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26/10/2009

Notizie in famiglia - 14 dicembre 2009

 

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La parola del Padre Generale

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Ciò che è nuovo nella Regola di Vita

Quarant’anni fa, nel 1969, il Capitolo Generale straordinario approvò la Regola di Vita, come richiesto dal Concilio Vaticano II. La Commissione interprovinciale, convocata nel 1968 a Bel Sito e presieduta dal Superiore Generale, P. Giuseppe Mirande, con i risultati della consultazione di tutti i religiosi, fece un lavoro eccellente. Tutto questo prezioso materiale si può trovare nella NEF di quegli anni.

Con le indicazioni disponibili all’epoca,  si realizzò un buon lavoro di sintesi. La nostra identità betharramita fu opportunamente definita come forma di discepolato di Gesù: ... che consiste nel riprodurre e manifestare l’impulso generoso del Verbo incarnato che dice al Padre: Ecce venio e  accetta ogni suo volere per la salvezza degli uomini. ( R. di V. 1969, 2,12). La riflessione dei primi capitoli si strutturava in tre dimensioni: la spiritualità, la comunità e l'apostolato. All’atto di definire la nostra spiritualità, il contributo del P. Jean Matéo fu decisivo.

Approfittando della revisione della parte riguardante il Governo già a noi nota, la commissione di revisione della Regola di vita, creata da P. Radaelli, considerò che il buon lavoro dell'anno 1969 doveva incorporare la riflessione postconciliare sulla vita consacrata e gli elementi della nostra identità carismatica messi in luce nel corso della sessione tenuta a Betharram nel 1985, promossa da P. Grech.

Le modifiche dei titoli introducono la terminologia che si è andata delineando in questi anni: I. Il Carisma della Famiglia di Betharram. II. La missione dei religiosi del Sacro Cuore di Gesù. III. La Consacrazione mediante i voti. IV. La vita di preghiera betarramita. V. La vita fraterna in comunità. VII. Il nostro servizio nella Chiesa…

Il Manifesto si presenta nella sua integrità. È un testo fondamentale per la definizione della nostra identità carismatica. Il paragrafo che mancava mette in evidenza il riferimento a Gesù Cristo attraente, modello ed aiuto, ma inoltre esprime le circostanze del fondamento: la scristianizzazione e la disubbidienza del clero, due dolorose realtà che colpiscono San Michele Garicoits.

Si ricupera l'espressione Sacro Cuore che appariva sfuocata, tanto nel nominare Gesù, l'impulso generoso del Cuore di Gesù, il Verbo incarnato (art. 2, 9), come nel citare la Congregazione (112, 113, 114,30…). Alle tre dimensioni: spirituale, comunitaria, missionaria, si aggiunge la dimensione della consacrazione (art. 4, 6). Alla missione betarramita si aggiunge inoltre la nuance di “procurare agli altri la stessa felicità" (11), sulla quale tanto si è insistito in questi ultimi anni.

Si è tentato di incorporare, mediante citazioni, la teologia sulla vita religiosa postconciliare, la riflessione sul carisma con nuove citazioni di San Michele, del P. Etchecopar e anche di qualcuno degli ultimi Capitoli generali, quello del 1999 nell'art. 18 e la Lettera di Giovanni Paolo II al Superiore generale in occasione del Bicentenario della nascita di San Michele Garicoits nel 1997 (124). Si vuole così dimostrare che la nostra identità si va forgiando nella storia della Congregazione.

Sono stati mantenuti i capitoli I e II che esprimono molto bene la nostra identità e la nostra missione, aggiornando la terminologia. I capitoli IV e V sono stati poco approfonditi per mancanza di tempo. Alcune citazioni apportano piccole sfumature. La fraternità evangelica incorpora, attraverso una citazione di  Novo Millenio Ineunte 43, un elemento fondamentale, la Spiritualità della comunione. (96).

Si conservano i titoli dei tre voti elaborandone i contenuti e accogliendo la critica di aver trascurato l’approfondimento per  qualche voto. Si è tentato di incorporare la ricchezza della riflessione postconciliare. Si è arricchita la riflessione scoprendo la dimensione trinitaria e comunitaria di ogni voto. Inoltre si insiste sull’amore come  motivazione dei tre voti, secondo l’insegnamento di San Michele: "Più per amore che per qualunque altro motivo."

Il nostro Servizio nella Chiesa è il titolo del Capitolo VI. Prima era il capitolo VII, che aveva come titolo: Attività apostoliche. Si arricchisce con l'affermazione che l'attestazione di fedeltà alla nostra vita consacrata è parte essenziale della nostra missione. È nuova anche l’aggiunta di due priorità: il servizio alla Chiesa locale (114) e la presenza verso ogni persona nelle  diverse forme di povertà (115-116). Si segnalano nuovi campi di attività: la pastorale giovanile (117), la pastorale familiare (121), L'animazione e l'accompagnamento spirituale (124), la promozione umana (125), il dialogo interreligioso, l'incontro tra culture (128-129). Anche la fine di questo capitolo è nuovo: I criteri di discernimento delle attività (130-135).

