La Parola del Superiore Generale

“Con l’Incarnazione il Figlio di Dio … ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché il peccato” (GS 22).

Il Cuore di Gesù è il Cuore del Verbo incarnato. “Si tratta del mistero di Cristo considerato nello slancio generoso del Cuore di Gesù, Verbo Incarnato, nel momento in cui si offre al Padre per compiere la sua volontà di salvezza” (RdV, articoli 2, 4, 9). Quando la Bibbia parla di “cuore” si riferisce, quasi sempre, all’interiorità di una persona (1 Pt 3,4), all’uomo interiore. Il cuore è, quindi, l’originalità interiore della persona (Prov 23, 7): Come nell’acqua un volto riflette un volto, così il cuore dell’uomo si riflette nell’altro (Prov 27,19). Nel cuore hanno origine i sentimenti, ma anche le convinzioni e le motivazioni delle parole, delle decisioni e delle azioni esterne. Lo stesso avviene nel Cuore di Gesù, il Verbo incarnato. “Anche la sua compassione, non è solamente un sentimento umano, ma è la commozione del Messia in cui si è fatta carne la tenerezza di Dio” (Angelus 19, 7, 2015) . L’articolo n. 2563 del Catechismo della Chiesa Cattolica recita: “Il cuore è la dimora dove sto, dove abito (secondo l’espressione semitica o biblica: dove «discendo»). È il nostro centro nascosto, irraggiungibile dalla nostra ragione e dagli altri; solo lo Spirito di Dio può scrutarlo e conoscerlo. È il luogo della decisione, che sta nel più profondo delle nostre facoltà psichiche. È il luogo della verità, là dove scegliamo la vita o la morte. È il luogo dell’incontro, poiché, a immagine di Dio, viviamo in relazione: è il luogo dell’alleanza.”

Gesù prende le sue decisioni nel suo cuore. È nel Cuore di Gesù che nasce l’offerta dell’“Eccomi” del Verbo Incarnato; la sorprendente decisione di rimanere a Gerusalemme per occuparsi delle cose del Padre suo; la decisione di recarsi altrove quando tutti lo cercano in casa di Pietro; la decisione di ritirarsi sul monte quando la folla vuole proclamarlo re; la decisione coraggiosa di ritornare in Giudea quando riceve la notizia della morte di Lazzaro, anche se poco prima avevano cercato di ucciderlo.

Il Cuore di Gesù è il luogo della verità. Dal Cuore appassionato e coraggioso di Gesù nascono queste chiamate radicali che fanno ardere anche i cuori che le ascoltano: Chi perde la sua vita la troverà, chi la conserva la perderà; se il chicco di frumento caduto in terra non muore rimane solo, se muore dà molto frutto. Chi vuole essere mio discepolo, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Chi vuole esser il primo sarà il servo di tutti. Chi si umilia sarà esaltato e chi si esalta sarà umiliato. Padre, se possibile passi da me questo calice, però non si faccia la mia volontà, ma la tua. Per questo sono venuto nel mondo, per dare testimonianza alla verità.

Gesù incontra le persone a partire dal suo Cuore. “Abbiamo bisogno di esercitarci nell’arte di ascoltare, che è più che sentire. La prima cosa, nella comunicazione con l’altro, è la capacità del cuore che rende possibile la prossimità, senza la quale non esiste un vero incontro spirituale. L’ascolto ci aiuta a individuare il gesto e la parola opportuna che ci smuove dalla tranquilla condizione di spettatori (EG 171). Gesù si incontra con il Padre, nella preghiera a tu per tu, all’alba e in altri momenti del giorno. Ma si incontra con il Padre anche nel cuore della sua attività missionaria, cercando di far coincidere la sua volontà con quella del Padre. Con commozione, davanti alla tomba di Lazzaro, dice: “Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato” (Gv 11,41-42). Nel suo Cuore è ben radicata la sua condizione di Figlio prediletto e inviato dal Padre: la sua passione è fare la volontà del Padre, realizzando l’opera che gli ha affidata: rivelare agli uomini del nostro tempo, la tenerezza e la misericordia, il volto amorevole di Dio Padre (RdV 9), perché possano riavere la loro dignità di figli e di fratelli.

Gesù parla agli uomini e alle donne da cuore a cuore: l’apertura, la sensibilità e l’attenzione di Gesù all’incontro con le persone, ha la sua origine nel suo Cuore “mite e umile”. “Lui guarda sempre con gli occhi del cuore” (Angelus 19-7-2015). Con uno sguardo penetrante si incontra con Zaccheo sotto il sicomoro. Arrivato al pozzo di Giacobbe, ravviva nella Samaritana il desiderio del “dono di Dio”. Sulla barca incontra Pietro, il quale, quando si affida alla Parola di Gesù, scopre un mondo di nuove possibilità. Ama il Giovane ricco e osa proporgli “il di più del Vangelo”. Si commuove nel profondo nel vedere che il Padre si interessa dei piccoli, del lebbroso emarginato, della vedova di Nain affranta, della gente come pecore senza pastore… e agisce per risolvere queste situazioni. Affronta con coraggio i persecutori dell’adultera, la perdona e le chiede di non peccare più, ecc. Quando, una volta morto in croce, la lancia del soldato gli trafigge il costato, possiamo guardare nel suo cuore, nel suo intimo, e renderci conto che ci ha amato fino alla fine, che dentro quel cuore non rimane più nulla perché si è donato interamente. Solo gocce di sangue e acqua, anch’esse un dono: i sacramenti del battesimo e dell’eucaristia per perpetuare il suo dono e per permetterci di dimorare nel suo amore, nella sua compassione, nella sua consolazione, nel suo perdono, nella sua salvezza.

Gaspar Fernández Pérez scj
Superiore Generale