Un messaggio del Vescovo di Roma
I tre verbi del pastore
Qualche anno fa, all’ora dell’Angelus, papa Francesco faceva il ritratto del buon pastore... Più precisamente descriveva il suo atteggiamento in tre azioni, che ci piace ricordare in questo mese del Sacro Cuore, nostro Maestro.
Il Vangelo della domenica del 19 luglio 2015
(Marco 6, 30-34) :
« come pecore che non hanno pastore».
Il Vangelo di oggi ci dice che gli Apostoli, dopo l’esperienza della missione, sono tornati contenti ma anche stanchi. E Gesù, pieno di comprensione, vuole dare loro un po’ di sollievo; e allora li porta in disparte, in un luogo appartato perché possano riposare un po’ (cfr. Mc 6,31). «Molti però li videro partire e capirono… e li precedettero» (v. 32). E a questo punto l’evangelista ci offre un’immagine di Gesù di singolare intensità, “fotografando”, per così dire, i suoi occhi e cogliendo i sentimenti del suo cuore, e dice così l’evangelista: «Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose» (v. 34).
Riprendiamo i tre verbi di questo suggestivo fotogramma: vedere, avere compassione, insegnare. Li possiamo chiamare i verbi del Pastore. Vedere avere compassione, insegnare.
Il primo e il secondo, vedere e avere compassione, sono sempre associati nell’atteggiamento di Gesù: infatti il suo sguardo non è lo sguardo di un sociologo o di un fotoreporter, perché egli guarda sempre con “gli occhi del cuore”. Questi due verbi, vedere e avere compassione, configurano Gesù come Buon Pastore. Anche la sua compassione, non è solamente un sentimento umano, ma è la commozione del Messia in cui si è fatta carne la tenerezza di Dio. E da questa compassione nasce il desiderio di Gesù di nutrire la folla con il pane della sua Parola, cioè di insegnare la Parola di Dio alla gente. Gesù vede, Gesù ha compassione, Gesù ci insegna. È bello questo!
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