Il contenuo del capitolo VI riguardava La Formazione. Ora si chiama La Formazione betharramita e costituisce il Capitolo VII. Sembra logico questo cambiamento di ordine. Le attività della nostra missione fanno parte della nostra vita. Una volta definita compiutamente questa , si parla della formazione per quella vita. Questo capitolo bisogna leggerlo in riferimento alla Ratio formationis. Tenendo in conto questa, si aggiungono le tappe: l'accompagnamento ed il discernimento vocazionale ed il Postulandato che riguardano tutte le realtà della Congregazione. Risaltano: Il periodo dei voti temporanei, la professione perpetua e le formazioni specifiche dei religiosi chierici e dei religiosi fratelli.

Si arricchisce la formula di professione con espressioni proprie del nostro Fondatore, dandogli un carattere tipico (152). Si noti il ricupero di alcune devozioni care alla Congregazione: il 14 settembre solennizziamo la festa dell'Esaltazione della Santa Croce , San Michele Garicoits,… al quale associamo colui che fu suo discepolo, il Servo di Dio P. Augusto Etchecopar, Santa Giovanna Elizabetta Bichier des Ages… La Beata María di Gesù Crocifisso che tanto amò la nostra famiglia. (92)

Gaspar Fernandez,SCJ


nef-etchecopar.jpgPadre Auguste Etchécopar scrive... nel suo diario personale, Natale 1855

Gesù chiede al mondo un angolo per nascere. I suoi non l’hanno accolto. (Gv 1,11) Perché? Perché arroganti, sensuali, avidi. Anche se il modo avesse offerto a Gesù i suoi palazzi, Gesù non li avrebbe voluti perché lui è umile, mortificato, povero …
Intorno al presepio sono ammessi gli umili, i semplici, Maria, Giuseppe, i Pastori. Se vogliamo essere ammessi in questa santa compagnia, bisogna aver praticato queste virtù.
Se vogliamo che Gesù nasca nel nostro cuore, bisogna che questo abbia in sé le stesse qualità del presepio, spogliato di ogni affetto, indifferente per le creature, morto alle cattive inclinazioni.
Cosa aspettiamo ad offrire al nostro Dio una dimora degna di lui? Cosa aspettiamo ad imitare i suoi esempi?… O Gesù, rendi il mio cuore simile al tuo!


L'Avvento, mistero d'amore

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Stiamo vivendo il tempo dell'Avvento, preludio al Natale del Signore. È il mistero eterno di Dio che, amandoci, non si lascia cercare, ma ci cerca venendoci incontro. Questa è la verità che non dobbiamo smettere di proclamare: “Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo figlio unigenito” (Gv. 3,16) ed ancora “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv. 1,14). Quale nome dare a questo comportamento di Dio se non “mistero d'amore?”. Dinanzi alla contemplazione di un Dio che si fa piccolo, nascondendosi nelle sembianze umane, il cuore di san Michele ha traboccato di stupore. Ma anche noi, suoi discepoli, non possiamo mai smettere di stupirci al pensiero di un amore così grande. Perché il mondo che Dio ama siamo noi. Dio ama la nostra vita, e vuole restituircela piena e abbondante. Per realizzare questo progetto, si è fatto uno dei nostri, solidale con noi. Questa è la grande e insperata “bella notizia” che ci porta l'Avvento.

Nelle nostre riflessioni e meditazioni, ci lasciamo guidare volentieri da ciò che dobbiamo fare, dai vari impegni da assumere, dal cammino da percorrere. A guadar bene al centro di questi pensieri, ci siamo noi e il nostro agire. Al contrario, l’Avvento ci invita a mettere in primo piano l'agire amoroso di Dio, ciò che Egli ha fatto e continua a fare per noi e per tutta l'umanità.

Modello esemplare di questo “Avvento” è la Vergine Maria. “Visitata” dalla Parola, va dalla cugina Elisabetta che, a sua volta “incontrata” dal suo Signore, innalza con Maria il cantico di lode per le meraviglie di cui sono fatte oggetto.

Ma nel comportamento amoroso di Dio c'è ancora di più: nella pienezza del tempo prende forma, pone la sua tenda in mezzo a noi, per farsi conoscere, rivelare il suo volto. Così la sua venuta viene a colmare la nostalgia sempre presente nel cuore dell'uomo e invocata dal salmista: “Il tuo volto Signore io cerco, non nascondermi il tuo volto”(sal. 27, vv. 8-9). Questa esperienza dà significato a tutta la vita dell'uomo. Il Figlio di Dio, l'Emmanuele, il Dio con noi è il nome nel quale è racchiuso e vi trova compimento questo cammino: “Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui”(1Gv. 4, 9).

