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Sessione 1
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13/04/2016

Spiritualità

La Pasqua nell’anno della Misericordia

Le drachme retrouvé, Godfried Schalcken, 1675-80, Collection privée

Nella Pasqua di questo anno straordinario della Misericordia, possiamo cogliere in modo più puntuale il rapporto tra la Risurrezione di Gesù e la misericordia. Anzitutto, la misericordia trova una sua piena e chiara espressione nella risurrezione di Cristo.
Scriveva san Giovanni Paolo II: “Nella sua risurrezione, Cristo ha rivelato il Dio dell’amore misericordioso. Ecco il Figlio di Dio che nella sua risurrezione ha sperimentato in modo radicale su di sé la misericordia, cioè l’amore del Padre che è più potente della morte” (Dives in Misericordia, 8).

La misericordia è strettamente legata alla risurrezione e, con questa, al cuore della Pasqua, al cuore della nostra fede.

Troviamo poi un legame stretto tra misericordia e risurrezione anche in alcune parabole, dove il ritorno a casa, il ritorno al padre, sono simbolo di quella risurrezione di cui ogni cristiano fa esperienza quando riceve il perdono. Il capitolo 15 del Vangelo di Luca contiene tre parabole dove risuona il ritornello, perduto-ritrovato, morto-tornato in vita. Queste parabole della misericordia raccontano in modo vivace e profondo un’esperienza di risurrezione: la pecorella ritrovata e la gioia del pastore; la dracma ritrovata e la conseguente gioia della donna; il figlio prodigo che “era morto ed è tornato in vita”.

Diversi poi sono gli episodi raccontati nel Vangelo dove Gesù non solo ha predicato la misericordia del Padre ma l’ha anche vissuta. In essi è presente un legame molto stretto tra misericordia/compassione e risurrezione. Per esempio quando Gesù, prima di richiamare in vita il figlio della vedova di Nain, ‘fu preso da grande compassione per la vedova’ (Lc 7). Oppure quando si trovò davanti alla tomba dell’amico Lazzaro (Gv 11): prima di ordinargli di uscire dal sepolcro, Gesù ‘si commosse profondamente’. In entrambi gli episodi, per esprimere questo sentimento di compassione e di misericordia, gli evangelisti usano un termine che indica il grembo materno e in generale anche le viscere di un essere umano, che nella Bibbia sono considerate la sede dei sentimenti.

Nella sua misericordia, il Padre non ci lascia nel sepolcro del nostro peccato, ma ci raggiunge e ci libera. Lo preghiamo spesso nel salmo (16,9-10): “Anche il mio corpo riposa al sicuro, perché non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la corruzione”. Come il sepolcro che ha accolto il corpo morto di Gesù è stato trasformato dal Padre in grembo da cui esce la Vita, così nella Pasqua il Padre, nella sua misericordia, trasforma la pietra dura del nostro peccato in grembo da cui possiamo rinascere a vita nuova.

La misericordia è poi in grado di operare la risurrezione dei nostri fratelli. Là dove Matteo parla della perfezione di Dio (Mt 5,48), Luca parla della misericordia di Dio: “Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre” (Lc 6,36). Con queste parole, Gesù, non solo ci rivela come è Dio, ma ci dice che possiamo contribuire alla risurrezione del fratello attraverso i nostri atti di misericordia.

Per concludere ecco come San Giovanni Paolo II esprime questo legame stretto tra mistero Pasquale e misericordia: “Il mistero pasquale è il vertice della rivelazione e dell’attuazione della misericordia, che è capace di giustificare l’uomo, di ristabilire la giustizia nel senso di quell’ordine salvifico che Dio dal principio aveva voluto nell’uomo e, mediante l’uomo, nel mondo” (Dives in Misericordia, 7).

Enrico Frigerio scj
Vicario Generale

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