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13/12/2014

Spiritualità

Natale, un momento di ri-significazione

Paesaggio di Tacuarembo

Nel dipartimento di Tacuarembo (Uruguay), la cui densità di popolazione è inferiore a 6 abitanti per km2, i nostri fratelli betharramiti (P. Angelo, P. Wagner, Fr. Victor) offriranno quest’anno alla comunità cristiana locale la gioia di una festa di Natale condivisa davanti all’altare.

Natale è una festa condivisa in gran parte del mondo, si celebra con la famiglia e gli amici e con tutte le persone importanti della nostra vita.

All’approssimarsi delle feste Natalizie sorge in me una certa nostalgia della casa paterna in Paraguay: il piccolo presepe preparato con arbusti e statue di fango e frutta di stagione che la famiglia, riunita alla vigilia del 25 dicembre, condivide con la cena, il rosario e con gli auguri di “Buon Natale”.

Quest’anno, lontano da questo calore familiare, il Natale avrà senso poiché sarà vissuto con la mia comunità religiosa nelle comunità rurali nella nuova missione in Uruguay. Dopo molti anni, queste comunità potranno nuovamente festeggiare il Natale con la celebrazione dell’Eucaristia. Grazie al ministero missionario betharramita, il Natale avrà un altro valore, un altro modo di incarnare la fede nella vita, un altro modo per scoprire e contemplare Gesù nella vita della stessa comunità.
Ma, al di là delle tradizioni o di ciò che genera attese, che cosa è il Natale?

Il Natale, come intervento di Dio nella storia dell’uomo, è una festa che, attraverso le celebrazioni o gli eventi, rinnova l’evento dell’Incarnazione del Figlio di Dio nella nostra umanità. Che spettacolo! si potrebbe dire con San Michele.

Non posso fare a meno di contemplare la “disponibilità” di Maria e Giuseppe nel considerare il mistero dell’Incarnazione. In primo luogo, è lo stesso Dio che prende l’iniziativa di auto-rivelarsi per mezzo dell’ “Ecce Ancilla” di Maria e dell’obbedienza di Giuseppe. Poi la gioia che genera l’opera di Dio, espressa nel Cantico di Maria. E, infine, il coraggio di Giuseppe nel recarsi fino a Betlemme e nel trovare un posto così umile, ma allo stesso tempo grande, affinché il Salvatore potesse nascere.

L’ “Eccomi” di Maria, di Giuseppe e, soprattutto, del Bambino-Dio, si manifesta in questa piccola mangiatoia, e si esprime in maniera fragile, vulnerabile, povera. Però Dio ha voluto così piantare la sua tenda in mezzo a noi affinché tutte queste miserie trovino significato nella Volontà della Misericordia e dell’Amore.

La Natività è uno spettacolo prodigioso dal quale San Michele Garicoïts si lasciava stupire. Per Michele l’Incarnazione del Figlio di Dio è la risorsa segreta che lo ha spinto a fare l’esperienza dello spogliamento di se stesso, per diventare piccolo, un nulla. Nel contemplare il Figlio assumere la condizione umana, San Michele ha preso coscienza della sua umanità vulnerabile, povera, misera. Ma in quel presepe, in questa povertà, ha tuttavia individuato un percorso, un percorso tracciato da Dio in modo reale e particolare; e, in quell’orizzonte, San Michele è rimasto sempre, giungendo a discernere, a vedere, ad ammirare e a vivere nella fedeltà i disegni di Dio, manifestati nel Bambino umiliato e annientato nel presepe.

Questa stessa intuizione e questo stesso spirito mi accompagnano in questa tappa di inserimento missionario, come operatore pastorale e, soprattutto, come religioso fratello.
Trattandosi di un evento che aiuta a ri-significare la vita e la risposta a Dio, sto vivendo l’attesa del Natale come un momento propizio per vedere e valutare ciò che c’è in me e fuori di me, cosicché il mio modo di agire da betharramita sia in sintonia con la Volontà del Padre; e che l’Eccomi che professiamo sia una autentica manifestazione dell’intervento di Dio nell’umanità di coloro che con noi condividono la vita e la fede.

La realtà che vivo qui in Uruguay mi lega alla situazione di coloro che vivono con noi e che ci osservano, affinché possano realmente scorgere nella vita della comunità religiosa, o nella vita personale di ogni religioso, la bontà di Dio e la sua misericordia; soprattutto possano percepire, per nostro tramite, la sua vicinanza.

La nascita di Gesù Bambino come apertura e auto-rivelazione di Dio per noi, ci invita a riscoprire la sua volontà nella nostra miseria e, attraverso le relazioni con gli altri, condividendo il dono del carisma, a trasmettere l’amore infinito di Dio nei limiti della nostra posizione.

La celebrazione della Natività, come betharramita, mi spinge a rinnovare con fervore l’amore e la fiducia nel Padre alzando, come una bandiera, il motto: “Fiat Voluntas Dei” che orienta nel cammino e nell’osservanza della carità. Celebrare questo evento vuol dire tornare a discernere l’evento storico come una manifestazione attuale, reale e particolare. Se non si rende attuale nuovamente l’Auto-comunicazione di Dio nella nostra vita e se non condividiamo con gli altri la gioia dell’amore, cadiamo nella stessa mediocrità nella quale è caduto il popolo d’Israele, nascondendo sotto il letto quella Luce che invece dovrebbe illuminare tutta la casa, o tacendo quell’Annuncio che dovrebbe raggiungere i confini della terra.

Il presepe ci mostra come comunicare l’esperienza di Dio a coloro che non lo hanno ancora sperimentato. La nostra esperienza di Dio, che deriva dall’incontro con Lui, è una manifestazione gioiosa e ricca di speranza vissuta con coloro che si sono sentiti abbandonati, dimenticati.

L’ “Eccomi” di Gesù, contemplato e fatto proprio da San Michele ed ereditato da noi per mezzo del Carisma, non sia un luogo di rifugio pronunciato solo nei santuari o nelle grandi manifestazioni, ma sia un pellegrinaggio continuo del cuore al Cuore di Gesù, nello stile del “Campo Volante”. Cioè essere disponibili a vivere l’avventura del Vangelo, a cui siamo stati chiamati. Che l’opzione di un betharramita abbia sempre, come punto di riferimento, il mistero divino di Dio; che la sua presenza sia percepita alla luce della fede e che, per mezzo della Grazia, siamo in grado di vivere come uomini idonei, disponibili e capaci, nella volontà di Dio prolungando quell’ “Eccomi” del Verbo Incarnato.

Victor Torales scj

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