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P Andrea Antonini
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14/05/2014

Gli 11 Vicariati della Congregazione

Il Vicariato del Paraguay

Le sue radici

La presenza betharramita in Paraguay fu favorita certamente dall’espulsione dei religiosi dalla Francia (1903), che mise a disposizione della nuova opera il personale necessario; ma è soprattutto frutto dell’instancabile volontà del vescovo di Asunción, monsignor Sinforiano Bogarín, deciso a istituire un collegio cattolico, il primo nel suo Paese. La scelta cadde sui padri baionensi di Buenos Aires. Dopo mille peripezie, il colégio San José fu aperto il 1º luglio 1904 con 15 alunni. La prima comunità era composta dai padri Jean-Baptiste Tounédou, Charles Sampay, Jean Lhoste, Alfred Bacqué e André Lousteau.
Per lungo tempo il collegio San José fu l’unica opera betharramita paraguaiana. In essa si distinsero eminenti professori, che dettero un impulso notevole allo sviluppo culturale del Paese. Si possono ricordare, tra i tanti, i padri Pierre Chenu e Eugène Suberbielle, superiori; p. Lucien Cestac, apostolo della devozione del Sacro Cuore e dell’Apostolato della Preghiera; p. Joseph Saubatte, conosciuto da tutti come Pai Sobà, che fu a lungo parroco del San José, fondatore della scuola San Miguel Garicoits; p. Miguel Rigual, fondatore nel 1951 del seminario minore della Congregazione in Paraguay, noto a tutti come Colégio Apostolico; p. César Alonso de las Heras, religioso eclettico e di vasta cultura, autore di una storia del collegio San José.
Nel 1933 la cappella del collegio viene eretta a parrocchia; nel 1977 viene aperta una nuova comunità fuori dalla capitale, a Ciudad del Este, dove la Congregazione si occupa dapprima di una parrocchia e poi, dal 1979, di un nuovo collegio. Le opere del Paraguay, fin dal 1947, hanno sempre fatto parte della Provincia del Rio de la Plata, assieme ad Argentina e Uruguay; nel 1977 il Paese diventa una delegazione provinciale e nel 1983 è eretta la vice provincia del Paraguay, assumendo così piena autonomia. Questo favorì lo sviluppo delle opere, quelle soprattutto di carattere formativo, con la fondazione delle case di formazione per i novizi e gli scolastici a Puente Remanso e a Lambaré. Contestualmente vengono istituite nuove parrocchie betharramite a San Joaquin e a La Colmena.
La Congregazione in Paraguay ha dato alla Chiesa due vescovi: monsignor Claudio Silvero Acosta, vescovo di Coronel Oviedo e attuale vescovo ausiliare di Encarnación; e monsignor Ignacio Gogorza Izaguirre, vescovo di Coronel Oviedo, di Ciudad del Este e attuale vescovo di Encarnación.
La nuova suddivisione amministrativa della Congregazione ha portato all’erezione della Regione Padre Augusto Etchécopar, di cui fa parte il vicariato del Paraguay, assieme a quelli del Brasile e dell’Argentina-Uruguay.

Roberto Cornara

 

 

Il suo Presente e il suo Futuro con P. Javier Irala scj, vicario regionale

 

