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29/01/2009

Notizie in famiglia - 14 febbraio 2009

Notizie in famiglia - 14 febbraio 2009

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La parola del Superiore generale

basilique St-Paul hors les murs

Proclamate le meraviglie del Signore

Dal 21 al 31 gennaio ci siamo riuniti a Roma per il Consiglio di Congregazione. Nell’occasione abbiamo iniziato a tradurre in pratica il progetto preannunciato nella NEF di Gennaio. Eravamo in otto; in precedenza Il Consiglio era composto di dodici membri. Abbiamo costatato che la riduzione del numero facilita il lavoro, la comunicazione e le decisioni.
Ma l'esperienza della narratio fidei che abbiamo fatto, guidati da due sacerdoti della Diocesi di Padova, è stata la cosa più interessante. Prima di parlare, dei religiosi, delle comunità, delle opere e dei problemi della Congregazione, abbiamo dedicato quattro giorni a parlare di noi stessi e della nostra esperienza di fede. Perché questa è l’unica cosa necessaria, il motivo della nostra appartenenza a Betharram, la ragione del nostro vivere, del nostro agire e del nostro morire.  Sono convinto che qui si gioca il futuro della nostra famiglia. Ravvivare il fuoco della vocazione d’ogni religioso: ecco la nostra urgente necessità! Come può accadere che ci si vergogni di parlare della nostra esperienza di Cristo, essenza della nostra vita. E se non siamo capaci di raccontarci ciò che viviamo, mi sorgono due domande: qual è il fondamento del nostro vivere insieme e di che cosa parliamo nella nostra missione.
Quando parliamo o predichiamo, in genere usiamo uno stile teorico e razionale e ci rendiamo conto di non essere capiti dalla gente. Era lo stile ammesso, quando tutti erano cristiani. Oggi, se vogliamo essere capiti nella nostra predicazione, dobbiamo ricorrere piuttosto ad un linguaggio narrativo che riferisce testimonianze, esperienze. Si tratta dello stile kerigmático. Mediante l'interesse risvegliato dalla narrazione gioiosa della mia esperienza dell’incontro con Gesù, impressiono, influenzo, trascino altri perché desiderino di incontrarsi anch’essi con Gesù. E’ quanto faceva Gesù stesso: Tutti erano meravigliati del suo insegnamento, perché insegnava loro come chi ha autorità e non come gli scribi. (Mc. 1,22).
L'esperienza di fede non è qualcosa di teorico. Troviamo Gesù negli avvenimenti e nelle persone con le quali viviamo. Dio non trova un uomo in un libro, in un'idea e nemmeno nei luoghi sacri consacrati; Dio trova l'uomo negli eventi della sua vita e negli avvenimenti della sua storia. La fede è dunque esperienza concreta di Dio nella propria vita. La fede è qualcosa di molto concreto: sentimenti, dubbi, gioie, pene, aridità che colpiscono l'umanità di una persona. La fede non è fondamentalmente conoscenza ma salvezza. E questo è possibile solamente, quando recupera l'uomo o la donna nella sua totalità esistenziale, nel tempo, nello spazio, nelle relazioni, nei limiti, nella morte. È qui dove avviene la salvezza: l'incontro di Dio con l'uomo.  La Bibbia è piena di narrazioni che descrivono queste esperienze, le vocazioni dei profeti per esempio, i salmi e tante altre.
Ho appena letto due racconti di conversione che mi hanno colpito molto e che, in questo mondo ateo, manifestano che Dio continua a venire incontro alle persone, o, come direbbe San Michele, continua a provocare un fermento incessante nei cuori. La prima è quella di Maurice Caillet: Ero razionalista, massone ed ateo. Non ero nemmeno battezzato ma mia moglie Claude era ammalata e decidemmo di andare a Lourdes. Mentre ella era nelle piscine, il freddo mi costrinse a rifugiarmi nella Cripta, dove assistei, con interesse, alla prima messa della mia vita. Quando il parroco, leggendo il Vangelo, disse: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto”, ci fu un impatto tremendo in me perché questa frase la sentii il giorno della mia iniziazione massonica al grado di Apprendista e normalmente la ripetevo quando, già Venerabile, iniziavo i profani. Nel momento di silenzio che ne è seguito - non ci fu omelia - sentii chiaramente una voce che mi diceva: “Ebbene. Chiedi la guarigione di Claude. Ma che cosa offri?”.  Istantaneamente, e certo di essere interpellato da Dio stesso, capii che da offrire avevo solo me stesso.
L'altra è di Mercedes Araoz che in gioventù  fu una marxista ortodossa, militante nella Lega Comunista Rivoluzionaria. Fu deputata socialista dal 1986 fino al 2000, quando passò al Senato. Nel 2004 divenne la senatrice più votata della democrazia, con 1,6 milioni di voti a Barcellona. Lasciò il suo posto di senatrice socialista nel novembre del 2007, annunciando la sua conversione al cristianesimo: “Ho due figli.  Durante tutta la vita, in casa, li educai nei valori della sinistra e del marxismo. Mio figlio minore, conobbe i Piccoli Fratelli dell'Agnello e si convertì al cristianesimo. Mio figlio è stato... è difficile ricordare ora... è stato un processo della... la Grazia di Dio!... Mio Figlio partecipò alla Giornata mondiale della gioventù nel 2000 a Roma… Quell'estate lessi un articolo di una giornalista di sinistra focalizzato sugli incontri di Roma e sull’affluenza di giovani. Che cosa stava succedendo alla sinistra, i nostri ideali dove risiedevano, perché non avevamo capacità di convocazione? Quell'articolo mi fece riflettere sui miei ideali… Alla fine di quell'anno ebbi la chiamata di Dio. Bene, Mercedes, va bene così! Io non ricordavo nemmeno il Padre nostro! Incominciò da lì il mio itinerario. Mi formai, essenzialmente, leggendo libri di Ratzinger".
Davanti a racconti come questi, non possiamo ridurre al silenzio ciò che canta il Salmo 105, 1-5:  Lodate il Signore e invocate il suo nome, proclamate tra i popoli le sue opere. Cantate a Lui canti di gioia, meditate tutti i suoi prodigi. Gloriatevi del suo santo nome: gioisca il cuore di chi cerca il Signore. Cercate il Signore e la sua potenza, cercate sempre il suo volto. Ricordate le meraviglie che ha compiute, i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca.

