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Gustavo Papa 01
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14/12/2016

La Regola vissuta

Nel deserto, a scuola di silenzio e di ascolto

La Regola vissuta

Talvolta la Regola si legge nella vita dei nostri confratelli prima ancora di seguirla nel libro che ci viene consegnato in occasione dei primi voti. Non solo regolamento al quale facciamo tutti riferimento in uno spirito di coesione e di unità, la nostra Regola traduce in parole i nostri comuni principi di vita.

Quando ho iniziato ad appassionarmi al mototurismo, ho scoperto il fascino di viaggiare sulle due ruote lungo le piste del deserto del Sahara. Da quando ho fatto quest’esperienza non sono più riuscito ad avere altra meta.

Il deserto mi ha affascinato soprattutto come sfida: infatti non bisogna lasciarsi prendere troppo dal romanticismo, ma questi tipi di viaggi vanno preparati nei minimi particolari perché il più piccolo inconveniente meccanico o di altro tipo che può succedere su una autostrada,nel deserto può costituire un grande problema. Ricordo, che a partire dalla moto, dall’abbigliamento e dall’alimentazione, era tutto preparato nei minimi particolari. Percorrendo una pista del Sahara due cose sono essenziali da calcolare: il chilometraggio della pista, e di conseguenza il consumo del carburante, e la scorta giornaliera dell’acqua. La fatica dei preparativi era compensata però dalla visione del paesaggio e soprattutto dal poter «galleggiare» sulla sabbia con il mezzo meccanico, che si può paragonare a navigare nel mare, perché il deserto è in effetti un grande mare di sabbia, dove ti senti avvolto dal silenzio e dall’infinito.

Questa grande avventura è terminata con il mio primo viaggio in Repubblica Centrafricana, dove mi sono reso conto che esiste anche un altro tipo di «deserto». Con la nuova esperienza di volontariato in breve tempo è nata la mia vocazione religiosa e in questo cammino che sto continuando a fare ho scoperto che esiste anche un deserto spirituale. Se infatti il deserto geografico ha avuto la capacità di parlare al mio cuore, il deserto spirituale è il luogo centrale della lotta contro tutto ciò che ostacola il rapporto con Dio, con se stessi, con gli altri. Nel luogo dove vivo la mia missione, infatti, non posso negare di incontrare tutti i giorni avversità, fatiche e preoccupazioni che ostacolano la mia ricerca d’intimità con Dio. Il deserto in questo senso si libera di ogni accezione romantico-avventurosa ed è inteso come icona dello spazio interiore, che ogni uomo trova in sé quando viaggia dentro il suo cuore, scoprendo profondità mai intese, sconosciute, luoghi di nuova consapevolezza di sé e delle proprie relazioni vitali. Ma credo che in primo luogo occorre precisare cosa sia l’esperienza reale dello spirituale per poter spiegare cosa sia il deserto spirituale.

Per spiegarlo mi avvalgo di uno scritto del teologo Karl Rahner che, in modo molto concreto, prende degli esempi dalla nostra vita quotidiana: «Abbiamo mai deciso di restare calmi, per esempio, per essere stati trattati ingiustamente? Abbiamo mai perdonato qualcuno senza che nessuno ci ringraziasse per un perdono già scontato? Abbiamo mai obbedito, non perché lo dovevamo fare o perché diversamente le cose si sarebbero messe male per noi, ma semplicemente in forza di quel misterioso, silenzioso, incomprensibile essere che noi chiamiamo Dio e per la sua volontà? Abbiamo mai tentato di amare Dio anche quando non eravamo sorretti da grande entusiasmi, e lui sembrava assente e distante da noi, così da parlare a qualcuno ostinatamente sordo?  Abbiamo mai compiuto un lavoro che per essere eseguito chiedeva il coraggio di dimenticarsi e ignorarsi? Siamo mai stati buoni e cordiali con qualcuno che non ci ha mostrato e non ci mostra, invece, il minimo segno di gratitudine e comprensione?» «Ogni giorno cerco dentro di me queste esperienze; quando le trovo posso dirmi che ho fatto un’esperienza spirituale, che ho accolto l’azione dello Spirito di Dio che opera in me, posso dire d’aver fatto l’esperienza di Dio. Ma se non trovo niente di tutto questo ho vissuto il deserto spirituale. Questa è una lotta che non termina in un attimo, né la grazia viene in una volta sola e abita l’anima, ma c’è un tempo per la consolazione e un tempo per la tentazione, è una lotta che perdura tutta la vita».

Angelo Sala scj

Articolo 86 RdV - Il silenzio, rispetto del mistero di Dio in noi e negli altri, favorisce l’attenzione a Dio, il lavoro e la serietà degli scambi fraterni. È messo a servizio della carità.

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