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Gustavo India
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15/12/2017

Vita della Congregazione (2)

Alzarsi dal divano...

Vita della Congregazione (2)

«Nella vita c’è un’altra paralisi ancora più pericolosa e spesso difficile da identificare, e che ci costa molto riconoscere. Mi piace chiamarla la paralisi che nasce quando si confonde la felicità con un divano/kanapa! Sì, credere che per essere felici abbiamo bisogno di un buon divano. Un divano che ci aiuti a stare comodi, tranquilli, ben sicuri. [...] Cari giovani, non siamo venuti al mondo per “vegetare”, per passarcela comodamente, per fare della vita un divano che ci addormenti; al contrario, siamo venuti per un’altra cosa, per lasciare un’impronta. E’ molto triste passare nella vita senza lasciare un’impronta. Ma quando scegliamo la comodità, confondendo felicità con consumare, allora il prezzo che paghiamo è molto ma molto caro: perdiamo la libertà» (Papa Francesco alla Veglia per la GMG di Cracovia, 30 luglio 2016).

Abbandonare il proprio divano per essere «campo volante», possiamo dire che sia questa l’esperienza che vorremmo facessero i giovani in Costa d’Avorio. Questo vuol dire ricevere una forte spinta per imparare cosa significhi spendere la vita per amore, come c’insegna il Sacro Cuore che è sceso dal Cielo, è uscito dalla «comodità» del seno del Padre, per donarci l’amore di Dio. I giovani portano nel cuore grandi desideri ma sono fragili nel sostenerli, di fronte alle difficoltà, quando cala l’entusiasmo, le loro motivazioni sembrano vacillare e si scoraggiano. Per crescere nell’amore è allora importante comprendere come nel dire «Eccomi», per impegnarsi in un progetto di vita, è necessario affrontare con coraggio e speranza le sfide che ci sono in ogni cammino, senza perdersi d’animo ma avendo chiara la méta a cui si vuole giungere. Seguendo San Michele impariamo tutto questo: uscire da noi stessi per crescere nell’amore, non perderci d’animo ma andare avanti con speranza verso la méta del nostro cammino, aprire gli occhi e il cuore alle necessità di chi ci sta accanto, confidare nel Cuore di Cristo che c’insegna a impegnarci per amore con costanza e dedizione. Questo campo permetterà dunque di immergerci nella spiritualità betharramita, non solo con le parole, ma coi fatti, perché l’amore vive nei gesti concreti di vita, perché l’amore ci insegna ad alzarci, a muoverci, a non rimanere fermi ... come il Figlio di Dio che si è «gettato» in questo mondo per portarci il suo amore.

Simone Panzeri scj

Campo-cantiere, Costa d’Avorio estate 2018
Il progetto “Cantiere” è iniziato il 3 novembre 2016 a Tolosa con alcuni giovani e i membri della commissione “Vocazione”. L’informazione del progetto è stata fatta con l’aiuto di un power point e da un volantino che ha invitato giovani a noi vicini di 18-30 anni a partire per un viaggio missionario.
Durante l’incontro regionale per preparare il Capitolo Generale, ci siamo incontrati tra religiosi Italiani, Ivoriani e Francesi per chiarire meglio il progetto. I miei confratelli ne hanno affidato l’organizzazione a P. Simone scj per l’Italia, P. Davi scj per la Spagna, P Hervé scj, P. Raoul scj e P. Elisée scj per la Costa d’Avorio e P. Marius e il sottoscritto per la Francia. In seguito, ognuno, all’interno del proprio Vicariato, ha organizzato degli incontri con i giovani. Questo è avvenuto per la Francia, la Spagna e l’Italia.
Il contenuto dei nostri incontri dei week-end o del campo di Mendelu (estate 2018) con gli italiani è stato quello di chiarire il progetto del campo e soprattutto di far conoscere ai giovani lo spirito di Betharram: il luogo, la spiritualità e il percorso da seguire affinché i giovani si coinvolgano personalmente nel progetto.
In Francia circa quindici giovani si sono interessati al progetto. Cinque di loro pensano di partecipare. Ci siamo dati tempo fino alla fine di dicembre per sapere se dobbiamo impegnarci a prenotare i biglietti aerei nel mese di gennaio e per studiare le modalità per finanziare il progetto (costo stimato a €. 1.065,00 a persona). Per questo finanziamento abbiamo pensato che ogni Vicariato possa ricevere la collaborazione dell’Associazione “Amici di Betharram” per l’Italia e l’Associazione “Au Cœur du monde” per la Francia. Questo potrà facilitare le procedure amministrative e finanziarie, in modo particolare a livello di ricevute fiscali.
È ovvio che il costo è un impedimento per molti giovani, ecco perché abbiamo pensato di trovare finanziamenti attraverso vendite, sponsorizzazioni, informazioni. Abbiamo preparato un poster durante il campo svoltosi a Mendelu. E abbiamo preparato un calendario di circa quattro incontri da svolgere entro luglio, data la difficoltà di trovarsi a causa della distanza per alcuni di loro per gli studi o la ricerca di lavoro o la vita professionale. Credo che sia importante che ogni partecipante sia coinvolto personalmente nel progetto e che possa partecipare ai nostri incontri.
Nel mese di novembre scorso, ci siamo ritrovati in Costa d’Avorio con P. Simone, i fratelli di Katiola con P. Théophile scj, Vicario Regionale, i membri del progetto per la Costa d’Avorio e la fraternità dei giovani di Adiapodoumé per precisare la finalità al campo: si tratterà della riabilitazione dell’infermeria e degli spazi verdi ; abbiamo anche stilato un budget per l’intero soggiorno con alcune visite e incontri su ciascuna realtà ; Fr. Alfred è stato nominato segretario per il Vicariato della Costa d’Avorio e sarà il punto di riferimento per il progetto.
Questa settimana di visita è stata necessaria anche per sensibilizzare i giovani a vivere serenamente questo progetto, nello stile delle Giornate Mondiali della Gioventù: Rimanere umili ma fecondi per vivere una condivisione unica nella prospettiva di rinnovare questa esperienza per alcuni anni.
In conclusione: posso dire che il Progetto interessa i giovani di 18-30 anni, che saranno motivati soprattutto quando saranno coinvolti nel progetto e ciò rimarrà nella loro vita di giovani una realtà concreta e arricchente sul trittico che verrà loro proposto: “Osare l’incontro; Agire in modo solidale; Vivere la propria fede” e soprattutto, come Papa Francesco ci ha detto, “Non restare sul divano”. A noi religiosi tocca credere in questi giovani e soprattutto non dobbiamo deluderli. Avanti, sempre!  | Emile Garat scj

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