Da san Michele apprendiamo la capacità di contemplare il mistero d'amore di Dio nei confronti dell'uomo. Come i pastori dinanzi al Bambino sanno “vedere” e “accogliere” l'annuncio di ringraziamento a Dio e di pace agli uomini, anche l'uomo del nostro tempo ci chiede di mostrargli ancora quest'amore e fargli udire l'annunzio che porta gioia, speranza e pace. Questo, è l'impegno che dobbiamo assumere: narrare con la vita e la parola l'amore eterno di Dio nei confronti della creatura.

Il tempo dell'Avvento, con il mistero dell'Incarnazione, ci interpella sulla disponibilità-servizio ai fratelli. “Ecco io vengo Signore per fare la tua volontà”, “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc. 1, 38). È l'obbedienza, o meglio il consegnarsi totalmente a Dio, con la fiducia che solo Lui compie “grandi cose”. Per questo, da uomini di speranza e capaci di diffondere speranza, siamo chiamati a farci carico dei molteplici problemi e aspettative presenti nel cuore dei nostri fratelli.

Il tempo dell'Avvento è tempo prezioso: memoria del passato (quello che siamo stati: infedeli e lontani dal Signore), celebrazione del presente (la gioia di sentirci salvati, redenti dal Signore), anticipazione dei beni futuri (ricordare, con il nostro modo di vivere e di agire, che la nostra dimora qui non è permanente, ma siamo in cammino verso quella futura). È la dimensione della consacrazione che trova l'esemplarità e la sua piena realizzazione in Maria, ma è anche richiamo continuo a ravvivare la nostra fede, con la quale ci rendiamo disponibili a lasciarci raggiungere dal mistero di Dio. Accogliendo l'invito di Giovanni Battista “fate frutti degni di penitenza”, disponiamoci alla scuola di Maria di Nazareth, ad accogliere e contemplare il dono del grande amore di Dio che non smette mai di amarci. Ama per primo e non chiede nulla in contraccambio. Ama e basta. Ama tutti gratuitamente.

Angelo Riva,SCJ


Elementi di una spiritualità laicale betharramita

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Una delle risoluzioni del Capitolo generale riguardanti i laici è stata quella di definire alcuni punti di convergenza validi per ogni gruppo. Dopo una serie di scambi e risposte a un questionario, ecco il testo redatto tenendo conto dei contributi ricevuti. Nel luglio del 2008, re-inviato a tutti per ulteriori contributi ed osservazioni, lo sottoponiamo all’attenzione di tutti.

1. La Persona di Gesù: la sua vita, le sue azioni, le sue parole, la sua Pasqua
La sua vita, le sue relazioni, le sue azioni, le sue parole, la sua Pasqua. Gesù Cristo nel mistero della sua Incarnazione, tutta la sua esistenza per poter, come lui, vivere l’immensità della carità nei limiti della propria posizione, senza ritardo, senza riserve, senza ripensamenti, per amore più che per qualunque altro motivo.
Gesù Cristo, annientato e obbediente, il Figlio prediletto del Padre. Gesù Cristo, nell’impulso generoso del suo Cuore, che dice al Padre: Eccomi per fare la tua volontà, e dà tutto se stesso per salvare gli uomini.
Gesù Cristo, conosciuto, amato interiorizzato, testimoniato, annunciato sull’esempio di San Michele Garicoits.

2. Costruire e vivere la comunione ecclesiale
Unito a Gesù dal giorno del battesimo e coltivando questa unione nella preghiera, nell’Eucaristia e nella pratica delle virtù umane, cristiane e betharramite: umiltà (semplicità, non mettersi in mostra), obbedienza, mitezza, dono di sé, carità. 
Vivere i valori della vocazione laicale. Vivere la gioia di conoscere e amare Gesù e di essere suo discepolo e missionario. Vivere la comunione come complementarietà vocazionale con i religiosi betharramiti e anche con le altre vocazioni nella chiesa.
Vivere altresì il valore della comunione ecclesiale nella propria famiglia, Chiesa domestica, e con altre famiglie.
Organizzare gruppi di famiglie o di persone che desiderano vivere questa comunione a partire dalla spiritualità di San Michele Garicoits e con l’ impegno di trasformare l’ambiente dove uno vive.

3. Participare alla missione della Chiesa
Mediante una testimonianza coraggiosa nel proprio ambiente, testimonianza che provochi la domanda irresistibile: “Perché questi sono così?” (E.N.21).
Vivere in modo adulto la fede con la pratica del discernimento della volontà di Dio nelle situazioni più diverse che si possono incontrare. Discernimento politico, professionale, educativo, lavorativo, sindacale, mass media, ecologico… Opzione per i poveri.
Prendersi a cuore la propria formazione integrale, Sacra Scrittura, Scritti di San Michele e della tradizione betharramita, Dottrina sociale della Chiesa. (cfr Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa). La Chiesa nel cuore del mondo, il mondo nel cuore della Chiesa (Puebla).
Rendere ragione della speranza che c’è in noi, non vergognarsi di dirsi cristiano e avere il coraggio di annunciare Gesù. Non c'è vera evangelizzazione se il nome, l'insegnamento, la vita, le promesse, il Regno, il mistero di Gesù di Nazareth, Figlio di Dio, non sono proclamati. (E.N. 22).
Partecipare e collaborare nella misura del possibile alle attività missionarie di Bétharram.

