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Gustavo Papa 01
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15/09/2016

Vita della Congregazione

La sessione internazionale

Gruppo della sessione 2016

...Questa sessione mi ha permesso di dare un contenuto concreto alla conoscenza teorica che avevo di Bétharram e della vita di san Michele Garicoits.
…Durante la salita della collina del calvario per fare la Via Crucis, solo o con gli altri, ho cercato di stabilire un legame tra la Passione di Cristo e la vita di san Michele, che non è stata certo così facile. D’altro canto, sono stato segnato dalla notte trascorsa nella camera del santo, dove ho potuto assaporare una pace interiore. Durante questa “veglia prima della battaglia”, ho scoperto il coraggio di san Michele, uomo di preghiera e di fede, che, nonostante le difficoltà, ha sempre avuto fiducia in Dio, nel quale vedeva il volto di un Padre ricco di bontà e di misericordia.
…Inoltre, la diversità delle nostre provenienze mi ha permesso di vedere in modo concreto quello che chiamiamo l’interculturalità. Non è nient’altro che il Vangelo di Giovanni, messo in pratica: «Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi» (Gv 11, 51-52)
…Questa sessione è stata per noi una vera delizia spirituale.

Valentin N’Zoré N’Guessan scj,
professo perpetuo in questo 14 settembre 2016

Dopo quest’ultima testimonianza al termine della sessione internazionale del 2016, era importante ritornare su un’esperienza condotta da quindici anni e che lascia una traccia indelebile nel cuore dolce, umile e obbediente dei nostri giovani fratelli alla vigilia del loro impegno definitivo. Non poteva esserci guida migliore di padre Gaspar, Superiore generale, che, durante i suoi due mandati, ha conosciuto tutti i gruppi di questo grande appuntamento.

 

Nel 2001, si è inaugurato una tappa nuova della formazione iniziale… All’inizio del nuovo Millennio, Padre Francesco Radaelli, infatti, ha preso alcune decisioni che si sono rivelate fondamentali per la Formazione iniziale nella Congregazione: la creazione dei tre noviziati di Betlemme, Adrogué e Bangalore, uno per Regione; la creazione del servizio di formazione per tutta la Congregazione; un anno completamente libero per la preparazione ai voti perpetui e la sessione di formazione per i religiosi che stanno per fare i voti perpetui. Queste quattro iniziative sono sempre in vigore sia pur con le modifiche richieste dalla realtà e con la progressiva incorporazione delle tre regioni.
A partire dal 2001, si è organizzato una sessione ogni due anni con qualche eccezione: una straordinaria nel 2009 perché 8 giovani della Regione san Michele e Santa Miriam non avevano potuto partecipare a quella precedente; negli anni in cui si teneva il Capitolo generale non si programmava nessuna sessione. In tutto sono state finora nove.

Questa sessione si è imposta subito come elemento irrinunciabile nel cammino di formazione? A dire il vero, non è stato facile né immediata l’integrazione di tutti i vicariati. Una difficoltà è costituita dal fatto che abbiamo tre diversi calendari per le vacanze scolastiche: America Latina, gennaio e febbraio; Europa e Africa, luglio e agosto; Asia, aprile e maggio. Per alcuni la partecipazione alla sessione creava difficoltà nel regolare svolgimento degli studi nei seminari. Poi però, riaffermata la necessità di far precedere la professione perpetua da un anno libero da ogni impegno accademico, come dice tra l’altro la nostra RdV, la situazione è migliorata.
Per alcuni anni si è cercato comunque di tener conto dei calendari programmando la sessione in primavera. Ci siamo accorti però che un fattore non trascurabile era, a sorpresa, la meteorologia di Betharram! In effetti, per facilitare l’ambientazione dei giovani, le visite ai luoghi e i pellegrinaggi, si è deciso, quest’ultimo anno, 2016, di tenere nuovamente la sessione nel periodo estivo.

Quanti religiosi hanno vissuto questa esperienza? Dal 2001 sono passati da queste sessioni internazionali 106 giovani delle tre regioni.