Gaspar Fernandez,SCJ


Consiglio di Congregazione, Roma 2009: riassunto

Conseil de Congrégation, Rome 2009

Il 21 gennaio in casa generalizia, alla presenza del suo Consiglio e dei Superiori delle Regioni San Michele (p. Graziano Sala), Padre Etchécopar (p. Gustavo Agin) e Beata Miriam (p. Austin Hughes), padre Gaspar Fernandez ha aperto il XVII Consiglio di Congregazione.

Intervento del Superiore generale

Nella sua allocuzione, egli ha descritto la riorganizzazione voluta dal Capitolo generale del 2005 come un tempo di grazia: «perché questo cambiamento è necessario per arrivare ad una maggiore unità e comunione, ad ogni livello e in ogni grado»; affinché la sua realizzazione, sia messa in atto secondo il calendario fissato a Bangalore e con la conoscenza del terreno grazie alla visita canonica a tutte le comunità; perché essa è «l’occasione per ravvivare la fiamma della nostra vocazione e, a partire da questa, rinnovare la vita e la missione di ogni religioso e di tutta la Congregazione».
Per accompagnare questo movimento, il Superiore generale ha enunciato alcune priorità: formare comunità autentiche intorno ad un Progetto comunitario-apostolico; ritrovare il ruolo di animatori dei superiori; rilanciare la pastorale vocazionale e la cooperazione missionaria, arrivare ad una vera condivisione dei beni tra i Religiosi della Congregazione, affinché tutti abbiano una vita degna e lavorino bene per la missione della Congregazione. Infine padre Gaspar ha ricordato che, nella realizzazione, bisognerà impegnarsi ad ascoltare i religiosi, seguire le comunità, fare esercizio di pazienza, di rispetto e di progresso… Così viene fissato il nostro itinerario.