4. Proposta di elementi minimi che esprimano l’identità betharramita
Pregare personalmente ogni giorno questa preghiera e prendere coscienza del fatto che, recitandola, si esprime la comunione con molte altre persone sparse per il mondo:
Quanto mi hai amato, mio Dio! Quanto hai fatto perché io ti ami! Quanto hai desiderato e continui a desiderare che io ti ami! Eccomi, mio Dio, Eccomi! Il mio cuore è pronto. Non mi sottraggo a nulla che possa provarti il mio amore. Cosa vuoi che io faccia? Eccomi! (D.S.89)
Madre di Bétharram, prega per noi. Santo Padre Michele, prega per noi. Beata Maria di Gesù Crocifisso, prega per noi.

Celebrare con qualche gruppo di laici o con qualche comunità betharramita le feste: 19 marzo (san Giuseppe); 25 marzo (l’Annunciazione del Signore); 14 maggio (Nostro Padre San Michele); 2° venerdì dopo Pentecoste (Sacratissimo Cuore di Gesù); 28 luglio (la Madonna di Bétharram); 25 agosto (Beata Maria di Gesù Crocifisso); 14 settembre (Esaltazione della Santa Croce) 22 dicembre (giorno dell’Eccomi nella Novena di Natale).
Programmare e mettere in atto in famiglia un momento di preghiera betharramita (ogni giorno, ogni domenica, due volte la settimana, tre volte al mese, ecc.), con la preghiera alla Vergine di Betharram (vedi allegato), la lettura di uno scritto di San Michele o della tradizione betharramita, condividendo in famiglia il contenuto del testo e la vita vissuta, e concludere con la preghiera: Quanto mi hai amato, mio Dio!...

Organizzare gruppi di laici o di famiglie attorno ad un religioso o a una comunità betharramita nei quali i partecipanti progettino e realizzino un itinerario di formazione a partire dalla Sacra Scrittura, gli Scritti di San Michele o della tradizione betharramita, il Catechismo della Chiesa Cattolica e il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, per esempio.
In ogni Vicaria e in ogni Regione sarebbe bene organizzare riunioni una o più volte all’anno per rendere possibile l’incontro delle persone, le famiglie e i gruppi interessati. Le modalità possono essere diverse a seconda del cammino percorso in ogni Vicaria e secondo la cultura di ogni paese...

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Vergine di Bétharram
Madonna del bel ramo che ci porgi il Bambino Gesù,
noi veniamo a te, cercando protezione e affetto.

Chiediamo che nelle nostre famiglie 
tu sia una presenza viva e materna.
Accompagna la crescita dei nostri figli.
Fa’ che non ci manchi il lavoro 
per il nostro dignitoso sostentamento.
Fa’ che abbiamo sempre qualcosa da condividere.

In te, Giuseppe ha trovato tutta la tenerezza
e la fortezza della Nuova Donna del Vangelo.
Da te, Gesù ha appreso la fedeltà al Padre 
e l’amore verso gli uomini, suoi fratelli.

Madre, anche noi vogliamo vivere secondo il tuo esempio
e incarnare, nella nostra esistenza, le tue virtù.
Benedici i nostri ideali e tutti i nostri sforzi
per costruire una società più giusta e solidale.

Fa’ che a nostra volta sappiamo creare spazi 
in cui l’amore occupi il posto più importante.
Fa’ che troviamo il tempo per essere in contatto con il Signore,
tempo per la famiglia e gli amici, tempo per il riposo.
E, nella tentazione, nella solitudine, e nella prova,
dacci la forza, porgici il tuo ramo che salva.
Amen.


 

nef-091212.jpgInghilterra: Celebrazioni per il Centenario di Droitwich

Il 19 giugno scorso, Festa del Sacro Cuore, i Padri e i Fratelli del Vicariato d’Inghilterra, i loro parrocchiani, gli ex-alunni del Collegio e i laici associati e fratelli, si sono ritrovati nella chiesa del Sacro Cuore a Droitwich. Si ricordava in modo speciale l’arrivo dei primi preti del Sacro Cuore a Droitwich. La celebrazione è stata preparata con cura meticolosa dalla parrocchia.