Quindi circa un terzo dei membri della Congregazione? Esattamente. Sono in tutto 36 della Regione S. Michele (34,18%), 30 della Regione Etchecopar (29,22%), 40 della Regione Sta Miriam (37,73%). Si tratta di una proporzionalità interessante, relativamente equilibrata tra le tre regioni. D’altra parte bisogna dire che 19 dei giovani che hanno partecipato hanno poi lasciato la Congregazione, alcuni prima di fare i voti perpetui, altri poco tempo dopo i voti perpetui e altri alcuni anni dopo.

Cosa è cambiato in questi 15 anni di esperienza? Le prime sessioni erano suddivise in due parti: la prima parte in Terra Santa (Betlemme e Nazareth) e la seconda parte a Betharram. Le difficoltà per ottenere il visto per Israele da parte di alcuni fratelli, il carattere più turistico dei luoghi santi che era un impedimento per approfondire gli obiettivi, l’esigenza di viaggi che faceva lievitare i costi … ci hanno portato, a partire dal 2009, a fare quest'esperienza solo a Betharram, per concentrarsi sugli obiettivi.

Anche questi sono evoluti nel corso degli anni? No, gli obiettivi perseguiti con questa esperienza sono rimasti immutati in questi 15 anni:
- Offrire ai giovani religiosi che fanno la loro professione perpetua un tempo forte di spiritualità che renda più solida l’identità e il senso di appartenenza betharramita.
- Approfondire il carattere profetico e carismatico del nostro Padre San Michele, attraverso la conoscenza dei luoghi dove ha vissuto le sue esperienze spirituali e la sua missione.
- Fare, inoltre, un’esperienza di interculturalità conoscendosi nella diversità, rispettandosi nelle differenze, imparando a valorizzarle, incontrandosi e arricchendosi reciprocamente condividendo il meglio di ogni realtà. Tutto questo è molto importante in una Congregazione sempre più internazionale, quale è Betharram.
Tuttavia, dal 2012, anno della nuova RdV, abbiamo insistito molto perché quest’ultima sia conosciuta, studiata, pregata, approfondita. Infatti ci siamo resi conto che ci sono molti religiosi che non la conoscono, e questo indebolisce il senso di appartenenza alla Congregazione.
Abbiamo chiesto anche ai diversi animatori di utilizzare dinamiche diverse per affrontare i vari temi.

Cioè si è adottato un metodo diverso? L’utilizzo degli strumenti moderni e informatici era d’obbligo. Ma al di là dell’aspetto tecnico, si è cercato di favorire la partecipazione attiva nell'affrontare le tematiche proposte, di dare più spazio agli scambi, al confronto costruttivo di esperienze, all’approfondimento e a chiarimenti su alcune problematiche. Inoltre, ogni giorno ad ognuno era lasciato un tempo personale perché nel silenzio potesse interiorizzare il tema trattato in quella giornata.
Per approfondire la conoscenza di San Michele, per esempio, abbiamo letto ogni giorno una sua lettera, perché è proprio nelle lettere che san Michele comunica la sua vita interiore, le sue emozioni, la sua spiritualità lasciandovi trasparire la sua delicatezza con le persone.
Oppure, per una conoscenza e una comprensione più completa della Regola di Vita, si è proposto di esaminare insieme alcuni “casi concreti”.

Insomma, meno conferenze e più scambi?… In qualche modo sì, ma con lo scopo di stimolare una condivisione sincera, profonda, costruttiva e di assicurare una sempre maggiore consapevolezza delle proprie scelte.

Oltre agli approfondimenti spirituali, quali sono gli altri aspetti positivi per i partecipanti? Innanzitutto la sessione permette il rapporto tra religiosi di culture differenti: europea, africana, latino-americana, indiana, tailandese. La vita in comune è possibile, come pure il lavoro di gruppo. Si stabiliscono nuovi legami di amicizia, come si può ben osservare su Facebook.
Ma voglio sottolineare che le sessioni hanno contribuito senza dubbio a un maggior approfondimento della nostra spiritualità e della nostra missione, che mancava in alcune realtà più recenti. In questo ambito, i religiosi del Vicariato di Francia-Spagna, che accoglie la sessione, hanno offerto ai giovani l’apporto delle loro conoscenze e della loro esperienza, trasmettendo il carisma che scaturisce con freschezza dalla sorgente.

