Il Calvario di Betharram (10)

In una delle scatole di vecchi documenti trasportati recentemente da Betharram a Roma per essere catalogati e conservati negli archivi della Congregazione, è stato rinvenuto il DISCORSO PRONUNCIATO NELLA CAPPELLA DI BETHARRAM il 14 settembre 1916, dall’Abbé Maupas, missionario diocesano, in occasione dei 300 anni del miracolo della Croce. 
A distanza di 100 anni, questa meditazione, che ora vi proponiamo in parte, in due puntate, risuona quanto mai attuale dalla collina di Betharram.

Bétharram! Bétharram! Sei stato nei secoli passati, il grande centro della vita religiosa del Béarn, il sacro luogo d’incontro dei tuoi figli. Il tuo Calvario, che domina valli e pianure, estendeva la sua protezione fino a terre lontane, indirizzando sempre verso il Cielo l’omaggio dei pellegrini dispersi, intercedendo per loro. Vicino a te, le anime si sentivano più vicine al Cielo, e, infatti, è presso di te che lo hanno pregustato, è presso di te che hanno trovato la grazia e la generosità che li ha condotti al Cielo.

Ma di questo passato, cari fratelli, voi tenete vivo il ricordo. L’avete accolto nelle vostre famiglie e vi restate fedeli. Ogni anno rinnovate con gioia il gesto dei vostri antenati; fate lo stesso pellegrinaggio, recitate le stesse preghiere; come loro, cadete in ginocchio ai piedi della statua di Maria e ai piedi della Croce.

Come loro, ricevete il sorriso materno della Santa Vergine e le grazie di suo Figlio; e ognuno di voi, fondandosi sull’intima esperienza della propria anima, potrebbe dire con me che a Betharram si è sempre contenti e che ancora si ricevono benedizioni dal cielo.
Di questi benefici e dei benefici di tre secoli di pietà, ringraziate oggi il nostro divin Salvatore. Pregatelo con fervore e meditate le lezioni che ricevete dalla Croce miracolosa del Calvario di Bétharram, e voi riprenderete la strada del ritorno verso le vostre famiglie, con un cuore colmo di un nuovo coraggio e di una fiducia incrollabile, perché la festa che celebriamo è una lezione e una sorgente di speranza.

La speranza di cui desidero parlarvi è anzitutto - e voi lo comprendete bene  - la speranza cristiana, quella che ci fa attendere con ferma fiducia la gloria del cielo, termine ultimo della nostra vita, e i beni necessari per giungervi attraverso atti meritori.
Questa speranza ha dunque come oggetto la grazia di praticare il bene e di trionfare nella lotta contro le difficoltà e contro il male.

Ma la Croce non è forse nello stesso tempo la sorgente di ogni bene, di ogni virtù, il simbolo dell’amore di Dio, il vessillo della sua vittoria sull’inferno e sul mondo?

Per questo non è possibile che un cristiano guardi la Croce con fede viva senza che senta nascere nel suo cuore una ferma fiducia verso il suo divin Salvatore.

Le circostanze del prodigio che celebriamo contribuiscono ancora a riaffermare questa speranza che viene dalla Croce.

Sul Calvario di Bétharram, la Croce viene abbattuta da un vento impetuoso; poi si risolleva piena di luce. In questo miracolo c’è come una visione della storia dei suoi trionfi.

Lungo i secoli, infatti, la Croce ha dovuto affrontare battaglie, anche molto violente, e di fronte a scandalosi tronfi del male, è sorta talvolta la domanda se la croce non era sul punto di essere definitivamente sopraffatta. Si dimenticava la grande profezia di Nostro Signore. Si dimenticava che la lotta è la grande legge della vita, che il cielo soffre violenza, che il discepolo non è migliore del suo maestro. Si dimenticava anche la parola così piena di incoraggiamento del Salvatore: Abbiate fiducia, io ho vinto il mondo.

Ebbene, tutte queste verità sono ricordate dal Miracolo della Croce.

La Croce abbattuta, sono il disprezzo, le bestemmie, i tradimenti.

La Croce risollevata, è l’eterno trionfo di Nostro Signore sui suoi nemici.
(segue)

Abbé Maupas
14 settembre 1916