Il primo Betharramita ad arrivare a Droitwich fu Padre Joseph Dospital nel 1909. La Congregazione, tuttavia, era presente in Inghilterra dal 1903, quando Padre Abel Costedoat fu invitato nella diocesi di Birmingham dall’Arcivescovo Illsley, zio del nostro defunto padre Philip Illsley, scj. Da quel momento, Droitwich era destinato a diventare, per i prossimi 80 anni, il cuore della Congregazione in questo paese. La splendida chiesa con i mosaici fu eretta al tempo di P. Dospital che seguì con cura la costruzione e la realizzazione dei mosaici raffiguranti le braccia spalancate del Sacro Cuore sopra il presbiterio e le scintillanti vite di santi e martiri d’Inghilterra rappresentati da migliaia di tessere di mosaico.

La bella liturgia, arricchita dai cori della parrocchia, è stata guidata dal Vescovo Mons Pargeter che ha sostituito l’arcivescovo Vincent Nichols, nominato Vescovo di Westminster qualche settimana prima. Nel presbiterio erano presenti tutti i componenti del Vicariato Inglese, il clero locale, ed ex-alunni del collegio divenuti sacerdoti. P. Colin Fortune, superiore del Vicariato, ha tenuto l’omelia sulla devozione al Sacro Cuore e sull’amore di Dio che si è manifestato nella vita di quei Preti e Fratelli che hanno lavorato nella Parrocchia e nel Collegio ed anche in coloro che lavorano oggi nelle parrocchie, vicini e lontani. P. Colin ha sottolineato che il bene fatto dagli ex-alunni del collegio – appartenenti a tutte le estrazioni sociali – era un riflesso dell’amore di Dio che sperimentavano nel collegio.

I presenti davano la stessa testimonianza dei sacerdoti che erano loro insegnati e guide. In quel giorno una nube di testimoni silenziosi sembrava aleggiare sopra l’assemblea: Religiosi della nostra Congregazione che ci hanno preceduti nel segno della fede, e che hanno donato la loro vita al servizio del Sacro Cuore, nelle Midlands. Tra loro Padre William Lythe, fondatore del Collegio del Sacro Cuore, Padre John Waddoups che, grazie al suo lavoro e alla sua dedizione, aveva fatto crescere la Provincia al suo livello attuale.

Dopo una messa che ha arricchito e rallegrato lo spirito, i fedeli si sono riversati all’esterno per incontrare amici che non rivedevano da anni. Poi tutti si sono accalcati nella grande tenda e nel Centro Parrocchiale. È stata l’occasione per rivedere vecchi compagni di scuola e per rinnovare vincoli di amicizia. Questo incontro ha offerto anche l’opportunità di guardare al passato per sentire dalle persone il bene che è stato fatto lungo gli anni e trarre un incoraggiamento per andare avanti ed affrontare il futuro con amore e fiducia nel Sacro Cuore.

Dominic Innamorati,SCJ


5 minuti con... padre Shaju Kalappurackal

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Dopo tre anni di ordinazione, e diversi anni in casa di formazione, al sud dell'India, da quattro mesi, P. Shaju Kalappurackal si trova in prima linea della missione. Incontro con un "Betharramita di confine".

Nef - Parlaci delle ragioni e delle modalità del tuo nuovo ministero.
- Sto svolgendo il mio ministero nell’Arcidiocesi di Guwahaty, in Assam, nell’India nord-orientale. Per ora mi trovo in un luogo chiamato Nagrijuly, una missione nell’estremo nord orientale della diocesi e la missione più vicina al Bhutan. Inviandomi qui, il Vescovo ha inteso darmi la possibilità di fare un’esperienza approfondita con i vari gruppi tribali. Si tratta di un ministero insieme interessante e impegnativo. Sono molto felice di svolgere queste attività missionarie. Nonostante la difficoltà dovuta alla differenza delle lingue, delle culture e dell’ambiente, sento che tutto procede bene.

Qual è il quadro delle tue attività? Sono diverse da quelle che svolgevi abitualmente?
- Sono arrivato in Assam con tanta speranza e buona volontà, e le sto tenendo vive con la grazia di Dio. Le attività che svolgo sono simili a quelle svolte in altri centri di missione. La maggior parte dei centri gestisce scuole, ostelli e svolge programmi di catechesi (simili a quelli dei nostri missionari sulle montagne nella diocesi di Chiang Mai). Le aree più interne, come quella dove ora mi trovo, hanno molti villaggi con diverse popolazioni tribali.  Nei miei centri missionari ci sono tre gruppi tribali principali (Adivasi, Santali e Boros) e gruppi meno numerosi di Bengalesi, Nepalesi e Assamesi.
Il nostro ministero consiste nel celebrare la messa nei villaggi, celebrare i sacramenti (soprattutto battesimi), insegnare il catechismo, dare ospitalità ai bambini che vanno a scuola, gestire scuole ed altre attività in favore della gente.
La località dove vivo si sta riprendendo poco a poco da gravi problemi. Molto difficile parlarne e scriverne. A volte la nostra giornata è semplicemente un atto di fiducia nella Provvidenza Divina. In una settimana, ci possono essere due o tre giorni di bhand (scioperi a livello locale). Negli ultimi due mesi i militari e i naxalites [gruppi estremisti maoisti] stanno creando ulteriori problemi.
Qui il mio ministero è diverso da quello abituale. Le cappelle di villaggio sono fatte di bambù, rifinite con malta di sterco di mucca… La gente non è ben vestita, se giudichiamo con i nostri standard di città. Ma queste cose non ci interessano. Siamo invece preoccupati di essere utili e fare loro del bene. Sono davvero molto contento e mi trovo a mio agio a dispetto delle difficoltà che incontro.