I religiosi intervenuti come animatori sono gli altri protagonisti di questi incontri. È vero, in questi anni, tanti confratelli si sono impegnati sia nelle conferenze sia nell’accompagnamento. Spesso, all’inizio, provenivano nella grande maggioranza dalla culla della Congregazione come P. Beñat, P. Jean (Lambert), P. Gaston, P. Jean-Do, P. Jean-Luc, P. Jacky, F. Emile, P. Gérard… Ma in questi ultimi anni si sono uniti all’equipe degli animatori anche fratelli più giovani: i padri Mauro (BR), Chan (TH), Stervin (IND) e Jean-Paul Kissi (CI).

Per via di una loro maggiore disponibilità? Non solo. Era importante offrire una presenza di formatori di tutte le età e di tutte le provenienze culturali, sia per facilitare la comunicazione con e tra i giovani sia per assicurare a questi ultimi un accompagnamento nella loro lingua. I confratelli che ho nominato hanno anche frequentato il corso per formatori, e, elemento sempre più determinante, hanno una buona padronanza dell’inglese.

In effetti, a ogni sessione, si evoca il problema della lingua. È un ostacolo? Nonostante si insista molto perché nelle case di formazione si impari la lingua inglese, questa lingua continua a rappresentare un problema molto serio per la comunicazione tra i giovani. È certo che ogni volta sono sempre più numerosi i giovani che hanno la padronanza della lingua inglese, tuttavia sono ancora molti quelli che non la parlano. Quelli che lo padroneggiano, lo hanno imparato prima di entrare a Betharram; nelle case di formazione non si cura questo aspetto che è sempre più importante per una persona che vuole essere missionaria.

La sessione è un’iniziativa ormai ben avviata, ma immagini eventuali altre soluzioni? A volte mi chiedo se le sessioni dovrebbero essere più lunghe e intense, per permettere ai giovani di arrivare a una maggiore interiorizzazione dell’esperienza del nostro carisma. Ogni Congregazione ha il proprio stile nell’organizzare queste sessioni. La qualità dipende molto dai gruppi che vi partecipano e dalla formazione che hanno ricevuto nelle comunità. Ci sono stati gruppi molto difficili, molto immaturi, con atteggiamenti di ribellione che accettavano difficilmente le proposte offerte dalla sessione. Il gruppo del 2016 era molto maturo, entusiasta delle proposte e a volte il gruppo stesso suggeriva iniziative interessanti per aiutare a creare un’atmosfera migliore.

In conclusione, cosa diresti circa il significato di queste sessioni? Si tratta di un’esperienza molto preziosa come ho appena spiegato. E questo credo giustifichi lo sforzo in risorse umane ed economiche profuso dalle Regioni e dal Consiglio generale.

Gli stessi giovani testimoniano che la sessione è un momento importante della loro formazione, soprattutto perché offre loro l’opportunità di conoscere meglio il nostro padre e fondatore San Michele Garicoïts; inoltre la visita dei luoghi li aiuta a lasciare in loro una traccia più profonda della sua esperienza. La conoscenza tra i fratelli di diverse culture aiuterà anche nel momento di chiedere la disponibilità ad alcuni religiosi per collaborare con altri vicariati.