Esperienza della "Narratio Fidei"

Aiutati da due sacerdoti dell’Istituto San Luca (diocesi di Padova), noi ci siamo verificati sulla nostra esperienza personale di fede, prima di parlare della Congregazione. Questo ha contribuito ad un rinnovamento interiore necessario per esercitare il nostro servizio di responsabilità.
Tale verifica è avvenuta su tre livelli: esperienza umana; esperienza di fede in Cristo; esperienza di Chiesa. Questo ci ha permesso di sviluppare alcuni punti di riflessione per ravvivare la nostra fede a livello personale e globale.
Perché ogni religioso progredisca nella sua vocazione, sono stati proposti dei punti di interesse, tra cui: accogliere la propria umanità e quella dei propri confratelli; educare ad una preghiera ancorata alla vita; essere accompagnati personalmente; rafforzare la comunione intorno ai superiori, a momenti di dialogo e di revisione comunitaria; proporre momenti di rinnovamento spirituale e umano, sulla base dei Recyclages e della pedagogia ignaziana…

Lavori e decisioni

Dopo una panoramica delle tre Regioni e la presentazione dettagliata dei punti chiave della Regola di Vita, il Consiglio è entrato nella fase operativa.

Progetto del Direttorio – Il Superiore generale ha presentato un vade mecum per aiutare i Superiori regionali e di Vicaria nell’animazione. Un lavoro di correzione è stato compiuto in vista di una redazione definitiva che sarà presentata ai Consigli regionali nel mese di aprile del 2009 a Betlemme.
Formazione – Sono state proposte alcune precisazioni circa l’anno di preparazione alla professione perpetua e alla sessione internazionale. Considerando le quattro esperienza precedenti, le difficoltà dei permessi di ingresso, i costi di viaggio elevati e il rischio di dispersione che distoglie dall’essenziale, cioè la preparazione spirituale ai voti perpetui, è stato deciso: 1) prima della professione perpetua, una sessione di quaranta giorni a Bétharram, sui passi di san Michele; 2) durante i primi cinque anni di ministero, un recyclage in terra Santa.
Rispondendo al desiderio del Capitolo generale, l’anno di preparazione è studiato in un discernimento tra il Maestro degli scolastici e il Superiore regionale. Nel corso di tale anno, l’accompagnamento del giovane è un elemento da seguire con attenzione.
Pastorale vocazionale - È una priorità per tutti i Religiosi. I Superiori delle Regioni e delle Vicarie si impegnano a proporre alcune iniziative. In ogni Vicaria un religioso viene designato per far conoscere ai giovani delle esperienze vocazionali.
Coordinamento missionario – Il consiglio ringrazia e incoraggia tutti coloro che mettono a disposizione tempo e beni per sostenere Bétharram nelle missioni. Dopo la Thailandia nel 2008, un interesse speciale sarà riservato, quest’anno, alla Costa d’Avorio. Per il cinquantesimo della nostra presenza, vogliamo sensibilizzare i religiosi e le comunità circa alcuni progetti in questo paese*. P. Bruno Ierullo coordinerà l’iniziativa, mentre le Vicarie sono invitate ad intensificare l’interesse alla dimensione universale della missione.
Incontro dei Consigli regionali (21 aprile-7 maggio a Betlemme) – I primi quattro giorni saranno consacrati all’esperienza della “narratio fidei”. Subito dopo, saranno affrontati i seguenti temi: il carisma; la comunità ( e il progetto comunitario-apostolico); il ruolo del superiore; la Regola di Vita; la regionalizzazione; l’economia; la pastorale vocazionale; la formazione; l’animazione e il coordinamento missionario.
Economia della Congregazione – Al nostro lavoro di riflessione si sono aggiunti, per una giornata intera, il signor Pirovano e la signora Cavazzini, membri dell’Ufficio dell’Economato generale. Nel contesto della regionalizzazione si sono studiate le procedure per una maggior condivisione dei beni a livello della Congregazione.

Davanti al Superiore generale, nel corso della celebrazione eucaristica del 30 gennaio, i Superiori regionali hanno emesso la professione di fede e il giuramento di fedeltà come richiesto dalla Regola di Vita.
Il 31 gennaio, il signor Villelongue, direttore della comunicazione e dello sviluppo della Società San Vincenzo de Paoli (Parigi), è stato invitato dal Consiglio. Egli ha presentato alcune piste di riflessione e operative per sostenere le nostre missioni. Dopo pranzo, il Consiglio si è concluso augurandosi un arrivederci a Betlemme, con i Superiori di Vicarie, nella prossima Primavera.


nef-etchecopar.jpgIl Padre Auguste Etchécopar scrive... alla sorella Julie, il 13 febbraio 1872

Solo una parola. È necessario amare molto la Vergine Maria,affidarle spesso tutta la nostra anima con tutte le nostre innumerevoli e abissali miserie, contemplarla spesso; è la nostra stella nelle tempeste, la nostra tavola di salvezza nei naufragi, il nostro arcobaleno, dopo le nostre ingratitudini, la nostra scala, dopo le nostre cadute, la nostra porta per entrare in cielo. Insomma: contemplarla, amarla, attaccati a lei, a dispetto di tutto e sempre!...

