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14/02/2014

Gli undici vicariati della congregazione (2)

Il Vicariato di Argentina-Uruguay

Le sue radici

La missione betharramita in Sudamerica è stata una delle scelte più coraggiose ed importanti di san Michele. La storia è nota a tutti. Molti baschi erano emigrati nel Nuovo Continente in cerca di lavoro e di fortuna; ma molti vivevano “come pagani” (come disse padre Guimon), senza nessuna preoccupazione della loro formazione religiosa. Il Vescovo di Buenos Aires aveva scritto al Vescovo di Bayonne chiedendogli l’invio in quelle terre di preti baschi. A sua volta Mons. Lacroix si rivolse a Bétharram. Durante la riunione dell’assemblea generale dell’Istituto del 16 ottobre 1854, il Fondatore pose all’ordine del giorno la questione fondamentale: « La Società accetterà la missione che le è offerta di andare a esercitare le funzioni del sacro ministero - funzioni che rientrano nelle finalità per cui è stata fondata - nella Diocesi di Buenos-Aires?» La risposta fu unanime, l’avventura americana ebbe inizio.

Dopo due anni di preparativi, il 31 agosto 1856 i primi missionari partono da Bayonne a bordo dell’Etincelle. È bene ricordare ancora una volta i loro nomi: i padri Didace Barbé, Simon Guimon, Louis Larrouy, Pierre Sardoy e Jean-Baptiste Harbustan, il seminarista Jean Magendie, e i fratelli Joannès Arosteguy e Fabien Lhopital.

Dopo varie peripezie, la comunità si stabilisce dal 1862 nella chiesa di San Juan a Buenos Aires. In precedenza, il 19 marzo 1858, festa di San Giuseppe, era stato aperto ufficialmente il collegio San José nella capitale argentina, e il 1º marzo 1861 si forma la prima comunità a Montevideo, capitale dell’Uruguay, dove nel 1867 verrà aperta una scuola, che in seguito diverrà il liceo Inmaculada Conceptión. A partire dalla fine dell’Ottocento il numero delle comunità aumenta notevolmente, in concomitanza con l’espulsione dei betharramiti dalla Francia: scolasticato di Almagro (1898), collegio di Rosario (1900), collegio di La Plata (1903), comunità di Barracas (1908), e più tardi i seminari di San Juan de Cuyo (1936) e di Rosario (1939), lo scolasticato di Adrogué (1937). In Uruguay vengono aperte due piccole comunità parrocchiali ad Atlantida (1950) e a Sauce (1987), oggi chiuse.

Il capitolo generale del 1947 decide la suddivisione della Congregazione in Province. Un primo progetto unisce l’Argentina con la Spagna, e l’Uruguay con il Paraguay e il Brasile. Dal 1951 nasce la Provincia del Rio della Plata, formata dalle residenze di Argentina, Uruguay e Paraguay. Questa struttura organizzativa rimane invariata fino agli anni Ottanta, quando il Paraguay diventa realtà autonoma come vice provincia, mentre l’Uruguay diventa una delegazione dipendente direttamente dal Superiore Generale. In verità, l’autonomia dell’Uruguay ha vita molto breve; infatti già dagli anni Novanta ritorna l’unione con l’Argentina, che insieme oggi costituiscono il vicariato di Argentina-Uruguay, sancito dal capitolo generale del 2005.

Roberto Cornara

 

Il suo presente e il suo futuro con P. Daniel González scj

 

Un Vicariato con molta storia alle spalle, entusiasta nel guardare al presente e seminare per il futuro, per il quale sta attraversando un momento di ricerca. Lungo il cammino che stanno percorrendo, i 18 religiosi del Vicariato hanno maturato una convinzione: il Discernimento deve essere comunitario, l’ambito dell’incontro tra generazioni, il luogo per prendere decisioni che orientino la nostra vita in sintonia con la chiamata.
Nell’Assemblea di ottobre 2012 abbiamo fatto 4 opzioni:

1. Ristrutturare e riorganizzare le nostre comunità, in funzione di quello che siamo chiamati a vivere insieme come religiosi betharramiti, oggi.
Questo ci ha portato a confrontarci circa la comprensione che abbiamo di noi stessi come religiosi, a fare una rilettura delle nostre presenze e dei nostri stili, a intraprendere un arduo cammino di dialogo intergenerazionale … Per questo il 2013 è stato un anno difficile, di dialogo, di discernimento e di scelte; all’inizio del 2014 ci troviamo con una nuova configurazione e nuovi progetti nel nostro Vicariato, che ritengo siano frutto di questi elementi: - la presa di coscienza della nostra realtà, fragile e ricca; - il desiderio di essere fedeli alla vocazione ricevuta; - la creatività dei religiosi per generare e dare la vita; - l’impegno e il senso di appartenenza sempre maggiori dei laici.