Sei al servizio della chiesa locale; qual è il livello di cooperazione con il clero diocesano?
- Svolgo il ministero nella diocesi di Guwahati. Adempio il mio dovere senza riserve seguendo le direttive del vescovo e dell’amministrazione diocesana. E’ meraviglioso lavorare con loro. Mi vogliono bene e non mi lasciano mai mancare il loro sostegno.

Sei stato inviato dalla Congregazione: come ti senti responsabile di questo progetto?
- Sto portando avanti la missione della Congregazione attraverso i progetti diocesani. Benché ora sia totalmente con la diocesi di Guwahati, tengo ben presenti le direttive del Superiore Generale e del suo Consiglio. Trovandomi in un determinato posto e con un compito assegnatomi dall’autorità, sto  esplorando le possibilità per una missione della nostra Congregazione.

Ci sono contatti con i fratelli betharramiti che stanno facendo la loro esperienza in quella regione?
- I nostri fratelli stanno facendo la loro esperienza apostolica (regency) con i Missionari di San Francesco di Sales (MSFS). Due di loro sono nell’Assam, ma lontano da me. Spero di poter andare a trovarli prima che terminino la loro esperienza. Mi tengo comunque in comunicazione con loro in diversi modi.

La tua identità di religioso e la spiritualità di san Michele sono un sostegno e uno stimolo nella tua esperienza? 
- Alla base di ogni attività missionaria c’è la spiritualità di san Michele. Comprendo il vero significato della vita religiosa e la rilevanza dell’ ”Eccomi, io vengo per fare la tua volontà”. Mi ritengo un privilegiato ad essere qui nel Nord-Est dell’India o in qualunque altro posto: era quello che san Michele immaginava per i primi missionari. Lungo il cammino, la mia identità di religioso e la spiritualità fondata su San Michele, mi infondono la forza necessaria per adempiere ai miei impegni.

Partendo da quello che vivi qui e ora, come vedi il futuro di Bétharram in India?
- Il futuro di Bétharram in India dipende dalla totale dedizione e disponibilità di ognuno nei confronti della missione e della congregazione. Sento che se ognuno si dà totalmente alla Congregazione come cerco di fare io, c’è un grande futuro per noi in India. Cerco sempre di dare il meglio di me stesso alla congregazione, forse in modo diverso, difficile da spiegare a parole! Ricordo il primo incontro che ho avuto con P. Gaspar, P. Mirande e P. Saverio subito dopo la mia ordinazione, i sogni e le speranze che hanno condiviso con me. La possibilità di entrare in Cina o in ogni altro posto. Ho condiviso con il vescovo il nostro progetto e il mio particolare interesse a nome della congregazione. Come espressione del suo affetto e dell’accoglienza delle mie richieste, e come riconoscenza per il breve periodo di ministero nel luogo dove ora mi trovo, mi ha destinato ad una nuova missione nella stessa diocesi a partire dalla metà di dicembre. E’ un grande segno di stima verso di noi. A partire da questo nuovo centro, il vescovo mi ha chiesto di cercare una nuova missione per noi. Chiedo a tutti coloro che desiderano impegnarsi sinceramente nel realizzare le speranze di san Michele, di sostenermi con ogni mezzo.

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1929-2009

BÉTHARRAM IN COSTA D’AVORIO

Sono oramai quasi 50 anni che la nostra Congregazione ha mosso i suoi primi passi in Costa d’Avorio. Il racconto di questa avventura ci accompagna lungo questo anno giubilare. Lo dobbiamo a P. Laurent Bacho, Consigliere generale e formatore ad Abidjan.

11. La maturazione

Nell’ottobre 1994, Adiapodoumé fa quasi il pieno: sette professi temporanei, tre novizi, cinque postulanti, sette aspiranti e due padri formatori che hanno anche l'incarico della parrocchia! Anche nell'area djimini, il lavoro non manca. Il ritiro annuale di settembre si rivela un momento forte per i giovani e i meno giovani.  Nel settembre 1995, il ritiro è predicato da padre Giacomo Spini, assistente generale; tema tratto dalla spiritualità del Fondatore: «con un cuore grande e un animo generoso». Riceve anche la prima professione dei tre novizi, il 29 settembre, giorno della benedizione della cappella della comunità; essa diventa «il nuovo punto di riferimento, il centro della comunità, il luogo dove ognuno può mettere la mano nella mano di Dio», come ben indica la vetrata realizzata da P. Radaelli.

