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14/11/2014

La Parola del Superiore Generale

La chiamata del Viet-Nam

La Parola del Superiore Generale

Nel mese di settembre 2010, Padre Jean-Luc, allora membro del Consiglio Generale, fu invitato da un sacerdote amico a conoscere il Vietnam. Dopo che ebbe parlato del carisma della nostra congregazione in una parrocchia, un giovane gli chiese di poter vivere quella stessa spiritualità con noi. Il Capitolo generale del 2011 vide, in questa testimonianza di P. Jean-Luc, una chiamata del Signore per estendere il nostro ramo missionario. Oggi possiamo renderci conto come le risposte missionarie della nostra famiglia lungo la sua storia, sono sempre state un bene.

Il Capitolo Generale si rallegra delle chiamate che ci giungono dal Vietnam: a partire dal cammino intrapreso dal giovane Joseph Tuan e dagli incoraggiamenti dei diversi pastori della Chiesa locale (Vescovi, Sacerdoti e Religiose), il Capitolo riconosce un segno dello Spirito. Vi coglie anche una sfida che la nostra Congregazione del S. Cuore deve accogliere (Atti n. 79)

Inoltre, il Capitolo generale chiede tra l’altro: proseguire nelle iniziative per far conoscere il nostro carisma e precisare le prospettive di dare vita a una nuova comunità nei prossimi dieci anni (Atti n 81).

Padre F. X. Le Van Cuong csc, è un giovane sacerdote vietnamita dei Fratelli del Sacro Cuore di Gesù di Hué, che vive con la nostra comunità della Chiesa dei Miracoli e sta studiando Diritto Canonico nella università della Santa Croce a Roma. Questo sacerdote mi ha guidato durante la mia visita in Vietnam nel mese di agosto. Padre Saverio ha organizzato molto bene la mia visita e mi è stato al fianco per tutto il tempo della visita. Sono stato accolto nella sua comunità di Hué per alcuni giorni e ho avuto così la possibilità di partecipare al rito di inizio noviziato e vestizione di 13 giovani, alla prima professione di altri 13 giovani e alla professione perpetua di altri 6 giovani.

Ci siamo poi trasferiti da Hué per assistere al pellegrinaggio nazionale della Vergine di La Vang. C’erano molti fedeli, molti vescovi, molti sacerdoti. Molto fervore popolare, molte confessioni, molte comunioni. Un grande santuario è in corso di costruzione

Proseguendo il nostro viaggio, siamo arrivati al nord del paese. Qui siamo stati ospitati nel Centro Pastorale di Than Hoa, il cui Vescovo ci conosce bene perché i giovani che sono in Tailandia appartengono alla sua diocesi. Abbiamo incontrato i loro parroci, senza però avere la possibilità di far visita alle loro famiglie.

La tappa seguente fu Bui Chu, la sede di Mons Vu Dinh Hien, che ha fatto i suoi studi a Tolosa e conosce bene Bétharram perché ha fatto una tesi sulla Volontà di Dio in San Michele Garicoits. Il Vescovo era molto occupato e siamo stati ospiti dalle Suore del Rosario. In questa zona di Bui Chu ci sono molto cristiani e grandi chiese di stile occidentale. Quest’area fu evangelizzata dai domenicani e l’impronta da loro lasciata è molto profonda. In altre zone si vede il lavoro missionario del MEP: anche l’impronta da loro lasciata è significativa; inoltre fu un loro missionario a ideare l’attuale grafia dell’alfabeto vietnamita.

Mie impressioni sul Vietnam: un paese che ha sofferto molto a causa della dominazione cinese e in seguito a causa del comunismo, che dapprima divise il paese poi si impose come regime politico su tutto il paese fino ad oggi. È una chiesa che fa molto riferimento ai martiri e alla persecuzione perpetrata dal comunismo. Chi non ha sentito parlare del Cardinal Van Thuan e della sua prigionia? Ho avuto la fortuna di conoscere il parroco del villaggio di Padre Saverio, che ha trascorso 10 anni in carcere: suscita emozione ascoltare la sua testimonianza e vedere il suo impegno sociale, coadiuvato da religiose, a favore delle ragazze madri.

Hanno lasciato in me una profonda impressione anche i grandi edifici e i conventi delle religiose e le comunità di giovani religiose, di novizie, di postulanti e aspiranti. Le grandi comunità di religiose vivono del loro lavoro, quasi tutte hanno una scuola materna, perché non possono gestire scuole primarie né secondarie; non dispongono di autovetture; vivono dignitosamente la loro povertà. Cercano di fare un servizio sociale, in centri dove curano i malati gratuitamente con l’aiuto di benefattori…

La Chiesa del Vietnam può contare su comunità vive e dinamiche. Si percepisce una chiesa fedele al Concilio Vaticano II e la liturgia risponde ai dettami di questo Concilio. Si osservano le regole. I sacerdoti e i religiosi usano l’abito religioso per le attività ecclesiali, non fuori della comunità.

In tutte la chiese e cappelle, vicino al tabernacolo, c’è una Bibbia. In quasi tutte le chiese si esprime la devozione al Cuore di Gesù, alla Vergine e a san Giuseppe.

I seminari sono pieni. Nella diocesi di Vin, la più ricca di vocazioni, su 400 giovani che hanno chiesto di entrare in seminario, ne sono stati accettati 40. La formazione mi sembra seria. Secondo una normativa della Conferenza Episcopale del Vietnam, il cammino di formazione nei seminari e nelle case religiose può iniziare solo dopo il corso universitario (24-25 anni). Il rettore del seminario di Hué, sulpiciano vietnamita, così mi descrive il cammino di formazione: 2 anni di studi umanistici, 1 anno di spiritualità, 2 anni di filosofia, 1 anno di stage, 4 anni di teologia e 1 anno di servizio diaconale prima di essere ammessi all’ordinazione presbiterale.

Padre Saverio ha facilitato i miei incontri con i vescovi di Hué, Than Hoa, Bui Chu, Ha Noi, Saigon. Tutti mi hanno accolto molto calorosamente e mi hanno detto che la situazione del nord è meno tollerante di quella del sud. I vietnamiti sono rispettati dal governo comunista, non così gli stranieri. Ci consigliano di aprire una comunità a Saigon, dove possiamo accogliere giovani che possono essere accompagnati durante uno o due anni di aspirantato per inviarli in seguito in India o Tailandia, per esempio, per continuare la loro formazione.

Tre aspiranti vietnamiti fanno il postulandato in Tailandia perché, prima di me, hanno visitato diverse volte la Tailandia i padri Jean-Luc, Jiraphat, Austin e Tidkham. Io stesso ho avuto la possibilità di parlare con tre giovani che mi hanno espresso il desiderio di vivere il nostro carisma e far parte della nostra famiglia.

Il Consiglio di Congregazione del gennaio 2015 cercherà di concretizzare questo progetto, richiesto dal Capitolo Generale, con l’aiuto di Padre Jiraphat, il religioso che meglio conosce i termini del problema e le persone coinvolte in questo progetto.

Chiedo a tutte le comunità di tenere presente questa intenzione, che è di tutta la congregazione, nei loro momenti di preghiera, in modo particolare il giorno 8 di ogni mese, come è stato suggerito dal Capitolo Generale.

Gaspar Fernández Pérez, scj
Superiore Generale

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