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14/05/2015

Vita della Congregazione (2)

Cent’anni di servizio

Vita della Congregazione (2)

Via del Corso alle sei di sera è un brulichio multietnico di turisti, ma un insolito e colorato corteo di fedeli ruba l’attenzione di tutti: gli immancabili giapponesi registrano col telefonino le immagini di uomini rivestiti con l’abito delle antiche confraternite di Monteporzio Catone, altri stranieri si chiedono invece il significato delle litanie della Madonna snocciolate dall’altoparlante…!


Sono iniziate così – la sera del 24 aprile scorso - le celebrazioni per il centenario della presenza betharramita nel santuario della Madonna dei Miracoli in piazza del Popolo. Con quest’incredibile processione e la successiva affollatissima messa, il vescovo ausiliare Matteo Zuppi, il superiore generale Gaspar Fernandez Pérez scj, il rettore Natale Re scj, Michel Vignau scj, delegato del vicario regionale e rettore dei santuari di Betharram, e altri confratelli giunti da varie parti d’Italia ricordano il giorno preciso di un secolo fa, quando i religiosi del Sacro Cuore iniziarono il loro servizio nella chiesa ai piedi del Pincio.

Non una chiesa qualunque, però: un santuario, e tra l’altro – per caso o per provvidenza – fondato in seguito al salvataggio miracoloso di un bambino dalle acque del fiume, proprio come a Bétharram… Da tale analogia è stato naturale lo sviluppo di una riflessione che ha fatto da fil rouge al centenario, esplicitandosi il 25 aprile nel convegno organizzato dal centro di comunicazione BetAgorà intorno al tema «I preti del Sacro Cuore e la pastorale dei santuari nel mondo». In effetti nella loro esperienza i betharramiti sono stati spesso impegnati nella cura di santuari e l’occasione è stata dunque preziosa per interrogarsi sia sulla storia (lo hanno fatto Roberto Cornara, archivista della congregazione, e l’architetto P. Ercole Ceriani scj), sia sul senso attuale di una scelta che continua (interessanti le testimonianze in materia dei PP. Mario Giussani scj, Enrico Frigerio scj, Tarcisio Giacomelli scj).

Marcellina Pedico, docente dell’università pontificia Marianum, ha puntualmente indicato gli obiettivi pastorali del santuario “moderno”: non solo l’offerta di liturgia esemplare e spiritualità forte (ne hanno dato saggio i membri di gruppi di preghiera che fanno capo proprio ai Miracoli), ma anche la promozione di occasioni di cultura cristiana, la proposta di vie di bellezza verso il divino – come il prestigioso concerto di musica sacra offerto per il centenario -, la costituzione di isole di carità nella solitudine delle grandi città, l’apertura all’ecumenismo e al dialogo.

In questo modo può continuare ad essere significativa ed anzi preziosa e innovativa la presenza di religiosi in un santuario: porto per un attracco magari casuale, incontrato durante un pellegrinaggio o una visita turistica, ma capace di trasformarsi per chi voglia in “ponte” verso ricerche di fede o di vita più compiute. Anche questa è la Chiesa “in uscita” di papa Francesco: che religiosi e laici betharramiti, giunti per l’occasione anche da Lombardia e Toscana, non hanno mancato di recarsi a salutare in piazza San Pietro, con uno striscione augurale sotto la finestra del suo domenicale «Regina cœli».

Roberto Beretta

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