariam Baouardi. Grazie, Mariam, non ti ringrazieremo mai abbastanza!

Mariam, “la piccola araba”, aveva anche un’anima missionaria, che si rivelò nella sua disponibilità a fondare il Carmelo di Mangalore, in India, e quello di Betlemme, in Palestina. Fece parte del gruppo di religiose che andarono a Mangalore, per fondare un Carmelo e per iniziare la missione del Carmelo Apostolico. Nel Carmelo di Mangalore soffrì molto a causa dell’invidia delle sue sorelle che non la comprendevano e, per obbedienza a Mons Efrem, vescovo carmelitano di Mangalore, dovette ritornare al Carmelo di Pau. In seguito si rese disponibile, con Madre Veronica della Passione, per far parte della comunità incaricata di fondare il Carmelo del Bambino Gesù sulla collina di Davide, a Betlemme, per il quale chiese che i Sacerdoti di Bétharram fossero cappellani, così come sarà a Nazareth nel 1910. È stata, senza dubbio, la nostra madre Mariam che è intervenuta nella fondazione di Betharram a Bangalore, Mangalore e Hojai, visto che in questi ultimi anni il Signore ci ha arricchito con numerose vocazioni, che incarnano il carisma di san Michele Garicoïts nella ricchezza della cultura indiana.

Quanti altri gesti di amore e delicatezza verso Betharram! Grazie a Mariam, fu possibile superare i vari ostacoli frapposti dal Patriarca di Gerusalemme, dalla custodia dei Francescani, e perfino dalla Congregazione di Propaganda Fide, i quali non volevano che una comunità di Bétharram si stabilisse in Terra Santa fin dal 1879. Tutti negarono il loro assenso, ma il Papa Leone XIII diede la sua approvazione, perché “per il Signore nulla è impossibile”.

La presenza in questi due luoghi santi ha fatto sì che durante molti anni, i Betharramiti fossero formati nella Terra di Gesù: la filosofia a Nazareth, la teologia a Betlemme. Inoltre, grazie a questa presenza, una comunità betharramita fu chiamata a dirigere il Seminario Patriarcale di Beit-Jala. Mariam, nel viaggio verso Nazareth, si fermò nel territorio di Amwas. Con quell’intuito per le cose di Dio che è proprio delle anime semplici, disse: “ qui è il luogo dove il Signore Gesù aveva spezzato il Pane con i due discepoli”. In seguito, scavi e ricerche archeologiche portarono alla luce i resti di un battistero del terzo secolo, una basilica bizantina e un’altra del tempo dei Crociati, elementi che testimoniano che per gli antichi si trattava di un luogo santo molto importante, meta di pellegrinaggi. La benefattrice Berthe d’Artigaux, acquistò un terreno per le Carmelitane di Betlemme, con l’idea di fondare un altro Carmelo, e un piccolo terreno per i Betharramiti, suoi cappellani, che vi costruirono una casa.

In molti modi ci hai mostrato che ci vuoi bene, Mariam. Anche noi ti amiamo molto perché sei un esempio del fatto che il Vangelo dei poveri si può vivere. Ti chiediamo di proteggere le nostre due comunità all’ombra dei due Carmeli: la comunità di Betlemme, nella quale quattro novizi africani si preparano, sotto la guida del loro Maestro, a vivere il nostro carisma; quella di Nazareth, nella quale un religioso arabo accompagna una comunità cristiana araba e un altro, venuto dall’India, studia la lingua ebraica per conoscere meglio la Bibbia e occuparsi dei cristiani di lingua ebraica. Come sempre, ti chiedo di aiutarci a vivere nella verità e nell’amore e a preservarci da ogni illusione, con la forza dello Spirito Santo.

Il 17 maggio 2015, Anno dedicato alla Vita Consacrata, il Papa Francesco ti proclamerà Santa; e noi, unitamente a tutti i Carmelitani scalzi, che celebrano il quinto centenario della nascita della vostra Madre Santa Teresa, faremo esplodere tutta la nostra gioia, che sarà l’eco della gloria che tu vivi in cielo. Saremo presi dall’emozione nel vedere la tua immagine sulla facciata di San Pietro insieme a quella di altre tre donne, Maria Alfonsina, palestinese come te, la francese Emilie de Villeneuve, e l’italiana Maria Cristina dell’Immacolata Concezione.

Gaspar Fernández Pérez, scj
Superiore Generale

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