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12/03/2015

La Regola vissuta

Per essere semplicemente un buon pastore

La Regola vissuta

Prima parrocchia betharramita in Inghilterra, fondata nel 1909, Droitwich vive attualmente un «revival» grazie alla presenza da circa un anno di quattro religiosi e grazie alla disponibilità del Vicariato dell’India a inviare un suo religioso. Da Bangalore, P. Vincent Masilamani scj è venuto a custodire il gregge del Worcestershire. Come, a partire dalla Regola di Vita, vede il suo servizio?

Articolo 122. Alla richiesta dei Vescovi, noi, Religiosi del Sacro Cuore di Gesù, possiamo assumere la conduzione di una parrocchia o assicurarne i servizi. Nel servizio parrocchiale, ci impegniamo a «condividere con gli altri la gioia» che ci abita. Viviamo in comunità nella semplicità, nella disponibilità verso tutti, con una cura particolare per i più indigenti.


Faccio parte della famiglia betharramita da 15 anni. In questi anni, ho svolto vari ministeri in culture diverse. Il ministero o il lavoro pastorale tra i bambini di strada, vittime di violenza e privi di aiuto, come pecore senza pastore lungo le strade di Bangalore, è stato per me appagante e ha portato frutto. In quel tempo ero novizio e quel ministero mi ha aiutato a riconoscere la voce dello Spirito e a conoscere in profondità l’amore costante per la chiamata di Dio.

Ora, come prete, da due anni svolgo il ministero pastorale in parrocchia. In questo periodo, ho compreso che la parrocchia è una famiglia, una cellula vivente della famiglia di Dio. In generale, si può dire che la parrocchia è l’ambito in cui fare esperienza della propria appartenenza alla Chiesa. Ogni attività di ministero porta con sé la gioia di dare frutto, ma racchiude anche una serie di sfide.

Agendo in Persona Christi, siamo chiamati a costruire una comunità animata da una fede profonda. È lì che incontriamo Gesù, vivente nelle Scritture, nei Sacramenti, nella preghiera della comunità. In questo ministero siamo chiamati a essere una comunità di fede e di testimonianza.

Dettaglio di un mosaico (XX secolo) nella chiesa di Droitwich

Il cuore della fede è Dio che tocca le nostre esistenze attraverso segni e gesti legati alla nostra umanità. Usiamo segni e simboli per far conoscere agli altri la nostra identità interiore. Di tutti i segni, i Sacramenti sono i più ricchi e i più profondi. La nostra fede ci dice che Gesù è presente nei Sacramenti.

La celebrazione dei Sacramenti è al cuore del ministero sacerdotale. È grazie ai Sacramenti che il Signore tocca la nostra vita. In Parrocchia, la celebrazione dei Sacramenti costituisce un momento chiave nella mia vita: la celebrazione dell’Eucaristia quotidiana nella chiesa parrocchiale, come pure le Messe per varie occasioni nella scuola, nelle case di riposo, in casa di persone malate. Con semplicità, la nostra comunità si rende disponibile a tutte le persone nel ministero, come dice la nostra Regola di Vita, “per procurare agli altri la stessa gioia”. Sono pienamente in sintonia con San Paolo quando dice: “Non vivo più io, ma Cristo vive in me “ (Gal 2,20)

Per concludere, desidero ricordare le parole del Card. Bergoglio, che sempre valorizza il mio ministero e la mia vocazione: “Un cuore sacerdotale forte è in grado di sussultare di gioia quando contempla, per esempio, i catechisti che insegnano il catechismo ai bambini, o quando vede il gruppo giovanile che esce la notte per prendersi cura di quelli che sono senza dimora.
Un cuore sacerdotale è forte, se ha la capacità di gioire davanti al ritorno del figliol prodigo, quando attende con pazienza nel confessionale.
Un cuore sacerdotale è forte, se lascia che la sua gioia sia nutrita dalla parola di Gesù che, invisibile, cammina con noi, proprio come sulla strada verso Emmaus
”.

Vincent Masilamani scj


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