L’anno pastorale 96-97 vede una grande mobilitazione delle comunità per la celebrazione del Bicentenario della nascita del nostro Fondatore; programmi alla radio e alla televisione, audiocassetta di canti. Diverse pubblicazioni, prima delle celebrazioni a Boniéré e a Adiapodoumé. In questo anno ci è offerta anche la possibilità di lanciare l’invito ai laici che vogliono condividere la nostra spiritualità. Molti rispondono positivamente; questi laici associati si costituiscono in «Fraternità Ne Me » (Eccomi, in lingua ebrié).

Si sta producendo uno sforzo per creare alcune piantagioni agricole di alberi di caucciù, di palme a olio, di cola: una trentina su quattro appezzamenti intorno al km 44 dell’autostrada. L’obiettivo è quello di arrivare ad una  dipendenza finanziaria meno onerosa dalla provincia di Francia; inoltre, questo lavoro agricolo può essere un elemento per la formazione. Per impegnarci in modo professionale, ci siamo appellati ad un ingegnere agricolo della scuola di agricoltura di Purpan (Tolosa).

12. I primi frutti

Bétharram cammina ancora in modo insicuro; nel 1998, P. Jacky Moura, superiore provinciale, chiede a p. Gabriel Verley di diventare superiore della Maison de retraite di Bétharram. P.Jean-Marie rientra in Francia per un periodo di aggiornamento. Due religiosi vengono a far parte della casa di formazione: un giovane pensionato, p. Jean Couret, e P. Jean-Dominique Delgue, ex economo provinciale.

Il 14 settembre 1999 rimane impresso nel cuore di Bétharram sulle due sponde del Mediterraneo: i fratelli Koffi Kouman Gilbert e Kouamé Kouakou Hervé sono i primi africani a fare i voti perpetui nella congregazione, nelle mani del superiore generale, P. Francesco Radaelli, e del superiore provinciale, P. Jacky Moura. P.Francesco invita tutti i religiosi a trasformare tutta la  loro vita in «liturgia della bellezza». A questa celebrazione partecipa anche il primo postulante centrafricano mandato per la formazione nella nostra comunità.

La fine dell’anno è segnata dal colpo di stato militare del 24 dicembre. In questo contesto politico difficile si inseriscono alcuni rapidi spostamenti di personale: ritorno di P. Paulo in Brasile; arrivo di P. Jean Couret a Dabakala, partenza da Boniéré per una presenza più significativa a Dabakala, nomina di Benat Oyhénart a Pasqua dell’anno 20000, come superiore provinciale.

Per Bétharram. L’anno 2000 significa anche grande gioia: Mons Vincent Landel, giovane arcivescovo coadiutore di Rabat, ordina prete Fr Kouamé Kouakou Hervé, nel suo villaggio natale di Bengassou; professione perpetua di Fr Kouadio Luc-Martial il 15 agosto a Adiapodoumé, nelle mani di P. Miguel Martinez Fuertes, economo generale; ordinazione diaconale di Fr Koffi Kouman Gilbert, il 20 agosto a St-Bernard dalle le mani di Mons Landel.  Il 14 settembre, tre giovani ivoriani iniziano il noviziato con il nuovo maestro dei novizi, P. Jean-Dominique Delgue.

All’indomani del Giubileo dell’anno 2000, la fattoria pedagogica Tshanfeto, (alzati, in lingua ébrié), apre i battenti; si tratta di un centro di formazione agricolo per giovani che desiderano impiantare nel loro villaggio un’attività di orticoltura o allevamento. Tutta la provincia fa suo questo progetto di formazione, sostenuto dal CCFD (comitato cattolico contro la fame e per lo sviluppo) …

L’11 settembre 2001, l’assemblea di tutti i Religiosi riuniti attorno al Superiore provinciale, P. Beñat Oyhénart, elabora il progetto di vita. Bétharram in Costa d’Avorio è diventata delegazione provinciale; il suo primo superiore è P. Kouamé Kouakou Hervé …

13. L'espansion

All’inizio dell’anno accademico 2001-2002, nella casa di formazione ci sono 18 giovani tra cui quattro professi e quattro novizi. I membri della Fraternità Nè Mè sono più numerosi dopo i tre momenti di ritiro organizzati per i laici (il ritiro animato da P. Gaston Hialé, Lavorare con gioia all’opera di Dio, ha suscitato un grande interesse). Dabakala non è mai stata così ben servita con tre religiosi-sacerdoti che hanno a loro disposizione anche una cappella di quartiere «Emmaus» con un progetto di un foyer per ragazze.

