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P Andrea Antonini
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14/06/2013

STORIA della REGOLA DI VITA

6 - La Regola del 1875 e il Breve Laudativo

Sr Mariam di Gesù Crocifisso

Il 2 maggio 1875, durante una delle sue estasi, sr Mariam del carmelo di Pau, udì una voce che le diceva … «Dica a P. Estrate [betharramita] e a P. Bordachar [prete diocesano] che si rechino a Roma in questo mese, perché otterranno quella grazia che non potranno ricevere più tardi …» […].
P. Estrate e l’Abbé Bordachar si misero subito in cammino verso la città eterna. Non potevano contare su nessuno che li accogliesse con benevolenza; la loro missione sembrava ridursi a presentare agli uffici della Sacra Congregazione dei Vescovi e dei Regolari i documenti che avevano con sé, per poi ritirarsi ed aspettare il loro turno. Erano sostenuti soltanto dalla parola della veggente, la quale aveva dato loro la certezza che quella era l’ora propizia […].
Gli avvenimenti avrebbero giustificato di lì a poco la predizione della piccola Suora ed avrebbero spiegato l’intervento dell’Abbé Bordachar in un affare che non lo riguardava minimamente. Le Suore Domenicane di Mauléon, di cui lui era il Cappellano, gli avevano dato un incarico da assolvere presso il Rev.mo P. Bianchi, procuratore generale dei Domenicani; i nostri due viaggiatori si recarono alla Minerva per adempiere al loro compito, senza immaginare cosa li attendeva.
Dopo averli accolti con cortesia, il Rev.mo Padre Bianchi chiese loro lo scopo del loro viaggio a Roma e, venuto a sapere che si trattava di costituzioni da far approvare: «Datele a me, disse loro; sono uno dei consultori della Sacra Congregazione dei Vescovi e dei Regolari; le esaminerò e farò in modo di essere io il relatore».

(Estratto da
La Vita e l’Opera del Venerabile Michele Garicoits,
Basilide Bourdenne)

 

I due messaggeri indicati dalla Veggente del Carmelo consegnarono la regola di Bétharram nelle mani di P. Bianchi, O.P., Consultore della Sacra Congregazione dei Vescovi e dei Regolari, il quale si incaricò di farla approvare. In effetti le cose andarono spedite e il Breve Laudativo fu firmato il 23 luglio.
Ma, rivedendo queste Costituzioni per armonizzarle con la legislazione romana, P. Bianchi vi apportò alcuni ritocchi importanti: « Le nostre costituzioni (sono state) modificate in modo significativo», scriveva P.Etchecopar il 18 agosto 1875.
La Congregazione, pur avendo un carattere proprio, era stata messa dal suo fondatore nel solco della Compagnia di Gesù. Al termine della sua vita, aveva fatto copiare – con l’intento di farne la Regola di Bétharram – l’Institutum dei Gesuiti. Morì prima che questo lavoro fosse terminato. Il Sommario e Le Regole Comuni costituivano già la regola di vita dei Betharramiti. Gli Esercizi spirituali, le Meditazioni di Lancicius, erano la fonte del loro nutrimento e lo sarebbero state fino alla fine del secolo e anche oltre. Le Regole portate a Roma nel 1875, malgrado l’inesperienza giuridica dei loro estensori, si ispiravano alla stessa scuola di pensiero.
Forse Padre Bianchi, nella fretta di terminare il suo lavoro, non se ne rese conto; oppure la tendenza che prevaleva alla Sacra Congregazione era diversa. Fatto sta che il testo, dopo l’emendamento, si staccava quasi completamente dalla linea dei Gesuiti. La nuova Costituzione era messa sotto l’egida della Regola di Sant’Agostino.
Questo testo, inoltre, veniva quasi totalmente svuotato del suo contenuto spirituale; infatti lo stylus Curiae, che già dettava legge e che avrebbe trovato la sua espressione più radicale nelle Normae del 1902, prevedeva che le Costituzioni religiose fossero interamente giuridiche. Ogni elemento di spiritualità doveva essere escluso, o quasi. Il bel capitolo sullo Spirito dell’Istituto svanì nel nulla e al suo posto comparve un breve capitolo marginale, dal titolo: Devozioni particolari dell’Istituto.
Ecco come P. Etchecopar confidava la sua meraviglia a P. Magendie, il 18 novembre 1875:
«Non avremmo mai immaginato che si potessero apportare simili modifiche alle Costituzioni. Dio l’ha voluto».

Sul momento, tuttavia, i Padri furono più sensibili all’elemento fondamentale, cioè essere uniti a Roma grazie al Breve Laudativo, che non ai cambiamenti apportati alla legislazione. Il nuovo testo fu accolto senza osservazioni.
P. Etchecopar era comunque preoccupato. Temeva che questo nuovo orientamento allontanasse l’Istituto dal pensiero di Padre Garicoits.
A tali osservazioni, P. Bianchi rispose che queste Costituzioni erano ad experimentum e che l’approvazione della Santa Sede sarebbe stata accordata solo dopo tre anni; si suggeriva inoltre di preparare, in questo lasso di tempo, gli emendamenti che si volevano introdurre. Prometteva poi di farle esaminare con un occhio di riguardo. P. Etchecopar si propose di prendere a cuore questo lavoro. Durante tutto l’anno 1876 portò in sé questa inquietudine. Non appena gli fu riferito che il periodo di tre anni poteva essere ridotto, si rimise all’opera.

Pierre Duvignau, scj

(segue)

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