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Gustavo Papa 01
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12/05/2016

La Regola vissuta

Ricchezza della preghiera condivisa

Nel capitolo riguardante La Vita di preghiera betharramita, l’articolo 91 della Regola di Vita apre due prospettive che si potrebbero riassumere con queste due parole: educazione e comunione. Sin dall’inizio, P. Giancarlo Monzani, betharramita, ci svela quella che ha scelto per raccontarci i diversi aspetti della sua esperienza e offrirci una testimonianza dove l’emozione riserva delle belle sorprese.

Articolo 91
Come Gesù ha iniziato gli Apostoli alla preghiera, allo stesso modo anche noi siamo gli educatori dei fedeli laici alla preghiera pregando con loro. «Celebrate il Signore di vero cuore con salmi, inni, cantici spirituali, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo» (Ef 5, 19-20).

… Noi siamo gli educatori dei fedeli laici alla preghiera pregando con loro…” (RdV 91). Confesso con gioia che non mi sono mai messo di fronte ai laici per insegnare loro a pregare. Solo mi sono sforzato di essere con loro per pregare. Ecco la domanda che risuona dentro me: Insegno o imparo? Quando sono coi laici, il cuore batte forte ed è attento a ciò che mettono in comune. Perché loro hanno un cuore semplice e amante, le mani piene di vita, un lungo percorso in questo mondo, e nella loro concretezza, non aggiungono parole inutili, non predicano.

In comunità siamo soliti ripetere le stesse preghiere. Le nostre liturgie hanno lo stampo di secoli, e a volte sono preghiere ricoperte di polvere o animate da gesti difficili da capire o poco significativi. Ma tali preghiere hanno la forza di metterci in comunione con tutti i santi, con la Chiesa universale. Preghiere con le quali si sono santificati Michele, suor Maria di Gesù Crocifisso, e i nostri santi Padri betharramiti che ci hanno preceduto. Preghiere che ci fanno Chiesa in cammino, che canta la gloria di Dio, che confessa i suoi errori e perdona. Chiesa come popolo che a volte cammina per il deserto, a volte combatte contro il nemico e a volte gode della pace e dell’abbondanza per la presenza dell’Altissimo.

Mi piace pregare coi salmi e il vangelo della domenica. Da tempo ormai una suora spagnola, Aleixandre Dolores, mi ha insegnato a cogliere in queste preghiere il cuore di Gesù, della chiesa e quello dell’uomo di oggi. Lo stesso vale anche per il Vangelo al quale mi ispiro per preparare l’omelia della domenica.

Mi è toccato vivere diverse esperienze di preghiera con gente di tutte le età. Mi piace pregare ancor oggi con i bambini dell’asilo. Mi sorprende la loro capacità di mettersi in contatto con Dio, di penetrare nel mistero del Dio vicino, misericordioso, che abbraccia e dona la gioia. I bambini non ragionano, spengono in fretta la testa e accendono il cuore. Bastano pochi gesti, un bacio, un abbraccio, o le mani sul cuore, gli occhi socchiusi, qualche brevissimo silenzio, e tutto è commozione, gioia. Qui sento pace, mi inonda la semplicità dei piccoli e mi fanno sentire, davanti a Dio, piccolo con loro.
Anche con i bambini di prima comunione è facile toccare il cielo con le mani. C’è più movimento, canti e danze. Insieme facciamo gesti, muoviamo il corpo, rendiamo vivo il vangelo… Facciamo presente la creazione in tutte le sue forme e sfumature. Offriamo a Dio quello che ci ha regalato, e con le cose, noi stessi. E diventano preghiera anche i piccoli gesti di servizio e l’incontro con l’altro.

Nelle parrocchie dove mi trovo, mi occupo dei fidanzati e delle giovani coppie di sposi. Visito questi ultimi nelle loro case, li benedico, ricordo loro il sacramento celebrato, li invito a riunirsi in piccole comunità di amici. Nei piccoli gruppi, la preghiera consiste nel narrare la vita, le gioie e i sacrifici di tutti i giorni. Tutto è nuovo, sa di profumo, di amore. E le pagine del vangelo guidano la preghiera, illuminano la vita, spingono ad assumere nuovi impegni in società. Il vangelo si sgrana come una pannocchia, e parla, e regala la sua ricchezza nutritiva. Ricordo la nascita delle nuove amicizie nei gruppi, le feste trascorse insieme, i battesimi dei nuovi arrivati, dove i padrini e le madrine erano scelti tra le persone del gruppo. Quanto devo ringraziare Dio per il dono di tante amicizie che perdurano nel tempo malgrado la distanza!

San Rocco, in Santiago del Estero è un bacio dell’Altissimo. Ricordo questi anni con tenerezza. Forse gli anni più belli del mio sacerdozio. La gente dell’entroterra è più semplice, e le relazioni umane più facili. In questa terra bruciata dal sole, la vita è una festa e la festa è “asado”, vino e canto: è famiglia. Nella preghiera non possono mancare questi valori. La messa è ritmata dai canti: all’inizio, all’atto penitenziale, al salmo, ecc. Mi sembra opportuno, prima di iniziare la celebrazione, dedicare un po’ di tempo al canto. Questo dispone l’anima all’incontro con il Dio amico. Ed è certo, perché riduce le pene, dà aria allo spirito, ci rende fratelli, ci aiuta a convergere in Dio. Il tempo non è oro, è semplicemente tempo, uno spazio che ci regaliamo per iniziare l’incontro tra noi e con l’Altissimo. Non può mai mancare l’abbraccio di pace. Moltiplica il desiderio di perdono e di vivere la vita in fraternità, in comunione. La vita spicciola di tutti i giorni si fa così presente nella preghiera comune: gioie e dolori si restituiscono al Signore come offerta di questo popolo in cammino. Natale e Pasqua sono feste speciali. In queste occasioni, la parrocchia è divisa in 8 comunità e ogni comunità cena assieme in strada. (Mi ricordo la vita dei cortili quand’ero bambino). Dopo la messa di mezzanotte (celebrata alle otto di sera), partecipo alla cena di una di queste, e dopo mezzanotte, in bici visito le altre comunità. Condividere un bicchiere di vino e una fetta di panettone o di colomba è un modo di celebrare Dio anche con quelli che in chiesa non li vedo quasi mai.

In Buenos Aires mi propongono l’animazione di FA.LA.BE. Falabe non è solamente una sigla che significa famiglia laicale betharramita. È un gruppo di amici, vicini ai religiosi, che collaborano o sostengono spiritualmente la missione del Vicariato. Pregare con loro significa risvegliare nei cuori il desiderio di Dio, come era in san Michele, e mettere tutta la persona al servizio degli altri come ci chiede Dio. Rimaniamo in contatto grazie a internet, le giornate di spiritualità e il ritiro di ottobre.

Ti ringrazio, Signore, per la gioia di condividere la fede con i fratelli. Con loro, mi incontro con Te. Con loro, la preghiera si fa vita e la vita preghiera. Con loro la vita è festa.

Giancarlo Monzani scj

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