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Gustavo India
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11/05/2012

Presentazione dell'Anno Giubilare 2013 / 2014

Ad un anno da oggi, il 14 maggio 2013, celebreremo i 150 anni dalla morte di San Michele Garicoïts.

P. Gaspar Fernandez Perez scj

Roma, 14 maggio 2012

 

Carissimi padri e fratelli,

ad un anno da oggi, il 14 maggio 2013, celebreremo i 150 anni dalla morte di San Michele Garicoïts. Come da richiesta del capitolo generale, abbiamo deciso con il Consiglio di Congregazione di celebrare questo momento così importante della vita del nostro Padre San Michele durante un intero Anno Giubilare, che si concluderà il 14 maggio 2014.
Al momento della morte, San Michele viveva nel suo cuore una lotta. E quale lotta! L’incomprensione del vescovo di Bayonne Mons. Lacroix per il dono del carisma che lo Spirito aveva fatto a San Michele e, come conseguenza, il diverso modo di considerare la Società del Sacro Cuore di Gesù.
Da persona pratica che conosceva la sua diocesi, il vescovo vedeva nel progetto associativo di San Michele un’iniziativa che rispondeva molto bene alle necessità pastorali della diocesi stessa. Desiderava pertanto che lo si organizzasse come una società di vita apostolica. D’altra parte Mons. Lacroix non aveva l’autorità di costituire una Congregazione, cosa che competeva soltanto al Papa. Perché allora crearsi complicazioni con “una santa illusione”?
San Michele invece era un mistico. A seguito di un profondo e serio discernimento, aveva compreso che lo Spirito Santo gli aveva elargito un nuovo carisma e che questo, come ben testimonia Padre Etchécopar, era ben lungi dall’essere un’illusione. Questo nuovo carisma consisteva nel manifestare e riprodurre l’umiltà e l’ubbidienza di Gesù ed implicava quindi, in coloro che volevano viverlo, l’esigenza di consacrare la loro vita al Signore per mezzo dei voti, vivendo in comunità, sotto l’autorità di un superiore e dedicandosi a procurare agli altri la stessa felicità.
Il contrasto tra queste due differenti visioni aveva come conseguenza che all’interno della comunità si trovassero persone che avevano scelto due diverse opzioni: certi membri avevano emesso i voti ed altri no, taluni conservavano la gestione dei loro averi alla quale altri avevano invece rinunciato. Questa difformità di situazioni in seno alla comunità generava molta confusione, contribuendo in modo sensibile all’abbandono da parte di vari membri.
San Michele riteneva che in queste condizioni, non si stesse realizzando ciò che il Signore aveva rivelato e desiderato. Il peggio era che tutto quanto era stato da lui avviato con entusiasmo per rispondere all’appello del Signore ed essergli fedele, si disintegrava, crollava e si disfaceva. Malgrado questo strepitoso insuccesso, San Michele non si scontrò col vescovo, mostrandosi ubbidiente in tutto quello che riguardava la Congregazione. Morì come un buon prete diocesano, con la consapevolezza che la società che aveva fondato si avviava a scomparire. Tutta questa realtà tuttavia nascondeva un mistero: la configurazione a Cristo che si è fatto ubbidiente fino alla morte e alla morte sulla croce. Anche a lui, dall’alto della croce, l’intera sua vita e la sua missione sono forse apparse come un fallimento, ma in lui restò ferma la convinzione che il Padre era fedele alle sue promesse e pertanto fece sempre quello che il Padre voleva. Come Gesù, anche il nostro Padre San Michele è rimasto ubbidiente fino alla morte, alla morte sulla croce: morì sulla croce dell’ubbidienza. È quello che succede agli amici di Dio. Il Signore chiese ad Abramo di sacrificargli il figlio che aveva ricevuto da Lui, il figlio della promessa. Mosè morì riuscendo a vedere la Terra Promessa, dove Dio gli aveva chiesto di condurre il suo popolo, soltanto dalla cima del Monte Nebo. E poi Elia… ecc. .