Gaspar Fernández Pérez scj
Superiore Generale

Jean Paul Kissi Ayo scj, Maestro dei novizi:

Una realtà che rimane per me una sfida è la diversità culturale, e questa è stata ben vissuta dai religiosi. Ciascuno ha saputo condividere le differenze accettandosi reciprocamente al fine di un arricchimento in vista della necessità di formare comunità internazionali. I religiosi che hanno partecipato a questa sessione hanno ben integrato queste realtà, erano aperti alle pluralità culturali. Certo, esistono ancora alcune difficoltà di comunicazione a causa della lingua, ma queste possono essere risolte implicando ogni religioso nell’apprendimento di una lingua per meglio favorire gli scambi.
L’elemento essenziale che faccio mio per questa sessione è l’invito a una migliore conoscenza della spiritualità di Bétharram, e soprattutto l’accento posto sull’appartenenza alla nostra famiglia religiosa. Ogni vicariato ha le sue realtà e questo è stato evidenziato nei diversi scambi; è in queste realtà che bisogna inculturare la spiritualità betharramita. Questo obiettivo si raggiunge grazie a una vita di preghiera ben radicata, ben incarnata e una vita fraterna in comunità che bisogna favorire senza mai stancarsi.
Sono stato molto contento di aver preso parte a questa sessione come giovane formatore, perché anch’io ho imparato molto dai miei fratelli maggiori e dai religiosi in formazione.
Prego perché cresca in noi il desiderio di vivere e condividere il tesoro di Bétharram.

La sessione 2016 nel quotidiano | attenzione all’interiorità e arricchimento interculturale

- Innanzitutto la meditazione all’inizio della giornata; ognuno è invitato a dare una maggiore consistenza a questo appuntamento con la preghiera.
- Durante la preghiera delle Lodi, una lettera di san Michele è proposta in tre lingue per una migliore conoscenza del nostro padre Fondatore; questa iniziativa incontra l’apprezzamento di tutti, tanto più che la preghiera è fatta dietro l’ufficio di san Michele nel quale redigeva molte delle sue lettere. La camera del Santo permette ai giovani di essere conquistati da questo luogo santo.
- Dopo un’attività più intellettuale, al termine della giornata, un tempo di integrazione personale o di rilettura permette al giovane di approfondire i temi di riflessione proposti.
- In serata, la “preghiera di alleanza” o esame di coscienza è stata proposta a ciascuno, seguendo le indicazioni della pedagogia ignaziana.
- Ogni settimana, il giovane incontra il suo accompagnatore di sessione per una valutazione in rapporto alle tematiche affrontate ma anche al suo coinvolgimento o le sue difficoltà lungo il percorso della sessione e lo svolgimento della giornata.
- Tempo personale e di silenzio sono offerti nei momenti forti della sessione, soprattutto attraverso le camminate; a Ibarre, a Igon, a Loyola, a Lourdes, senza dimenticare il richiamo quotidiano di quello che può essere vissuto nei santuari o sul calvario di Betharram.
- Le serate sono l’occasione per presentare i diversi vicariati grazie soprattutto ai “power points” che sono accolti con interesse. La liturgia è il luogo privilegiato dove si esprime questa diversità: alcuni sono più creativi di altri, ma tutti sono vivamente interessati alle parole e ai gesti proposti. Anche se la diversità delle lingue continua a essere un problema reale durante le condivisioni, il canto ha permesso una vera comunione. Questa diversità si evidenzia anche a livello culinario grazie alla preparazione di piatti tipici!

Un’apertura particolare è stata vissuta durante le assemblee eucaristiche della domenica. A Betharram le celebrazioni hanno avuto un rilievo particolare grazie all’apporto dei giovani invitati dall’equipe di animazione vocazionale, i giovani ivoriani della “jeunesse bétharramite” o i giovani “FVD”del Paraguay in rotta verso le GMG di Cracovia, come pure i laici della fraternità “Me voici”. Momenti di preghiera e di condivisione che hanno arricchito tutti i partecipanti e i fedeli dei santuari di Betharram, piacevolmente sorpresi di constatare la vitalità e la giovinezza di Betharram, oltre gli orizzonti abituali che sono un po’ aridi.

Siamo stati contenti di constatare quanto forte è il legame dei giovani religiosi con la realtà betharramita nel il mondo. E noi animatori, pieni di stupore, siamo stati testimoni di questa “fermentazione incessante” dello spirito di San Michele Garicoïts, oggi più evidente nelle realtà emergenti, nelle periferie di questa nostra Europa che ha tanto bisogno della loro vitalità!

Laurent Bacho scj
Consigliere Generale per la formazione


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