O Maria, la vostra misericordia è grande come la terra, sulla quale venite in aiuto a tutti coloro che la abitano; profonda come l’inferno, al quale contendete tanti peccatori; grande più di tutti i crimini, più di tutta la malizia degli uomini; alta come il cielo nel quale fate entrare tutti  coloro che ripongono in voi la speranza…


Tutto è dono per l'Amore

Nel corso del ritiro di inizio anno, Padre Mauro, maestro degli scolastici d’America latina, ha dettato questa meditazione. Era il 23 gennio, al Centro di formazione degli agenti pastorali di Brumadinho (Brasile).

Première Messe du P. Mauro

Una rilettura personale del n°23 degli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio, potrebbe presentare il Principio e Fondamento nel modo seguente: “L’essere umano è creato per Amore, e, nell’Amore, trova la vera felicità. Tutto il resto che esiste nell’universo è stato creato per aiutare l’essere umano ad Amare. Pertanto, l’individuo deve utilizzare oppure rinunciare a tutto ciò che è stato creato, nella misura in cui tali realtà lo aiutano ad avvicinarsi o meno all’Amore. Da qui sorge la necessità di rendersi indifferente a tutto, non desiderando una cosa più di un’altra , soltanto scegliendo e vivendo quello che aiuta maggiormente ad Amare.”
In questa prima settimana di vita dello Scolasticato della Regione Etchecopar, il giorno 23 gennaio, la liturgia della  Chiesa offriva alla nostra meditazione il testo di Mc 3,13-19. Pregando, sono rimasto sorpreso del fatto che Giuda Iscariota si trovi tra i discepoli di Gesù. Pensavo: Giuda era uno dei Dodici; ha ricevuto un appello particolare, personale, di Gesù... Gesù chiamò “quelli che volle”. In un certo senso, quindi, Giuda ha ricevuto una chiamata speciale dell’Amore-Gesù… Nello stesso tempo, nella sua libertà ha rifiutato di viverlo e ha consegnato il Figlio dell’Uomo per essere crocifisso. A favore di Giuda, dobbiamo considerare che già c’erano in atto delle persecuzioni… Anche l’annuncio della Croce… Chi potrebbe scagliare la prima pietra?
La Comunità degli Scolastici si trova molto a suo agio nella casa di ritiro. Le sorelle che gestiscono la casa ci trattano molto bene. È un ottimo gruppo di giovani religiosi, responsabili, pieni di un entusiasmo contagioso… Ma non posso negare che c’è nell’aria una certa insicurezza… Nel mio caso, è dovuta al fatto che sono stato investito di recente del ministero presbiterale, e questo mi proietta in un orizzonte nuovo e sconosciuto… La missione nella formazione non è una novità certamente, tuttavia, anch’essa entra in una nuova dimensione: guidare dei giovani che già hanno fatto un’opzione fondamentale di vita… Senza dubbio, questo richiede da me meno “autorità” e più “fraternità”.
Da parte degli Scolastici, percepisco che stanno sopportando bene la fatica. Ma non posso nascondere che sento anche certe tensioni.  Ci sono stati gli esami di ammissione alla Teologia: tutti  ammessi; c’è stata la visita alla casa di formazione, con un ritardo nei lavori a causa delle piogge… Senza dimenticare che le proprie attese quanto alle nuove realtà – casa, comunità, studi, impegni apostolici… perfino il formatore, perché non dirlo? – sono fonte di conflitti interni.
Sono tutte realtà create… in ogni caso, Dio ha permesso che dovessimo affrontare queste  situazioni. Noi vi riconosciamo la sua volontà e altrettante opportunità per avvicinarci all’Amore di Dio… Domando solo una cosa:  che Dio ci aiuti a rispondere nel migliore dei modi a questa chiamata speciale di Gesù.

