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Gustavo India
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14/10/2016

La Regola vissuta

Formazione permanente: un cammino di conversione

La Regola vissuta

I monaci dell’Ordine Benedettino fanno solo due voti: Stabilità e Conversione. Stabilità significa che saranno fedeli alla Regola di San Benedetto in un particolare monastero. Conversione vuol dire che non cesseranno mai di tendere alla santità, imparando dai loro errori o crescendo in sapienza. Per questo Conversione è la parola più adatta per descrivere il cammino Betharramita della formazione permanente.

Articolo 171. Questa formazione è necessaria durante tutta la vita. Ogni religioso è il primo responsabile della propria formazione. Essa consente di progredire nella vita spirituale, di affrontare i problemi personali e quelli del  nostro  tempo in una costante conversione al Vangelo. Favorisce il rinnovamento nelle attività apostoliche.

Sono ormai lontani i tempi in cui si pensava che la formazione terminasse con i voti perpetui. Tutta la storia della nostra vita è un racconto di formazione, di apprendimento dagli errori, di acquisizione della saggezza e della conoscenza e di approfondimento del nostro amore per il carisma di san Michele. I padri fondatori della nostra ex Vice-Provincia d’Inghilterra che tutti ricordiamo con tanto affetto… P. Jack Waddoups… P. Frank Dutton… P. Percy Collier… tutti si consideravano ‘in formazione’ fino al termine della loro vita.

Per i giovani religiosi negli anni che seguono immediatamente i voti perpetui, la formazione permanente è un periodo entusiasmante, con nuove competenze liturgiche da acquisire, nuovi ministeri da apprendere e nuove sfide missionarie da affrontare. Sono pieno di ammirazione per i nostri giovani fratelli in india e in Tailandia quando li vedo all’altezza delle sfide che li attendono impegnandosi tanta passione nei nuovi compiti loro affidati, spesso con una nuova lingua da imparare e una nuova cultura in cui immergersi. L’esempio dei giovani Tailandesi che sono andati per la missione in India, in Vietnam o in Europa, è stato fonte di ispirazione, come lo è stato l’esempio di giovani Indiani che sono andati per la missione in Vietnam, in Israele e in Europa. Essendo l’India un paese così vasto, andare nello stato dell’Assam con tutte le sue tribù e le sue lingue, è come avventurarsi in un altro paese. In ogni vicariato, i nuovi superiori hanno accettato il loro compito con generosità. Questo è già di per se stesso un tipo di formazione. Nel passato, quando le comunità erano molto grandi, solo circa il 20% dei religiosi diventavano Superiori. Oggi, con comunità molto più piccole, presto o tardi, circa l’80% di tutti i religiosi svolgeranno il servizio di Superiori di comunità.

Ai superiori bisogna riconoscere il merito di aver dato la priorità alla vita comunitaria nelle loro residenze, alla preghiera comunitaria, alla cassa comune, alla missione comune, alla condivisione delle esperienze. A livello di Vicariato ci sono incontri regolari di preghiera e di condivisione. In Tailandia si incontrano ogni due mesi a Chiang Mai. In India si incontrano quasi tutti i mesi a Shobhana Shaakha, e in Inghilterra 5 volte all’anno a Nympsfield.

In tutti i Vicariati, le Diocesi ci apprezzano per il lavoro che svolgiamo; spesso assumiamo missioni che i preti diocesani erano restii ad accettare. Ma abbiamo ancora un certo lavoro da compiere nel persuadere i vescovi a non frammentare le nostre comunità. Questa pressione può venire dalla decisione di un Vescovo di dividere in due parrocchie una missione Betharramita ben avviata, oppure da una direttiva diocesana che concede un salario solo a un solo sacerdote della comunità.

La nostra Regola di Vita ai §§ 171-175 incoraggia la formazione permanente e dà ai superiori e ai loro consigli un ruolo di supervisione perché tali direttive siano messe in atto. Nei tre vicariati ci sono programmi di formazione permanente nazionali o diocesani per preti e religiosi, e specialmente i nostri confratelli in Tailandia ne hanno tratto beneficio. La Chiesa in India, con il suo più grande numero di effettivi, offre un’ampia scelta di programmi, che attirano candidati da altri paesi. Ogni settimana, sul Tablet [settimanale cattolico britannico ndt] sono pubblicizzati Programmi di rinnovamento per religiosi nel Regno Unito, condotti dai Redentoristi… dai Gesuiti… dai Clarettiani e altri , e alcuni membri del nostro vicariato d’Inghilterra vi hanno partecipato lungo gli anni.