Bétharram paraguaiano può certamente considerarsi benedetto. Abbiamo festeggiato i 110 anni di quell’”Eccomi!” pronunciato dai Padri Sampay e Lhoste, i primi due Betharramiti che il 21 febbraio 1904 si stabilirono in terra Guaranì.
Circa 5 anni prima, Mons. Bogarín, certamente uno dei Pastori di maggior prestigio che abbia avuto la Chiesa Paraguaiana, durante la sua visita ad limina aveva presentato una angosciante richiesta a Sua Santità Leone XIII: chiedeva che in terra paraguayana fosse aperta una scuola cattolica “Perché i giovani del mio paese si stanno perdendo”. La Volontà di Dio ha voluto che fossero i religiosi Betharramiti a raccogliere questa grande sfida, pur avendo poco personale e in tempi molto difficili per la Francia... gli anni dell’esilio.
Oggi, guardando il vasto campo di apostolato che ci viene chiesto di assumere, forse dovremmo dire che siamo troppo pochi per una messe così abbondante. Siamo in 19 religiosi ma alcuni hanno problemi di salute, altri ancora sono avanti negli anni; stiamo cercando di compiere la missione affidataci in 5 collegi importanti (con circa 6000 alunni) e in 5 parrocchie, tre di esse sono situate in zone rurali e due in zone urbane, tutte con un notevole ed esigente sviluppo pastorale; abbiamo anche una casa di formazione.
È questa la principale fonte di benedizioni, oggi come 110 anni fa: la nostra responsabilità principale è quella di ripetere l’Ecce Venio con lo stesso dinamismo del Verbo Incarnato, al resto ci pensa il Padrone della messe... e, certamente, anche pregare e fare animazione affinché ci siano più lavoratori che collaborino in questa bella vigna.
La missione educativa è stata ed è il ministero principale che la Congregazione e la stessa Chiesa ci affida. La società ha una grande considerazione per il nostro lavoro nei collegi, sia perché dalle sue aule, per molti anni, sono usciti nomi famosi, sia anche per lo stile di formazione che ci ha sempre caratterizzato: formare un buon cattolico e un buon servitore della patria. Questa sembra essere la spiegazione che giustifica la continua crescita delle nostre opere, anche se stiamo attraversando tempi non facili, tempi in cui diversi altri collegi privati hanno chiuso i battenti o hanno visto drasticamente diminuire le presenze. Godiamo di buona salute, abbiamo un buon livello accademico, un corpo docente qualificato e sufficientemente aperto alla spiritualità betharramita, i collegi sono totalmente autonomi ed hanno interessanti fondi di garanzia. Nei nostri collegi, poi, è nata la vocazione di alcuni giovani sacerdoti betharramiti che sono stati ordinati recentemente. La Chiesa ci chiede di non abbandonare questo campo di apostolato così fecondo.
Ci hanno aiutato molto, negli ultimi anni, i preziosi contributi offerti dal Superiore Generale, che ha orientato l’educazione betharramita nella direzione della preoccupazione stessa di San Michele. Il Giubileo del 150° anniversario della sua Pasqua lo celebreremo, nei Collegi, il 12 maggio, nell’imponente stadio León Coundou. Ci sarà una sfilata lungo l’Avenida España, seguita da una Messa solenne, in cui si prevede la partecipazione di circa 3.000 persone: studenti, docenti e personale delle cinque istituzioni.
Cosa ci prepara il futuro nel campo dell’educazione? Guardando il Paraguay, secondo le statistiche del paese più giovane dell’America del Sud, con il 70% della popolazione sotto i 30 anni, possiamo supporre che ci sarà ancora la possibilità di svolgere il ministero nei collegi per lungo tempo. Le scuole pubbliche non riescono a soddisfare una tale necessità di studio e di formazione e certamente aumenterà la richiesta nei Collegi privati... La capacità di occupare questo spazio dipende certamente da una Chiesa aperta ai segni dei tempi...
Da parte nostra constatiamo la necessità di formare molti giovani religiosi a questa missione, che continua ad essere impegnativa, forse anche più di 110 anni fa: i giovani del nostro Paese si stanno perdendo, diceva Mons. Bogarín. Anche noi, vedendo tanta diffusione di alcool, di droga e di delinquenza nel mondo giovanile, facciamo la stessa considerazione…
Da qualche tempo la Congregazione chiede che concentriamo le nostre forze nella direzione e nell’accompagnamento pastorale della comunità educativa, delegando ai laici la direzione accademica e amministrativa. Questa decisione ha certamente rafforzato la cooperazione tra i religiosi e i laici. I genitori riconoscono anche che questa decisione ha contribuito a migliorare in modo significativo l’accompagnamento spirituale dei ragazzi e dei giovani: il campo è aperto, la terra è fertile, c’è bisogno di agricoltori che abbiano lo stesso Cuore di Cristo.
Un’altra missione importante che la Chiesa ci affida è la pastorale parrocchiale. Negli anni scorsi i religiosi, per diverse settimane, andavano nell’interno del Paese per svolgere la missione oppure aiutavano parrocchie vicine che avevano una inadeguata cura pastorale. A poco a poco, su richiesta dei Vescovi, abbiamo iniziato ad assumere la cura pastorale delle parrocchie. Come ho detto, ci prendiamo cura di tre zone rurali e di due zone urbane oltre alle 3 chiese che sono annesse ai collegi.
Il lavoro pastorale nella parrocchia è molto importante per diverse ragioni. In genere, ogni parrocchia è divisa in cappelle o comunità e ciascuna ha una propria organizzazione, come la catechesi e i vari servizi pastorali. Questo rende possibile la formazione di numerosi laici e la loro collaborazione a stretto contatto con i sacerdoti. Il parroco, visitando regolarmente ogni comunità, riesce ad avere uno stretto contatto con praticamente tutte le famiglie della vasta zona parrocchiale. Solitamente la partecipazione dei fedeli è abbastanza numerosa, vivace e giovanile. Ciò spiega, in parte, perché la Chiesa, nel nostro Paese, è considerata come l’organizzazione che esercita la maggiore influenza sociale e, naturalmente, morale.
Un gran numero di candidati al sacerdozio e alla vita religiosa proviene dalle Parrocchie. Questo può essere considerata un’altra benedizione: le vocazioni non mancano, sia maschili che femminili. Una buona pastorale vocazionale ottiene sempre abbondanti risposte. La difficoltà consiste in una formazione adeguata, che abbia presente la situazione personale di ciascun candidato e che possa assicurare una maggiore perseveranza nelle responsabilità assunte.
C’è un futuro per questo tipo di ministero? Certamente sì, i Vescovi continueranno a chiedere, ci sono ancora molte aree svantaggiate, sia rurali che suburbane. Il rischio, sempre nascosto, è che il religioso si confonda praticamente con il sacerdote diocesano, soprattutto quando non riesce a vivere una vita comunitaria... Tenendo presente anche che, nelle parrocchie, la gente comune non fa differenza tra sacerdote religioso e sacerdote diocesano.

Quali altre sfide o campi di missione si profilano al nostro Vicariato?
Nei nostri incontri e assemblee spesso discutiamo sulla necessità di rispondere ad alcune delle molteplici urgenze sociali della popolazione. Il Paraguay ha ancora il 40% della popolazione nella fascia della povertà e certamente sono numerose le “nuove povertà”: contadini senza terra; persone senza casa; aumentano le dipendenze da alcool e droga, aumenta la criminalità, ecc.. Spesso ci chiediamo se non siamo in grado di offrire più risposte, di destinare più risorse, più ambienti, più persone, affinché a queste “periferie esistenziali” sia data una risposta. A Ciudad del Este P. Fulgencio ha avviato un interessante progetto di cura-prevenzione del mondo della droga. Si è costituita una associazione di volontari, chiamati PAPETRA (Pastorale, prevenzione, trattamento delle tossicodipendenze). Dare più risposte ai fratelli più bisognosi: questa sarà sicuramente una delle priorità nel prossimo futuro del nostro Vicariato.

 

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