Mauro Ulrich de Oliveira,SCJ

Ordination du P. Mauro

Passa Quatro, 11 gennaio 2009 - In Brasile è estate, la frutta è matura. Una processione gioiosa con i suoni della banda locale, un diacono vestito con una dalmatica dorata si avvicina per le strade di pietra del paese. Tutto è festa! Il vescovo entra in chiesa traboccante di fedeli che si confondo tra il fumo dell’incenso. Il mormorio cresce: Sì, è lui: il Fratello!
Vero, non smetterà mai di essere fratello, anche se il momento del “sì” è arrivato, perché Gesù, Sommo Sacerdote, la ha conquistato. Cristo, la Chiesa, hanno fatto spuntare in lui una vocazione sacerdotale insolita per molti, ma non per lui. Mauro ha maturato questa scelta durante un anno quando, obbediente alla Chiesa, ha sentito internamente che poteva rispondere in piena libertà a 45 anni. L’adorabile Volontà di Dio, capace di rivoluzionare i disegni del cuore, ha suscitato in lui una risposta di fede e di umiltà: Eccomi!
Un betharramita è sempre un fratello. In questo caso, è un fratello dotato di qualità e doni capaci di abbellire il suo fiammante sacerdozio ministeriale. Oltre che architetto, diplomato in teologia presso i gesuiti e licenziato alla scuola dei formatori, Mauro è un giovane sacerdote pieno d speranze e sempre servo, come buon betharramita. La sua accettazione ci anima ad essere sempre aperti a vivere le sfide della Famiglia di Bétharram in questo cambiamento d’epoca. Grazie, Mauro, e grazie alla Chiesa per donarci, per la missone, un Pastore secondo il Cuore di Gesù.(Gustavo Agin,SCJ)


Tempesta... dello Spirito?

Emmanuel Congo - Pibrac, 24/01/2009In Francia, il sabato 24 gennaio 2009 resterà nella memoria per una tempesta con folate di vento fino a 180 Km/h. Sette dipartimenti erano messi in allarme rosso, e tra questi anche la Haute-Garonne, dove si verificava un grande avvenimento: la mia ordinazione diaconale!
Inutile raccontare dello stress. Il vento ha iniziato a soffiare verso le 4 del mattino ed è arrivato al massimo verso le 13. Ovunque era quasi un’Apocalisse: alberi sradicati, strade rotte, tetti scoperchiati… un ordine prefettizio ha proibito la circolazione e i pompieri non smettevano di intervenire. Per completare l’opera, in una parte di Pibrac, c’è stata un’interruzione di elettricità e di telefoni, e proprio dove è situata la chiesa. Alcuni parrocchiani hanno iniziato a porsi delle domande: bisognava continuare con l’ordinazione?
Ed ecco il miracolo! Verso le 16, il vento diminuisce (sicuramente il Signore con la sua brezza leggera, anche se c’erano già stati dei danni). Alle 16,15, altra sorpresa… arriva la delegazione di Bétharram. Ha sfidato la tempesta. San Michele doveva essere fiero dei suoi figli: Avanti sempre, anche con il vento contrario… Alle 16,20 c’è anche il vescovo. L’equazione è semplice: vescovo + ordinando = ordinazione. L’essenziale è riunito.
Sono le 16,45. Io mi reco in chiesa, dove sono atteso: la corale ivoriana di Toulouse, con quella della parrocchia di Pibrac, alcuni musicisti, tre diaconi e una decina di sacerdoti. Un gruppo elettrogeno è stato prestato generosamente dal municipio di Pibrac. Cosa chiedere di più?
C’è stata una bella celebrazione, dove la gioia e l’emozione si sono incontrate. La festa è continuata con un buffet nelle sale della casa canonica; con i lumini sembrava poco, poi il gruppo elettrogeno ha acceso le luci. E si è cantato e danzato al suono dei tam-tam.
Riassumendo, il vento dello Spirito si è dimostrato più potente. Io vi chiedo di pregare per le vittime di questo temporale (ne sono stati contati 4 in Francia, e 6 bambini sono morti in Spagna). Grazie per le vostre preghiere, e siate sicuri delle mie.

Emmanuel Congo Winonga,SCJ

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La mia esperienza al Centro Santa Elisabetta

Al termine del suo primo anno di studi in Inghilterra, Fr. Wilfred ha trascorso un periodo, l’estate scorsa, in un Centro specializzato.

