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P Andrea Antonini
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14/01/2016

Il Calvario di Bétharram (1)

Anno 1616

Il Calvario di Bétharram (1)

Riconosciuto monumento storico nel 2002 insieme alla via crucis, il Calvario di Bétharram è un luogo unico che è anche e soprattutto un luogo di preghiera apprezzato dai pellegrini. Dal 2007, i nostri confratelli del Vicariato di Francia-Spagna, le associazioni (Gli Amici dei Santuari di Bétharram e La Pyrénéenne) sostenuti da numerosi amici e benefattori, partecipano con il comune di Lestelle alla tutela e al restauro di questo patrimonio della Congregazione.

Il "feuilleton" della NEF sarà consacrato quest’anno alla sua storia che racconta beninteso quella degli uomini e che, come le più belle storie, prende l’avvio da un evento meraviglioso, diciamo pure … da un miracolo.

Nell’anno 1616, il cielo del Béarn non era più sereno. Il duca di Laforce, governatore del paese, arruolava le sue truppe e fomentava un clima di rivolta. La valle di Bétharram, al contrario, si preparava a giornate memorabili. Sotto l’impulso di Pierre Geoffroy, prete di Garaison, le popolazioni cristiane della valle avevano ridato vita all’antico pellegrinaggio. Mancava solo la consacrazione ufficiale. Nel mese di luglio - così racconta lo storico e testimone Pierre de Marca -, Mons Léonard de Trapes, arcivescovo di Auch, venne, con un seguito di molte migliaia di fedeli, a deporre sull’altare della cappella la statua della Vergine-Madre. Poi, continua Marca, “piantò una croce sulla sommità del monte per consacrarlo al servizio di Dio.” Questa collina apparteneva agli abitanti di Lestelle. I Cappellani di Bétharram, con l’intento di sviluppare l’opera del pellegrinaggio, desideravano acquisirla. La donazione avvenne con l’appoggio dei fratelli d’Albert, baroni di Coarraze, e l’atto fu firmato a Montaut il 19 agosto 1616. Bétharram era pronto a ricevere un nuovo segno dal cielo. Settembre ha appena fatto la sua comparsa sui pendii.

Di notte il fresco già si fa sentire. Tigli, betulle e castani cominciano a disegnare macchie chiare nei boschi. Le vaste pendici di Montaut, costeggiate dalla Mousde, si coprono di felci rosse. Nella nostra regione, l’estate finisce spesso con un tripudio di luce solare. Sulla collina di Montaut, oggi collina di Lassalle, cinque contadini preparano la scorta di strame per l’inverno; felci, ginestre e erbe secche cadono sotto i colpi delle falci. Una bella giornata; non si perde tempo; il lavoro procede. Poi viene la pausa. Ci si siede un momento per terra, sul pendio, di fronte alla valle che domina la collina di Bétharram; una grande croce svetta ormai da due mesi sulla sommità dello sperone roccioso, sopra il torrente. Si estrae lo spuntino; si riprende fiato; alla fine tutti berranno direttamente dallo zampillo della stessa borraccia. Improvvisamente: “Ascolta! - Cosa? - Un temporale? - Non c’è una nuvola!” Laggiù, sulla collina di Bétharram, un uragano improvviso scuote il bosco. I contadini si alzano di scatto: “Guarda! La croce del vescovo, abbattuta! - No!, guarda, si rialza!” Non c’è alcun dubbio. La croce, piantata due mesi prima da Léonard de Trapes, è appena stata abbattuta da un’improvvisa folata di vento e sotto gli occhi stupefatti di questi uomini semplici, si è subito raddrizzata circonfusa di luce. La notizia dell’avvenimento si diffonde in un baleno. Il falciatori di Montaut non ebbero bisogno dei cappellani, che d’altronde erano assenti, per suonare le campane. I cappellani, a loro volta, appresero la notizia ma, con l’esperienza di quarant’anni di resistenza all’eresia, non si dettero per intesi. L’inchiesta ebbe inizio, lunga, minuziosa. […]

Gli interrogatori, ripetuti, provocarono irritazione in alcuni contadini. Ma il buon senso delle loro risposte alla fine ebbe la meglio sulle “domande tranello degli intellettuali”. L’aria del torrente deve essere particolarmente benefica per la salute mentale, perché 200 anni dopo, una certa Bernadette Soubirous, a sua volta, resisterà ad assalti ancora più violenti. Mancando atre spiegazioni, si dovette accettare, e il miracolo della croce fu riconosciuto ufficialmente. Ai nostri giorni si avanzerebbe forse una “spiegazione valida”, un’ipotesi, qualunque cosa, tutto, eccetto quello che contraddice una teoria predefinita. D’accordo, ma a una condizione, che il giorno seguente si riservi la stessa accoglienza all’ipotesi che distruggerà la precedente. Da parte mia, preferisco la testimonianza di dieci buoni occhi che hanno visto , in questo giorno di settembre, il trionfo della Croce sulla Collina.

Raymond Descomps scj (1916 - 2009)
in «L’Écho de Bétharram» n. 274 (1973)

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