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14/11/2013

Vita della Congregazione

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

Vita della Congregazione

Tra le sue molteplici attività sia nella parrocchia multietnica di Birmingham sia davanti alla sua scrivania a redigere libri o traduzioni, P. Dominic Innamorati, con i suoi allegri e imminenti 82 anni, ha sempre la valigia pronta per andare a scoprire sul campo il quotidiano dei suoi fratelli in religione e in umanità sotto altre latitudini. Come ad esempio nel suo viaggio in Tailandia di fine luglio-inizio agosto, dove ha colto - come sempre - una lezione di vita.


Abituati come siamo a vivere in città, noi Europei spesso diamo per scontati gesti e servizi quali: andare a fare la spesa, avere l’energia elettrica e l’acqua corrente in casa. I preti e i fratelli della nostra missione, in certi casi non hanno nessuna di queste comodità. Quest’anno durante la mia visita ho condiviso un po’ la loro vita. Non si può non nutrire ammirazione per i primi Religiosi che praticamente non avevano nulla quando iniziarono la missione.

La mia visita a Mephon è avvenuta durante il periodo della semina del riso, nella stagione dei monsoni. Ero molto interessato ed ho accompagnato quelli che erano impegnati in questo lavoro. Con mia grande sorpresa, ho notato che tutti erano coinvolti. I preti, gli studenti, le religiose, i bambini e i loro genitori che facevano questo lavoro a titolo di ricompensa per il vitto e l’educazione ricevuti dai loro figli. Tutti indossavano vestiti adatti per un lavoro nell’acqua melmosa delle risaie: piedi nudi e calzoncini corti. I lavoratori esperti raccoglievano mazzi di piantine che galleggiavano e le piantavano in file ben ordinate passando da una risaia all’altra: un lavoro massacrante. Questo normalmente era il lavoro dei genitori, delle religiose, dei preti, degli studenti e dei ragazzi più grandi. Gli altri bambini camminavano lungo i terrapieni posti tra le diverse risaie e distribuivano mazzi di piantine e portavano cibo e bevande dalle case per i lavoratori. Altri bambini andavano alla ricerca di cibo nella foresta: germogli di bambù, verdura selvatica, rane o qualunque altro animale che trovavano e pesci dai corsi d’acqua e dagli stagni.

Ogni centro missionario doveva essere autosufficiente coltivando e trovando cibo per il proprio sostentamento: per i preti, le religiose, i fratelli (normalmente due in ogni missione) e i bambini il cui numero variava da 20 a 200. Quindi, accanto all’attività pastorale, i missionari svolgevano un lavoro per la propria sussistenza.

Un altro evento a cui ho potuto partecipare è stata la raccolta di frutti in una vasta tenuta chiamata la fondazione, non lontano da Chiang Mai, la principale città della Tailandia del nord, centro della nostra missione. Mi sono unito a un buon numero di persone; preti, fratelli e pre-postulanti - che avevano partecipato a un corso di catechetica - e laici provenienti dai nostri centri di missione. Raccoglievano un frutto che non avevo mai visto prima, nemmeno in Inghilterra.

Il "longan"Mi dicono che si chiama Longan. Gruppi di persone stendevano teli di plastica sotto gli alberi mentre gli arrampicatori si muovevano pericolosamente di ramo in ramo e tagliavano con grandi coltelli i rami più piccoli carichi di frutti. Un grande numero di persone staccavano i frutti dai rami caduti, li riponevano in sacchi e li vendevano ai commercianti seduta stante.

In Tailandia non devi andare lontano per trovare pozze d’acqua ricche di pesce che, nei nostri centri missionari, costituiscono una fonte di sostentamento. Al Seminario di Sampran, a volte, puoi trovare P. Jirapat, il Superiore, e il cuoco che, armati di lenza, estraggono pesci da un laghetto; un pasto per tutta la comunità. Altre comunità hanno i loro laghetti e le loro vasche.

Ma non di solo pane vive l’uomo e la missione fornisce cibo spirituale con il lavoro pastorale in più di 200 villaggi loro affidati e in ostelli e scuole come a Mephon, un Centro per Kariani della montagna, e Bang Pong, il Centro Sacra Famiglia, per bambini e ragazze della tribù degli Aka. Il primo è stato iniziato dai Padri Seguinotte e Oxibar negli anni Cinquanta e il secondo negli anni Ottanta da P. Pensa, che vi risiede tuttora.

In Tailandia, Betharram ha molte vocazioni. Oggi i padri stanno raccogliendo i frutti del lavoro di semina dei nostri primi missionari venuti dalla Francia, dall’Italia e dalla Spagna. Alcune settimane fa tre giovani hanno fatto la professione perpetua nella Cattedrale di Chiang Mai gremita di fedeli; un segno di grande solidarietà: Tailandesi dalla città, Kariani dalle montagne e un bel coro di ragazze Aka dal nord. Ci sarà poi l’ordinazione diaconale di cinque giovani. La messe è molta e la chiamata dalle vicine terre del Vietnam, della Birmania e della Cina si fa sempre più pressante.

Dominic Innamorati, scj

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