Santa Elisabetta è un centro per persone affette da epilessia e altre turbe comportamentali. Posto vicino a Bishop-Stortford, fu fondato nel 1903 dalle Figlie della Croce di Liegi. È attento ad accogliere ogni tipo di persona, senza distinzione di credo, di cultura o di etnia, per assicurare all’ammalato una vita e un’educazione utile. Il centro ha una scuola specializzata con 687 residenti, un programma di riadattamento per giovani tra i 18-25 anni, e una struttura d’assistenza per adulti.
Il mio servizio era di sostegno ai ragazzi con difficoltà scolastiche. Suor Annette, la responsabile, mi aveva mandato nella classe S7 che comprendeva 7 alunni, numero perfetto. Una ragazza si staccava dal gruppo, lei sapeva esprimersi e capiva bene, contrariamente agli altri; alcuni capivano ciò che si diceva, ma non riuscivano a parlare; tutti avevano bisogno di essere sostenuti, incoraggiati e amati.
Il primo giorno io li accompagnai al centro sportivo per una giornata di relax. All’inizio il contatto non fu facile, ma fui contento di essere con il gruppo; gli educatori mi hanno ben istruito e i ragazzi mi hanno accetto presto. Noi abbiamo potuto fargli fare canoa, nuoto e trampolino.  Noi li abbiamo anche aiutati per le lezioni di disegno, di lettura, di matematica e di cucina. Io sono rimasto impressionato dall’impegno degli stagisti e dalla loro capacità nel gestire dei ragazzi che hanno bisogno di affetto e attenzioni particolari. Così io ha imparato ad adattarmi a questo nuovo mondo , e a farlo con calore e affetto.
Io ho apprezzato molto il lavoro compiuto dal Centro e dalle Suore che mi hanno incoraggiato durante tutto il soggiorno. Quest’esperienza mi ha aperto gli occhi sul mio vero essere. I ragazzi, il personale, mi hanno fatto uscire dalla mia riserva, mi hanno insegnato ad aprirmi per ricevere e donare l’amore, in ogni circostanza. Secondo l’esempio di san Michele, io ho sempre cercato di essere contento e di condividere con gli altri la stessa gioia. Io mi rendo conto che questa esperienza era un dono di Dio nella mia vita.


Wilfred Poulose Perepadan,SCJ

 


5 minuti con... Fratel Fiorenzo

50 ans de vie religieuse

 

Dal 21 dicembre al 19 gennaio, Fr. Fiorenzo ha lasciato via Brunetti, sede della Congregazione, dove lui è un “pilastro”. È il pretesto per un incontro… fraterno.

Nef - Da quanto tempo sei nella Congregazione?
- Sono entrato nel Seminario minore nel 1954, a Colico, a 14 anni.

Conoscevi la Congregazione?
- Non la conoscevo. Sentivo la trepidazione della vocazione e l’avevo comunicata al Parroco del mio paese – Bene Lario – ma la mia famiglia non aveva possibilità di mantenermi in Seminario. Un giorno, al mio paese, venne a predicare, per la festa patronale della Madonna del Rosario, un sacerdote betharramita, padre Giovanni Gavazzi, e il Parroco mi mise in contatto con lui; così io sono arrivato alla famiglia betharramita.

Come nasce la vocazione di Fratello-Religioso?
- Sinceramente mi trovavo molto bene in Seminario, tanto che incominciai ad amare Bétharram e la vita che conducevano i chierici e i sacerdoti; così scoprii che il mio posto era lì. Conversando con P. Marco Gandolfi, mi sembrò, date le mie caratteristiche, che la cosa migliore per me fosse quella di essere Fratello-religioso; per questo nel 1957-58 – a Monteporzio – feci il noviziato, e poi la Prima Professione, esattamente la notte di Natale del 1958: ho appena festeggiato il mio cinquantesimo come religioso.

Come hai vissuto questi 50 anni di vita religiosa?
- Sono trascorsi tanti anni, ma sono passati rapidamente. Ho sempre cercato di essere a servizio della Congregazione, lavorando per la Comunità con diversi compiti: la vigna a Monteporzio – si produceva vino molto buono – sacrestano al Santuario della Caravina, … e in altri lavori nei diversi luoghi dove i superiori mi hanno chiesto di andare.

