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14/10/2017

Voci del Capitolo Generale

Orientamenti 1 & 2

Orientamenti 1 & 2

Mentre gli Atti del Capitolo Generale, freschi di stampa, stanno viaggiando verso le vostre comunità, abbiamo chiesto a sei dei nostri confratelli capitolari di dirci cosa li ha maggiormente colpiti - punti di forza o nuovi elementi - nella riflessione che è uscita dai loro rispettivi gruppi di lavoro su ognuno dei sei orientamenti principali scelti dal Capitolo (due orientamenti al mese fino alla fine dell'anno).

Non una spiegazione del testo, né indiscrezioni sui dibattiti all'interno dei gruppi che, ricordiamolo, sono vincolati dal segreto, ma una reazione personale di fronte ai risultati di una riflessione collegiale.


1° Orientamento | Uscire per bere alla stessa sorgente


Il Capitolo Generale mi ha permesso, tra l’altro, di trarre queste considerazioni, relative al tema di cui ci occupiamo:
Betharram è una piccola famiglia, però sparsa in 4 continenti e forma un caleidoscopio di colori, di geografie, di culture, di lingue, di tradizioni, di sapori, di temperamenti, di modi di pensare, interpretare ed affrontare la vita... tutto ciò è espressione concreta di un Betharram aperto al mondo, di un Betharram già in “uscita”.
Betharram si arricchisce con il bene e con i valori contenuti nelle differenti culture dei luoghi in cui Betharram si trova ed in quelle in cui, fedele al suo carisma, si incarna. Oggi siamo più sensibili e aperti a valorizzare ed integrare queste ricchezze locali.
Questo caleidoscopio bello, gioioso e vivo, insieme ai cambiamenti generazionali, ci presenta la sfida di una genuina comunicazione del Carisma, che, come accade anche nel caso dell’evangelizzazione, corre due rischi:

Confondere il Carisma con gli elementi culturali ed epocali che lo hanno avvolto alla sua nascita e pretendere che oggi ed in ogni luogo sia vissuto come “era al principio e per i secoli dei secoli”.
Sfigurare il carisma per adattarlo al luogo e al nostro tempo; così facendo cadiamo nel rischio che ha evidenziato Papa Francesco: “anziché incarnarci ci mondanizziamo”.

Anche Betharram desidera rispondere con coraggio, con le sue possibilità, identità e originalità, alle sfide e alle domande che salgono dalle nuove periferie geografiche ed esistenziali.
Perciò il Capitolo Generale ha evidenziato chiaramente che per...

...Vivere e trasmettere con fedeltà il Carisma, che è un dono per tutta la Chiesa,
...Essere una stessa famiglia religiosa, e per non annacquarci né disperderci nell’oceano della diversità culturale e territoriale in cui è presente Betharram,
...Sviluppare la propria identità e non ammutolire o rimanere confusi di fronte alla tirannia dell’individualismo e dall’assolutismo dell’autointerpretazione e
...Rispondere alle nuove sfide a partire dalla nostra identità carismatica,...

...è urgente e necessario questo primo movimento, che deve essere permanente, di: “Uscire per bere alla stessa Fonte” e che viene meglio espresso dagli Atti del Capitolo. Bevendo da questa Fonte si nutre e si rafforza la nostra identità e scaturisce la nostra Missione come risposta creativa della Congregazione alla diversità delle chiamate. Si evita così di formare una identità e una missione “à la carte”, che la Congregazione poi deve distribuire secondo il gusto dei suoi commensali.

Ogni betharramita deve costantemente bere a questa fonte, per sapere vivere ed esprimere il carisma con gli elementi della propria cultura e della cultura in cui è inserito.

Riaffermiamo di voler andare insieme, religiosi e laici, a bere a questa Fonte, Dono di Dio.

Dobbiamo impegnarci affinché le fonti carismatiche (Scritti di San Michele e della spiritualità betharramita, la Regola di Vita, la storia, ecc.) siano accessibili a tutti i betharramiti in ogni angolo della terra. Credo inoltre sia urgente compiere uno studio aggiornato sulla vita e sulla spiritualità di San Michele.

Betharram è stato incoraggiato ad uscire all’incontro della vita ed è stato arricchito dalla vita giovane di molte realtà in cui è presente; è questa stessa vita giovane che deve crescere e forgiare la propria identità bevendo dalla stessa fonte dei nostri padri; ed è anche questa stessa vita giovane che ridona entusiasmo alla vita incanutita e scuote la zavorra degli anni e la interpella cosicché non beva dalla fonte delle abitudini, ma si rinnovi bevendo alla stessa Fonte.

