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Gustavo India
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14/02/2014

Vita della Congregazione (3) Consiglio di Congregazione

Tre “continenti” betharramiti ricevuti calorosamente dal Papa Francesco all’udienza del ... 2014

L’incontro del Consiglio di Congregazione con la presenza dei Vicari Regionali, tenutosi a Roma tra il 19 e il 25 gennaio 2014, è stata una bella esperienza di fraternità, comunione e partecipazione.

Abbiamo preso in considerazione le conclusioni dell’ultimo Capitolo generale di Betlemme del 2011. Abbiamo constatato, con gioia, che il cammino di regionalizzazione sta procedendo, che i Superiori regionali e i loro vicari stanno trovando uno stile complementare per realizzare il servizio dell’autorità. La celebrazione del Giubileo dei 150 anni dalla morte di san Michele Garicoits sta imprimendo un nuovo impulso ad alcuni vicariati ed è stato l’occasione per far conoscere meglio la Congregazione.

I Consigli regionali stanno trovando uno stile di lavoro collegiale; alcuni Consigli di vicariato trovano difficile limitarsi al loro ruolo di riflessione e discernimento che prepari le decisioni che saranno poi prese dal Consiglio regionale. Ci sono molte resistenze nell’accettare le proposte di formazione permanente. La pastorale vocazionale è molto attiva in alcune realtà; in altre, questo tipo di attività è quasi nulla e questo ci preoccupa.

Anche se non siamo ancora arrivati a conoscere lo stato economico-finanziario di tutte le realtà della Congregazione, ci rallegra constatare due gesti di economia di comunione: in primo luogo la costituzione della Cassa della formazione con la collaborazione di tutti; inoltre, la solidarietà espressa per la costruzione di una casa di accoglienza per il Vicariato della Costa d’Avorio: per la realizzazione di questo progetto, partecipano con il Consiglio generale, sei Vicariati e la Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli. Se solo due vicariati fossero stati coinvolti, lo sforzo sarebbe risultato più pesante.

Per continuare a realizzare gli orientamenti del Capitolo generale nei prossimi tre anni, desideriamo esprimere il servizio verso i nostri confratelli con le seguenti proposte:

Sostenere la conversione pastorale chiesta dal Papa Francesco per dare un nuovo impulso missionario alle nostre comunità. Tale conversione pastorale ci chiede di passare da una situazione comoda e statica nella quale si insinuano i difetti sottili della mondanità, a un dinamismo missionario che prenda sul serio i valori evangelici dell’umiltà, dell’allegria, dell’accoglienza cordiale, dell’incontro, della tenerezza, della misericordia e della comunione.

Dobbiamo tenere un orecchio rivolto al popolo (EG 154 e 155) e l’altro al Vangelo, come dice il Papa Francesco. Questo richiede da parte nostra la pratica periodica del discernimento, come parte del nostro stile di vita (RdV 19). L’unica realtà che non può essere cambiata è la persona di Gesù, il Vangelo. Tutto il resto, ministeri, opere, proprietà, forme di vita, possono continuare ad essere come sono oppure essere cambiate alla luce del Vangelo.

L’importante è prendere decisioni e fare progetti che esprimano la nostra conversione: la nostra identità e appartenenza, la nostra fedeltà al Vangelo a partire dal carisma e la coerenza della nostra vita, perché questa risulti significativa. Decisioni e progetti che ci riscatteranno dalla nostra autoreferenzialità e ci apriranno alle necessità degli altri e manterranno sempre viva in noi la disponibilità missionaria.

Senza cadere nel culto della lettera, dobbiamo valorizzare la RdV rinnovata, nella preghiera personale e comunitaria, nella riflessione comunitaria, a livello di vicariato e di regione, nel discernimento sopra ricordato, in modo che diventi un elemento per la revisione e un punto di riferimento per il nostro stile di vita. La RdV esprime con molta chiarezza il nostro carisma: spiritualità e missione; non possiamo limitarci a utilizzarla per risolvere controversie a livello canonico.

Un compito fondamentale del nostro servizio dell’autorità è l’accompagnamento dei religiosi, delle comunità, della spiritualità espressa nella RdV, del modo di realizzare la missione e della internazionalità perché generi vita.

In quanto superiori e vicari dobbiamo continuare a insistere come servitori dei nostri fratelli sul valore della comunità, come chiedeva l’ultimo Capitolo generale. Sentiamo che c’è molto da fare in questo senso. Molti nostri fratelli non danno alla vita fraterna in comunità lo stesso valore che attribuiscono all’impegno pastorale. Bisognerebbe suscitare una riflessione sulle cause di questa situazione visto che la fraternità evangelica è essenziale al nostro stile di vita.

Sappiamo che una comunità è un’istituzione molto debole come lo è una famiglia. Per questo siamo chiamati ad accompagnare le comunità perché siano fedeli al loro progetto comunitario e apostolico. Dobbiamo accompagnare anche le comunità perché siano sempre “case di comunione” e luoghi di discernimento perché la missione si rinnovi e non diventi un affare privato del religioso.

Desideriamo accompagnare le comunità perché siano aperte ad accogliere i laici, condividere il carisma e collaborare con loro nella missione; inoltre perché accolgano i giovani in ricerca vocazionale, avendo il coraggio di proporre il nostro carisma con l’esempio e la parola. Una congregazione, come il cristianesimo, non cresce per proselitismo ma “per attrazione”. Questo esige dai religiosi e dalle comunità che vivano in un atteggiamento di formazione permanente per non allontanarsi dalla loro vocazione.

Tutto questo sarà possibile solo se tutti noi religiosi del Sacro Cuore di Gesù siamo docili all’azione dello Spirito Santo, il Maestro interiore, che ha l’abitudine di imprimere nei nostri cuori la legge dell’amore e dell’obbedienza, secondo l’esperienza del nostro Padre San Michele Garicoits (DS 45-46).

Gaspar Fernández Pérez, scj

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