Te la senti di sottolineare qualcosa di importante?
- Sì, quando nel 1969 fui inviato in Argentina, dove trascorsi 5 anni indimenticabili. All’interno del paese – Entre Rios – Padre Trabucchi si occupava della parrocchia del Cimarron, un villaggio, dove si trovava il pre-Seminario minore. Era una zona rurale con gente umile. Lì mi sono trovato molto bene e mi sentivo utile, facevo un po’ di tutto. Sono vissuto in comunità con i Padri Rovegno, Erobaldi e Fr. Ascencio Dri. Quell’esperienza è rimasta profondamente impressa nella mia vita, perché quando ritornai in Italia, per le vacanze, mi ritrovai sorpreso per la decisione dei miei superiori, che mi chiedevano di rimanere in Italia: c’era bisogno a Monteporzio. Ho sempre sognato di poter tornare un giorno.

Durante questi anni, credi che nella Congregazione ci siano stati dei cambiamenti?
- Sì, e molti. Ringraziando il Signore sono stati positivi e, soprattutto, per quanto riguarda le relazioni umane tra i Superiori e i Religiosi, e tra gli stessi Religiosi. Noto che tra noi si vive molto meglio lo spirito di famiglia. E questa esperienza la vivo particolarmente in Casa generalizia, dove mi trovo da 6 anni: noto una maggior comunicazione e la gioia nella vita comunitaria. Vedo un altro cambiamento: la Congregazione è molto più aperta allo spirito missionario. Mi piace vedere come dalla Casa generalizia passino religiosi provenienti da tutte le parti del mondo: Thailandia, India, Africa, America… e questo mi mostra come la famiglia betharramita sia in molti luoghi poveri e umili.

Fratel Fiorenzo, oggi proporresti a qualche giovane di diventare Fratello-religioso?
- Molto volentieri … se conoscesse bene San Michele e la Congregazione, vedrebbe che c’è nulla da rimpiangere… perché, come fratello, nella Congregazione avrebbe un posto… e potrebbe sentirsi felice.
Come hai celebrato l’anniversario del cinquantesimo di vita religiosa? - Sono molto felice per il regalo che mi è stato fatto. Ho sempre desiderato di poter tornare un giorno in Argentina, e soprattutto visitare il villaggio del Cimarron. È stato molto emozionante – la notte di Natale – trovarmi con la Comunità religiosa di Rosario e nella Cappella gremita di gente, per ringraziare il Signore per i tanti anni di vita religiosa. Ci sono cose che non si possono spiegare. Mi sono emozionato anche quando sono arrivato al Cimarron e mi sono incontrato con alcuni uomini, che avevo conosciuto ragazzi. Quanta emozione visitare, con p. Erobaldi, tutti quei luoghi conosciuti quarant’anni fa. Ed è stato ugualmente emozionante rivedere confratelli che non vedevo da molto tempo e visitare ancora le comunità d’Argentina.

Grazie, fratello, e… la tua conclusione?
- Termino suggerendo ai Religiosi e ai Laici betharramiti che dobbiamo sempre ripetere ciò che ci diceva san Michele: Eccomi. Avanti sempre!



IN MEMORIAM Italia

+ P. Pierino Donini (1923-2009)

Nato a Desco, in provincia di Sondrio, il 7 ottobre 1923, padre Pierino Donini iniziò il suo postulandato a Colico nel 1938. La guerra gli impedì di raggiungere la Francia per il noviziato: per cui venne introdotto alla vita religiosa a Roma, dove emise i suoi primi voti nel 1942. Sei anni dopo, con i padri Celestino e Luigi Gusmeroli, Anselmo Ghezzi e Clemente Albusceri farà parte del primo gruppo di Betharramiti ordinati nel proprio paese.
Subito dopo l’ordinazione, per il suo primo ministero nel 1948, fu destinato al collegio di Colico, come segretario e insegnante. Svolse la sua missione come insegnante a Gravedona, dove si trasferì nel 1957 in qualità di superiore della comunità.
Nel 1962 gli venne affidata la parrocchia Santa Rosa da Viterbo a Roma. Qui, come parroco e responsabile della comunità, rimase fino al 1997. Per un quarto di secolo, padre Pierino ha segnato profondamente la comunità cristiana del quartiere. Con costanza e volontà egli fece costruire la nuova chiesa parrocchiale, molto vicina a quella delle Figlie della Croce.
Dopo una breve permanenza alla residenza romana dei Miracoli (1997-2000), fu nominato parroco ad Orvinio (Rieti). Qui porterà avanti il suo incarico fino alla morte.
Negli anni ‘70, don Ferdinando, allora parroco di Orvinio, aveva donato alla Congregazione un terreno sul quale è stato costruito la casa per vacanze « Le Pratarelle ». Da subito p. Pierino prese a cuore quest’ opera e, anno dopo anno, ne ha fatto un confortevole luogo per accogliere le famiglie.
Affidiamo p. Pierino all’intercessione di Nostra Signora di Bétharram e al nostro padre san Michele. Lo accolgano nella Casa del Padre perché viva eternamente nella gioia.