Il Signore ha concesso la grazia e la gioia del carisma betharramita a San Michele Garicoïts: conoscere, amare, imitare, manifestare ed annunciare Gesù annientato ed ubbidiente, e condividere questa felicità con il prossimo. Per essere un testimone credibile di tutto ciò, fu messo alla prova fino ai limiti estremi. Doveva dimostrare che il suo discorso su Gesù annientato ed ubbidiente non era semplicemente un’ideologia, ma era uno stile di vita. Doveva essere disposto a rinunciare a tutti i suoi progetti, a vederli fallire – malgrado il male che questo gli faceva – affinché il progetto di salvezza del Dio-Amore potesse realizzarsi in lui e negli altri. V’era forse qualcosa che San Michele amasse più della Congregazione? Occorreva che egli rendesse manifesto che non si trattava della sua Congregazione ma, prima di tutto, di quella del Sacro Cuore di Gesù, il solo che potesse farla vivere. A tal fine doveva mostrare di essere pronto a vedere l’annientamento della Congregazione, così come Abramo era pronto a sacrificare il figlio Isacco, il figlio della promessa.
Aveva il sentore, e la stoffa, del santo. L’esperienza del Dio-Amore che diede alla sua vita un nuovo orientamento quando aveva 30-35 anni, gli permise di penetrare il mistero di Dio e lo convinse che il Cuore di Gesù, che concepì e diede forma alla Congregazione, era il solo per cui valesse la pena. Senza di esso la Congregazione non sarebbe stata né sarebbe valsa alcunché. Non era la Congregazione di Padre Garicoïts, bensì quella del Sacro Cuore di Gesù. Come Abramo…come Gesù che ha imparato ad amare di più il Padre della missione che la missione del Padre, del quale si considera l’inviato, il missionario. Come Gesù quando disse: «non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu» (Mc 14, 36), così San Michele Garicoïts, non fa affidamento sulla sua volontà né su quella del Vescovo, non agisce mai per impulso proprio ma solamente attraverso lo Spirito Santo, costantemente fedele ai comandamenti di Dio, per soffrire e fare tutto ciò che Dio volesse da lui (Manifesto).
E San Michele s’è arrischiato. Perché la fede chiama sempre il rischio. È bello correre il rischio di saltare nel vuoto, con la fiducia che mani amorose mi accoglieranno senza che io mi perda o mi schianti al suolo. «Perché chi vuol salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà» (Mt 16, 25). San Michele ha accettato il rischio che il suo progetto di Congregazione, ispirato dallo Spirito Santo, fallisse. Non si è ritenuto indispensabile, sicuro solamente che, se avesse voluto veramente la Congregazione, questo Dio che aveva ispirato il progetto – il Sacro Cuore di Gesù – aveva anche il potere di conservarla. Siamo oggi testimoni di questo miracolo.
Credo che dobbiamo approfittare della celebrazione di questi 150 anni dalla morte del nostro amato Padre fondatore, San Michele Garicoïts, per riappropriarci di quanto lui stesso e la nostra regola di vita ci ricordano: “Ciò che ci deve caratterizzare è lo spirito di ubbidienza…Se l’ubbidienza manca, manca la ragion d’essere”(RdV 60). L’ubbidienza fino alla morte sulla croce di Gesù e di San Michele, l’ubbidienza di quei discepoli che – come il loro Maestro – confidano più nella Persona del Dio-Amore, rivelataci da Gesù e poi da San Michele, che non nei nostri meschini progetti, i quali spesso rappresentano un ostacolo per rispondere con un poco di amore a Colui che ci ha amati per primo. Questo ci renderà più autentici nella nostra vocazione e più credibili nella nostra missione, perché saremo allora testimoni gioiosi del Dio-Amore che ci ama con il Sacro Cuore del suo diletto Figlio, Gesù.
Il tema che abbiamo scelto per questa celebrazione è: Dal cuore di Gesù al Cuore del Mondo. Padre Enrico Frigerio, Vicario generale, è responsabile per il coordinamento dei tre Superiori regionali e dell’organizzazione di queste festività. Il progetto è che tutte le regioni creino una commissione per animare il giubileo nelle comunità di ogni Vicariato.
Dissetandoci alla fonte del nostro Fondatore, chiediamo al Sacro Cuore che ha concepito e plasmato la nostra famiglia religiosa la grazia di un rinnovamento spirituale, per ogni religioso di ciascuna comunità betharramita, nonché quella di nuove vocazioni che possano vivere il dono prezioso del carisma che ci è stato dato per mezzo di San Michele.
I miei migliori auguri a tutti i betharramiti religiosi e laici, giovani e adulti, uomini e donne, per questa festa del nostro Padre San Michele Garicoïts.

Gaspar Fernández Pérez, scj

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