Nel mese di maggio del 2002, il Superiore Generale,. P. Francesco Radaelli viene ad incoraggiare la giovane delegazione provinciale; la costruzione di una casa per la comunità è progettata per Dabakala; inoltre si accenna all’aiuto in personale da offrire alla provincia-madre di Francia e al rinnovamento dell’équipe di formatori. Alcuni progetti cadranno a causa della grave crisi sociopolitica del 19 settembre.

Intanto, il rientro è accompagnato da diversi cambiamenti: Padre Laurent Bacho prende un anno sabbatico, due professi si preparano ai voti perpetui e sono inviati l’uno in Argentina e l’altro in Inghilterra, i padri Antonio Canavesi e Aurelio Riva sono nominati a Adiapodoumé; l’ammutinamento che divide il paese tocca profondamente le nostre comunità che ricevono un messaggio fraterno dal Consiglio Provinciale …

Nell’estate 2003, i delegati dei laici della regione San Michele Garicoïts si incontrano a Adiapodoumé; adottano un progetto di vita che valorizza la complementarietà della vocazione laicale e religiosa, esprimendo così il comune desiderio di manifestare lo slancio del Verbo Incarnato su cammini diversi. In settembre, il noviziato regionale apre le sue porte a Betlemme con P. Laurent Bacho, maestro dei novizi, che accoglie tre africani e un Italiano.

Dopo il capitolo generale del maggio 2005 che vede l’elezione di P. Gaspar Fernandez Perez, P. Jean-Dominique Delgue è nominato a Pibrac; P. Laurent Bacho diventa maestro degli Scolastici a Adiapodoumé, dove raggiunge i Padri Hervé e Théophile. Nel febbraio 2006, accolgono il Superiore Generale per la prima visita: è contento di constatare che la comunità è rimasta presente a Dabakala nell’ora della prova, che i formatori accompagnano personalmente i giovani, i quali seguono seriamente il loro cammino spirituale …

La rande novità del 2007, è l’apertura di una terza comunità ivoriana, a Yamopussoukro, con P. Jean-Marie Ruspil, Fr Serge, diacono da qualche mese, un novizio e un professo con i primi voti … Altra svolta importante, il 1° gennaio 2009: la Delegazione provinciale della Costa d’Avorio diventa Vicaria della Costa d’Avorio, una delle sei che formano la Regione San Michele Garicoïts, con P. Jean-Marie Ruspil come superiore e P. Graziano Sala come Superiore Regionale.

Per concludere

Questo il ringraziamento che scaturisce nei nostri cuori: restiamo meravigliati davanti al cammino percorso in 50 anni dalla nostra congregazione e all’orizzonte che si apre davanti a noi. «Che il magnificat sia il vostro cantico preferito», questa convinzione del Fondatore è anche la nostra! Rimaniamo ammirati davanti al lavoro della Provvidenza; nel momento in cui più fortemente abbiamo sperimentato le nostre fragilità, abbiamo sentito l’aiuto di Dio. Per diversi anni, la nostra comunità è stata ridotta a due membri; è in quei momenti che sono state prese le decisioni più coraggiose … Lungo gli anni, il nostro impegno è stato accompagnato dai diversi superiori generali e provinciali che ci hanno sostenuti, incoraggiati, stimolati a continuare con coraggio.

La formazione ricevuta nella congregazione ci rende sensibili allo «sviluppo costante» prodotto dal Maestro Interiore, lo Spirito Santo. E’ all’opera in tutte le culture e le religioni, ma spesso in modo particolare nei cuori dei poveri; è questa anche la nostra convinzione.

La condivisione della nostra spiritualità con i laici che ci sono vicini nella Fraternità Né Mè, ci incoraggia ad approfondire la ricchezza che ci è stata trasmessa dal nostro Fondatore e da tutta la Congregazione. Verrà il giorno in cui condivideremo anche la nostra missione, tenendo conto dei diversi stati di vita. Siamo una Congregazione modesta, abituata a lavorare nella Chiesa locale; non siamo focalizzati sulle nostre opere particolari e teniamo molto alla collaborazione con i Vescovi, i Preti e i Laici.

Siamo convinti che il nostro carisma e la nostra spiritualità sono particolarmente adatti per la Costa d’Avorio; la presentazione di un Dio amore, colmo di tenerezza, permette ai cristiani di crescere in una fiducia filiale verso il Signore. Siamo certi che ognuno ha in sé «un impulso segreto d’amore» che gli permette di vivere una vita degna e felice scegliendo di diffondere la felicità e la gioia di vivere attorno a sé.

Un avvenire radioso attende Bétharram in Costa d’Avorio se ogni religioso affonda sempre più le sue radici nell’«Eccomi» del Cuore di Gesù, si dimostra più coraggioso nella missione, e si rende costruttore di una più grande fraternità in comunità. In cammino, verso io centenario!

Laurent Bacho,SCJ

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