Per esperienza posso dire che nessuno affronta con entusiasmo un programma di formazione se non è avvertito come un bisogno. Un programma, per quanto ben strutturato, sarà una perdita di tempo se i partecipanti non lo sentono come una necessità. E allora, cosa fa sentire alle persone il bisogno della formazione permanente? Innanzitutto saremo aperti verso la formazione se viviamo una spiritualità della “forza nella debolezza”. Conosciamo tutti le parole di San Paolo “quando sono debole è allora che sono forte” (2 Cor 12,10); ma mettere questo in pratica nella vita di ogni giorno vuol dire andare contro la cultura dominante, che nei nostri tre vicariati enfatizza l’indipendenza e l’autosufficienza. Fortunatamente, anche se la cultura e il carattere ci fanno sentire autosufficienti, le nostre esperienze di vita ci insegnano presto tutta un’altra storia. Nel ministero ci rendiamo subito conto che, nonostante i bei voti ottenuti durante i corsi di teologia morale, non abbiamo tutte le risposte per le situazioni in cui vivono le persone. Inoltre impariamo subito che il ritmo di preghiera e di meditazione che in seminario trovavamo così facile, diventa più difficile mantenerlo nell’attività pastorale e che la nostra condizione spirituale può facilmente deteriorarsi. Dopo un po’ di tempo sentiamo il bisogno di uno studio più approfondito della sacra scrittura, di una più profonda comprensione delle dimensioni della crescita spirituale e di una più profonda comprensione delle persone. Tutti questi bisogni rappresentano per i religiosi uno stimolo a seguire corsi di sacra scrittura, di spiritualità, di liturgia e di Spiritualità Ignaziana.

Spesso non sono entusiasta quando i religiosi vogliono seguire corsi di Counseling psicologico, perché credo che il desiderio di trovare soluzioni per gli altri è spesso un modo per sfuggire ai propri conflitti interiori. Ma anche questo può avere un risvolto positivo, se il corso di Counseling in questione richiede un lavoro su se stessi. Ecco perché i corsi per Formatori a Bangalore sono così validi: richiedono ai formatori di raggiungere un alto livello di auto-coscienza. Papa Francesco a Cracovia la scorsa estate ha chiesto che prepariamo sacerdoti e religiosi in grado di fare discernimento e accompagnamento, non tanto per dare direttive alle persone quanto piuttosto per aiutarle a trovare il giusto cammino loro stessi. Questo è possibile soltanto con un’autocoscienza critica.

Nell’anno 2000, nel Vicariato d’Inghilterra abbiamo attraversato una profonda crisi di fiducia in noi stessi con la partenza del nostro ex Superiore Provinciale, un uomo molto amato e rispettato. Ma l’iniziale sentimento di disperazione è stato uno stimolo per noi a trovare un nuovo modo di condividere e di sostenerci l’un l’altro. Guidati da due religiose della Congregazione Selly Park, durante i nostri ritiri di Vicariato abbiamo messo a punto una modalità di condivisione che favorisse un aiuto reciproco trovando forza nella debolezza. La modalità di questa condivisione, imparata con molta fatica, è stata portata avanti e sviluppata per 15 anni e ha portato tanti altri frutti… lectio divina… meditazione ignaziana… condivisione sulle lettere di san Michele etc. Davvero Dio ci forma in modi misteriosi. Questo mi porta a un ultimo punto: non dovremmo mai ignorare la positività nascosta di una crisi, per cogliere l’opportunità di una crescita nello spirito. A volte è soltanto quando siamo disperati, dopo un lutto … un periodo di depressione … un innamoramento… la presa di coscienza di una dipendenza… un esaurimento nervoso… che ci apriamo per ricevere aiuto dagli altri e ci viene offerta una nuova opportunità per la formazione permanente. San Paolo la sapeva lunga in proposito. La sua supplica a Dio per risparmiargli il dolore (2 Corinti 12) quando era in una grande afflizione, ricevette una semplice promessa: “Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”. Gli errori umani sono momenti propizi per Dio. Se comprendiamo questo, saremo sempre disponibili per la formazione permanente, che è un cammino di conversione.

Austin Hughes scj
Superiore Regionale

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