 

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1929-2009

BÉTHARRAM IN COSTA D'AVORIO

Sono oramai quasi 50 anni che la nostra Congregazione ha mosso i suoi primi passi in Costa d’Avorio. Il racconto di questa avventura ci accompagna lungo questo anno giubilare. Lo dobbiamo a P. Laurent Bacho, Consigliere generale e formatore ad Abidjan.

2. IL CONSOLIDAMENTO

« La Provvidenza non avanza a grandi passi e con proclami roboanti… Comincia con una piccola culla e un piccolo bambino… » (S Michele Garicoïts, DS 184). I nostri tre Padri ne fanno esperienza; alla fine di questo primo anno, partecipano al ritiro e a una sessione di teologia per missionari nel nuovo seminario maggiore appena aperto a Anyama, vicino ad Abidjan, con i padri Eudisti. Il 7 agosto 1960, esplosione di gioia ad Abidjan: si tratta della proclamazione d’Indipendenza della Costa d’Avorio. Passando da Bouaké, fanno una piccola deviazione per visitare il nuovo monastero benedettino, fondato qualche anno prima dai monaci di Tioumliline (Marocco)
Nell’ottobre 1960, inaugurazione di una nuova classe, una 5a; le due classi contano in tutto 52 allievi. Il 14 marzo 1961, hanno la gioia di accogliere il primo visitatore da Bétharram, Padre Jean Matéo, superiore provinciale, proprio l’iniziatore di quest’opera. E’ colpito dalla prossimità dei Padri con gli allievi, una grande familiarità dopo soli 18 mesi di presenza. Ammira l’impegno dei tre religiosi nella parrocchia di Ferké, come pure nelle località dove non esistono ancora le parrocchie. Per le grandi feste, Padre Jean Suberbielle è il «parroco» del Parco nazionale di Bouna e P. Pierre Monnot quello di Odienné. Il Superiore Provinciale li incoraggia a vivere «l’immensità della carità» all’interno dell’area riservata al Corso Normale, avendo cura, nello stesso tempo, dei cristiani che non hanno ancora un pastore o degli animisti che non conoscono Gesù Cristo.
Consapevole che a Ferké si apre un grande campo di apostolato, Padre Matéo, non appena rientrato, destina Padre Léon Minaberry, ordinato l’anno precedente, ad unirsi ai «tre fondatori» di Ferké. E’ presente nell’ottobre 1961 per l’inaugurazione della terza classe, questo porta gli effettivi a 70 allievi. Durante le vacanze, i Padri hanno organizzato delle sessioni pedagogiche per i maestri della diocesi; loro stessi ne hanno approfittato per completare le loro conoscenze del mondo africano presso i Fratelli delle Scuole Cristiane di Toussiana, nell’Alto Volta, esperti in educazione scolastica. Il più giovane della comunità si lancia presto nell’organizzazione dei Cœurs Vaillants della parrocchia; una veglia, organizzata dai bambini sul sagrato della chiesa, incanta per la prima volta i cristiani prima della messa di mezzanotte di Natale. Al corso normale San Michele, è arrivato il momento di organizzare delle iniziative pedagogiche, i 18 allievi di 4^ passano 2 giorni nella riserva di Bouna per un’iniziazione al rispetto della natura.
Nell’ottobre 1962, gli effettivi giungono al completo con la quarta classe, 85 allievi con un altro religioso prete inviato dalla Provincia: Padre Beñat Ségure, recentemente ordinato. La congregazione conta a tal punto su Ferké da inviarvi l’anno seguente uno scolastico per uno stage (già allora) di due anni: fratel Pierre Foueillassar...

Laurent Bacho,SCJ

 

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Nef è il bollettino ufficiale della Congregazione del Sacro Cuore di Gesù di Betharram.
La redazione è a cura del Consiglio Generale.

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