Ci siamo proposti di vivere in quattro comunità, vale a dire: Adrogue, Barracas, San Juan e Montevideo; così siamo passati da alcune comunità organizzate in funzione di una missione specifica, come erano in precedenza - la comunità per la missione rurale, la comunità per la missione nelle scuole, la comunità di formazione - alla formazione di comunità che ci offrono migliori condizioni per vivere la nostra vocazione e la missione di consacrati betharramiti.

Ci siamo proposti di realizzare il nostro servizio in 3 progetti:

  • missione popolare urbana;
  • missione nei 9 istituti scolastici;
  • formazione integrale.

Questi progetti vogliono promuovere un nuovo stile di missione; meno individualista e più fraterno, per favorire il dialogo, il discernimento comunitario, il lavoro di gruppo, valorizzando i doni personali posti al servizio degli altri, l’interscambio costante con i fratelli di altre comunità, la festa per il lavoro fatto insieme.

 

2. La missione condivisa con i laici, riorganizzazione dei beni al servizio della missione.
Da anni sappiamo che ogni battezzato è chiamato alla missione, nella complementarietà dei carismi e dei ministeri. Nel 2013 i laici che fanno riferimento alle equipe pastorali del Vicariato (Giovani, Missione, Laici e Educazione), hanno lavorato insieme al Consiglio di Vicariato per l’elaborazione del Progetto Pastorale, con il seguente obiettivo generale: “Fedeli al carisma dell’Incarnazione e alla chiamata della Chiesa in America Latina ci proponiamo di: Dar luogo all’ incontro della persona con Gesù Cristo, per promuovere e formare discepoli e missionari, che rispondendo con gratitudine e con gioia alla loro vocazione, testimonino il dono ricevuto e trasformino così la realtà, costruendo il Regno di Dio.”

Obiettivi specifici:

  • Creare itinerari formativi che aiutino a scoprire e vivere la propria vocazione;
  • Fare l’opzione preferenziale per i giovani.
  • Promuovere la formazione permanente che deve essere dinamica e che si ottiene in seno alla comunità.
  • Fare l’opzione preferenziale per i poveri, intendendo per povero non solo chi manca del necessario dal punto di vista materiale, ma chi ha bisogno di Dio e dell’altro.
  • Promuovere e accompagnare comunità educative pastorali e missionarie.

 

3. Creare e assumere una pastorale vocazionale effettiva.

Nel Vicariato ci sono tre giovani nella formazione iniziale, 2 professi e un novizio.
Intendiamo la vocazione nel suo significato pieno di chiamata alla vita e alla sequela di Gesù, per cui ogni pastorale è vocazionale; oggi seguiamo una bella tradizione di lavoro tra i giovani e con i giovani, anche se percepisco che manca il coraggio e la gioia della nostra vocazione, che diventa invito a vivere lo stesso stile di sequela; o forse non sappiamo come fare.

 

4. Definire il futuro di Montevideo.
A Montevideo, capitale dell’Uruguay, avevamo un collegio e una parrocchia, ma un solo religioso. Il Capitolo regionale del 2010 ha affrontato questa situazione; come risultato del discernimento abbiamo fatto una scelta missionaria regionale, rafforzando la presenza betharramita in Uruguay. Pertanto, nel mese di febbraio 2014, si creerà la comunità di Montevideo, composta da 4 membri, un religioso sacerdote del nostro vicariato, un diacono del Brasile, un religioso sacerdote e un altro fratello del Paraguay; questi avranno la responsabilità di promuovere una missione nel nord del paese, a 400 km dalla comunità, nella diocesi di Tacuarembó-Rivera; inoltre si occuperanno dell’animazione della Parrocchia e del Collegio nella città di Montevideo.

Nel 2014, nel mezzo dell’instabilità economica e di politiche ostili alla formazione offerta da istituzioni pubbliche di gestione privata come le nostre, vogliamo anche mantenere vive queste opzioni:

  • La dimensione missionaria che i nostri collegi vanno acquisendo; come anche nuovi spazi che si stanno creando per favorire “i processi di evangelizzazione personale e accompagnamento “ per i nostri presidi, insegnanti e personale non docente.
  • Una maggiore vicinanza e sensibilità da parte di religiosi e laici, verso il mondo dei poveri (città e campagna), come accadeva nel 2013.
  • Gli incontri di formazione permanente e assemblee, che sono spazi valorizzati dai religiosi, per trasformarli in ambiti di fraternità e di discernimento comunitario.
  • Continuare il cammino a partire da decisioni che sono prese in un discernimento comune, nel quale tutti ci sentiamo coinvolti come protagonisti.

Il 2014 sarà un anno di molte sfide, che possono creare nuove possibilità. Prego il Signore che sappiamo lasciarci guidare dal suo Spirito.

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