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Sessione 3
Tu sei qui:Home / NEF / NEF 2016 / Notizie in Famiglia - 14 Giugno 2016 / Segni di Misericordia
16/06/2016

Segni di Misericordia

Chi non accoglie non può dirsi cristiano

P. Maurizio scj e Karim con la sua famiglia

“… In prossimità del Giubileo della Misericordia, rivolgo un appello alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa ad esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di profughi…” (Angelus del 6 settembre 2015).
A partire da questo appello di Papa Francesco, la comunità religiosa e parrocchiale di Montemurlo (Italia) si è interrogata sul come offrire una risposta concreta che fosse un segno di prossimità verso i più piccoli e abbandonati. Soprattutto, ricordando ancora le parole di Papa Francesco, «A dare loro una speranza concreta. Non soltanto dire: “Coraggio, pazienza!…”.»

Ormai quotidianamente la televisione ci mostra le immagini di questa tragedia epocale fatta di uomini, donne e bambini che, per fuggire dalla guerra o dalla miseria, prendono la via del mare mettendo a repentaglio la propria vita per cercare la speranza in Europa. Sono scene che vediamo così spesso da sembrarci quasi l’ennesima puntata di un telefilm drammatico ma che restano lontane dalle nostre vite. L’abitudine ci fa correre il rischio di diventare insensibili ai dolori di tanti uomini e donne che vivono da profughi e fuggono dalla povertà e dalla violenza che ha reso inabitabile la propria terra e la propria casa.

La nostra regola di vita, al n. 115, ci chiede di farci vicini alle varie forme di povertà, di non esserne estranei o indifferenti. È con questo animo che, come comunità, ci ha toccato profondamente l’appello lanciato da Papa Francesco durante l’Angelus di domenica 6 settembre 2015: «Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama ad essere ‘prossimi’ dei più piccoli e abbandonati. A dare loro una speranza concreta. Non soltanto dire: “Coraggio, pazienza!” [...] La speranza - ha osservato papa Bergoglio - è combattiva, con la tenacia di chi va verso una meta sicura. Pertanto, in prossimità del Giubileo della Misericordia, rivolgo un appello alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa ad esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di profughi». Nei giorni seguenti, durante una riunione comunitaria, P. Maurizio ha così sottoposto a me e P. Pietro la proposta di poter aprire le nostre tre Parrocchie di Montemurlo all’accoglienza di una famiglia di profughi.

Unanime è stato l’interesse a voler realizzare questo progetto, ma come realizzarlo? Come poter affrontare la burocrazia? Come trovare il luogo adatto? Provvidenzialmente alla prima riunione del clero della Diocesi di Pistoia, il Vescovo, Mons. Fausto Tardelli, ha risolto alcune delle nostre domande mettendo a disposizione di tutte le Parrocchie della sua Diocesi, le risorse e i progetti della Caritas Diocesana che si sarebbe presa l’incarico di contattare le competenti autorità dello Stato per la distribuzione dei profughi nelle Parrocchie.
I mesi successivi a questo incontro sono stati decisivi per mettere in moto la macchina organizzative sul territorio di Montemurlo. Non è stato facile trovare una casa da prendere in affitto per quest’opera! La diffidenza verso i profughi e la paura ha creato qualche inciampo ma alla fine la buona volontà di molti parrocchiani che si sono mobilitati per cercare la casa e arredarla con l’occorrente, ha fatto in modo che tutto si risolvesse per il meglio.

Così, il giorno 2 febbraio (proprio durante la festa della vita consacrata), con p. Maurizio e alcuni parrocchiani, abbiamo accolto nella loro nuova casa una famiglia di profughi politici provenienti dalla Guinea. Karim Barry, la moglie e i due loro bambini (di 3 e 5 anni), hanno alle spalle una storia, come molte, di fuga dalla povertà e dalla violenza. Karim è fuggito in Italia passando il mediterraneo a bordo di quelle navi stracolme di profughi che si vedono in TV, due anni fa’. Ha ottenuto lo status di rifugiato politico e, in questi due anni, ha conseguito la licenza media e ottenuto un lavoro come giardiniere. Dopo aver raggiunto un minimo di stabilità per sé ha provveduto a far venire in Italia sua moglie insieme ai due bambini che solo da qualche mese hanno così potuto riabbracciarlo.

Da ormai quattro mesi la nostra comunità vive così a contatto con la realtà di questi profughi dando loro un nome, una storia, un volto. Condividendone la vicenda umana e le difficoltà del quotidiano. Così a P. Maurizio capita di dover correre la notte in ospedale per portare la figlia di Karim al pronto soccorso, a me di riparare un tubo della doccia che perde, di comprare un pollo in più da condividere, di districarci nella burocrazia dei permessi di soggiorno... A volte ci capita anche di fare da baby-sitter al piccolo Amaduri (il figlio maschio della famiglia) mentre la mamma va a scuola di italiano.

Viviamo così, con questo gesto di accoglienza, una importante esigenza della Misericordia: farsi prossimo di chi è povero e ha bisogno, prima che di cibo e di denaro, di avere un volto e un nome da conoscere e ascoltare.

Simone Panzeri scj

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