Daniel González scj


2° Orientamento | Uscire per condividere


Carissimi confratelli,

Nel Capitolo Generale dello scorso mese di maggio ho fatto parte del gruppo «Uscire per condividere».
Abbiamo esaminato il tema della condivisione approfondendo in modo particolare due punti: gli aspetti del Governo della Congregazione e l’economia di comunione. Non sto a presentarvi le proposizioni emerse dal lavoro di gruppo e neppure le mozioni votate dal Capitolo, le possiamo trovare negli Atti del Capitolo stesso. Piuttosto desidero presentarvi alcune riflessioni a partire dal lavoro di gruppo e dalla mia esperienza di religioso che da 25 anni vive nella Repubblica Centrafricana.
In questo mese di ottobre si celebra la Giornata Missionaria Mondiale ed allora mi piace citare una frase tratta dall’esortazione apostolica “La gioia del vangelo”, che papa Francesco ha proposto per questa giornata:
“La missione della chiesa è animata da una spiritualità di continuo esodo. Si tratta di uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo” (E.G. 20).
La condivisione, a tutti i livelli, è una sfida di ogni giorno che chiama in causa ciascuno di noi perché ci costa parecchio rinunciare alle nostre comodità, alla routine della vita quotidiana.
“Questo è mio e guai a chi lo tocca” sia a livello di governo che a livello economico e ovviamente anche in tutti gli altri ambiti della nostra vita di religiosi. Ma se davvero desideriamo essere discepoli di Gesù Cristo e figli di S. Michele dobbiamo avere il coraggio e soprattutto lo spirito di non tenere nulla per noi stessi.
L’“Eccomi” è proprio questo. Spesso ci comportiamo come persone che contano solo sulle proprie forze, crediamo di non sbagliare mai, di avere sempre la soluzione giusta… per gli altri naturalmente! Ecco perché davanti ad una nuova proposta, ad un invito per una nuova missione, ad una nuova responsabilità, cerchiamo di resistere.
E così, senza nemmeno accorgerci, diventiamo sempre più critici, più acidi, perdiamo la capacità di ascolto, di accoglienza, di benevolenza verso i nostri confratelli… e moriamo lentamente anche se siamo in piena attività, occupati 24 ore al giorno. Eppure avere uno sguardo di benevolenza verso i nostri confratelli, gioire per i loro “successi” e rammaricarci per le loro “sconfitte” dovrebbe far parte della nostra spiritualità, dovrebbe essere “naturale” per noi. Credo che questo debba essere alla base di ogni progetto comunitario, su cui il capitolo ha tanto insistito e che ogni comunità, piccola o grande che sia, ha il dovere di elaborare e di vivere.

Dobbiamo avere il coraggio e la prontezza di fidarci dei nostri superiori, soprattutto quando non siamo tanto d’accordo con loro, quando non vediamo tanto chiaro. Durante i nostri incontri, le nostre assemblee cantiamo spesso il ritornello “Ecco io vengo o Signore, per fare la tua volontà”. Forse sarebbe meglio e più onesto abbassare un poco il tono e magari rileggere le pagine della Dottrina Spirituale riguardo l’obbedienza. Magari ci piace anche leggere questo pagine, ma spesso poi la difesa delle nostre comodità purtroppo ha il sopravvento e ci fermiamo al minimo indispensabile, guardando solo all’utilità e dimenticandoci completamente della gratuità.

Da diversi anni ormai parliamo sempre più spesso di “Economia di comunione” ed in effetti partecipando al Capitolo ho potuto constatare una vera e sempre maggiore solidarietà che si sta sviluppando nella Congregazione. Pensiamo solo alla costituzione di una Cassa per la Formazione, senza contare una solidarietà reale tra Vicariati e Regioni.

Grazie al cielo non siamo una famiglia religiosa con tanti mezzi economici eppure riusciamo a fare dei piccoli e grandi miracoli di solidarietà. Lo posso testimoniare facendo parte del Consiglio Regionale della Regione S. Michele.

Proprio per questo non possiamo sprecare i beni che abbiamo. Da qui la necessità di presentare bilanci consuntivi e preventivi chiari e corretti. E questo non è solo un compito degli economi ai vari livelli ma riguarda ciascun religioso quando arriva la fine del mese… Tutti, a tutti i livelli, abbiamo bisogno di una formazione in campo economico, a cominciare dagli anni della formazione. Non pensiamo di essere tutti degli amministratori infallibili. Dei programmi di formazione in questo ambito sono previsti nel prossimo futuro e l’aiuto di professionisti esterni sta diventando sempre più necessario e talvolta indispensabile.

Tutto ciò è bene, ma non basta per noi religiosi del Sacro Cuore di Gesù. L’economia di comunione non può fermarsi solo alla solidarietà tra Casa Generalizia, Regioni, Vicariati, comunità ma deve interpellare ciascuno di noi nel nostro stile di vita quotidiano. Il nostro vivere l’economia di ogni giorno non deve dimenticare che Gesù Cristo, “non aveva un posto dove mettere il capo” (Lc 9,58). Dobbiamo vivere in uno spirito di rinuncia personale, capaci di uscire dalle nostre comodità e non per vivere un ascetismo eroico ma più semplicemente e concretamente per il bene del mio confratello, della mia comunità, del mio vicariato, della mia Congregazione, della chiesa di cui siamo servitori.

Solo con questo spirito di povertà e di accoglienza dell’altro, qualunque sia la sua periferia e il suo carattere, potremo uscire all’incontro della vita, quella vera, che poi ci aprirà le porte per la vita eterna, dove alla fine del nostro esodo terreno vivremo per sempre nella pace e nella gioia di Dio Padre.
Nel Signore

Tiziano Pozzi scj
Niem, 1 ottobre 2017

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